«L’obiettivo è quello di far tornare Spoleto la città delle arti visive». Questa la sfida lanciata da Gianluca Marziani, neodirettore di palazzo Collicola, durante la presentazione della nuova articolazione del museo spoletino. I presupposti ci sono tutti per la struttura che ha inaugurato il 26 giugno. Da Galleria civica d’arte moderna a palazzo Collicola arti visive-museo Carandente, un primo formale, quanto significativo, cambiamento. «Per me era essenziale – dice Marziani – fare un omaggio al grande Giovanni Carandente, padre della collezione e della biblioteca, entrambe di inestimabile valore artistico, donate al palazzo e alla città di Spoleto prima della sua morte. Allo stesso tempo era fondamentale eliminare la dicitura Galleria civica, laddove la fonesi e la dialettica non possono non rilevare, in un luogo dove si vuole parlare di contemporaneità. Un museo deve far spiccare la sede e, dunque, il nome di palazzo Collicola, arti visive, sta a indicare una progettualità non statica che verterà su più piattaforme artistiche: dalla moda alla musica, al design, persino allo sport, se ci riesco. Sto coinvolgendo designer come Denis Santachiara, Giulio Iacchetti, Marco Ferreri, per la moda Fabio Quaranta e Riccardo Tisci, per la musica Tristan Perich e da Foligno i giovani talenti dell’elettronica della rassegna “Dancity”».
Marziani, la regione e la provincia hanno stanziato dei fondi per il restauro e per la riapertura?
«Il progetto è a esclusivo carico del comune di Spoleto, il budget è esiguo, ed è rimasto quello stanziato precedentemente al mio arrivo. Per il restauro, invece, sono stati adoperati i fondi dati per il terremoto del 1997. Puntiamo molto sul “found raising” per il raggiungimento dei finanziamenti delle iniziative future».
La squadra che l’ha eletto e con cui oggi si trova a lavorare a pieno ritmo per l’apertura da chi è composta?
«Sono stato chiamato alla direzione artistica del museo da Vincenzo Cerami, assessore alla Cultura del comune di Spoleto. A palazzo Collicola ho trovato l’efficiente staff tecnico del museo, inoltre vengo aiutato dal personale del comune e dal sindaco Daniele Benedetti. Per il futuro vorrei circondarmi di un gruppo di curatori, con cui poter progettare un percorso che garantisca la massima continuità agli eventi artistici».
Un romano che porta cultura nella chiusa cerchia della “Spoleto del festival”, come si relaziona alle realtà preesistenti al suo arrivo?
«Io arrivo in punta di piedi, bussando alla porta e chiedendo permesso. Cercherò di gestire nel miglior modo possibile questa “casa” che mi è stata affidata – palazzo Collicola – nella speranza che faccia parte di un “condominio” dialettico (la città). Vorrei fare in modo che i visitatori scoprano il palazzo, almeno tutti gli under quaranta, così come spero di farlo amare dai giovanissimi, organizzando dei laboratori per le scuole. Inoltre, conto di potenziare e digitalizzare il patrimonio della biblioteca, tra le più importanti in Italia per l’arte moderna e contemporanea. Il museo deve essere qualcosa di vivo; più ci sarà movimento di persone, giovani, interessi e iniziative, più si respirerà quell’aria, ultimamente svanita, che un tempo caratterizzava la città».
Delineando il progetto così come lo ha ideato per rinnovare e potenziare la struttura, cosa ha trovato e da cosa è partito?
«Sono partito dalla collezione Carandente, ma ho cercato di far quadrare tutto in un nuovo modello di progettazione museale, all’insegna di una nuova energia: un cortocircuito artistico che promette creatività, riflessione morale e dinamismo visivo. Il cambiamento può impattarsi sul passato, anzi forse deve farlo, ma non sfuggirvi; la raccolta, infatti, è la memoria di ciò che è stato. Mi sono mosso su fondamenta solide, lungo radici mai statiche che parlano dell’arte italiana nella seconda metà del ‘900, di scultori ormai leggendari, ma anche di artisti territoriali che hanno alimentato la coscienza culturale di Spoleto. Questa è la mia visione del patrimonio che Carandente ha costruito con dedizione, documentando le vicende artistiche spoletine, i grandi sogni progettuali come Sculture nella città, gli appuntamenti fissi, il premio Spoleto, festival dei due mondi, l’associazione Gruppo di Spoleto. Era necessario ripartire da qui. Su tali basi, convinto che una collezione contemporanea segua lo spirito del presente, si doveva plasmarne l’assetto espositivo, creando allestimenti nuovi, lasciando maggior respiro tra le opere, invitando il pubblico a un’empatia, a un viaggio, a una narrazione tematica tra memoria e futuro».
Cosa troveremo in nome di questo grande rinnovamento?
«La collezione di palazzo Collicola sarà un patrimonio fluido che si muoverà nel tempo. Manterrà alcuni pilastri attorno ai quali ci saranno stanze dalla natura mutante, con il compito di invitare il pubblico a riscoprire le nuove assonanze tra opere; altre ancora, dove confrontarsi con la natura, mai statica, di una collezione contemporanea, che darà luce a molte opere che giacevano nei magazzini. La speranza è lavorare dentro e fuori il museo. Il satellite Collicola è una mia ideazione spazio-temporale, è quel luogo altro, o quei luoghi altri, rispetto al palazzo in quanto tale, che si presteranno a ospitare opere e installazioni».
Il cubo: un logo, una ricerca, il progetto.
«Il rinnovato museo necessitava di un logo. Sono partito dal cubo, come motivo ispiratore, pensando alla mobilità di forme e combinazioni di quello di Rubik. Dopo un’indagine sulle dominanti cromatiche della pittura umbra dal ‘500 in poi, ho estratto le quattro tonalità più ricorrenti, che mi hanno istintivamente ricondotto ai quattro elementi a cui apparteniamo. Così il cubo nella sua solidità e possenza è simbolo del palazzo, come fisicamente percepibile, ma nella sua poliedricità, diviene metafora del contemporaneo. Un lato fisso, ricorda il museo, le combinazioni infinite tra i lati, sono l’arte in divenire. Sulla scia degli elementi naturali sono nati i quattro percorsi tematici: Acqua, la fluidità della collezione tra memoria e presente; Terra, la solidità del progetto espositivo, tra nuovi innesti e mostre temporanee; Fuoco, le fiamme mobili della comunicazione linguistica, dunque le aperture alla musica, moda, design; Aria, il flusso creativo dentro e oltre la città, il “satellite Collicola” come luogo accessorio».
Passando alle note dolenti, la scarsa affluenza fino a oggi con una media di un visitatore al giorno. Quali le prospettive per il futuro?
«Rispondo con le parole di Vincenzo Cerami: “Se facciamo due spettatori al giorno abbiamo già vinto”. L’obiettivo chiaramente non sono gli incassi dei biglietti d’ingresso, puntiamo a un migliaio di visite annuali. Mi impegnerò a dar vita ad almeno tre appuntamenti di rilievo durante l’anno, che attirino pubblico non solo dall’Umbria, contornati da un calendario di eventi mensili all’insegna della continuità».
Il sogno che vorrebbe realizzare in questa sua nuova carica?
«Rimettere in piedi, entro la fine del mio terzo anno di direzione, il grande progetto “Sculture nella città” che rese Spoleto immortale al mondo».
LA SEDE
Il museo, abitato da pontefici, è oggi regno del contemporaneo
Palazzo Collicola è situato nel centro storico di Spoleto, l’imponente e sobria struttura, fu costruita fra il 1717 e il 1730 sul progetto dell’architetto romano Sebastiano Cipriani. Abitato dai nobili Collicola fino all’estinzione della famiglia, il sontuoso edificio ebbe ospiti illustri, quali Carlo di Borbone (1734), papa Pio VI (1782) e Carlo Emanuele IV (1801). Nel 1932 l’edificio fu acquistato dal comune e ha ospitato per anni la galleria Civica d’arte moderna. Nel 2006, il critico Giovanni Carandente, donò al palazzo la sua biblioteca, a oggi una delle più ricche in Italia per le arti contemporanee: più di 30mila volumi. Inoltre, Carandente lasciò la sua immensa collezione al museo, che oggi porta il suo nome. Palazzo Collicola arti visive-museo Carandente, via Loreto Vittori 11, Spoleto (Perugia). Info: 074346434; www.palazzocollicola.com.
LE MOSTRE
Per il restyling del museo di Spoleto un ciclo continuo di esposizioni incentrate sui quattro elementi naturali
Il ciclo espositivo che caratterizzerà palazzo Collicola negli anni futuri, consterà di una serie di mostre incastonate in quattro percorsi tematici legati agli elementi naturali. La sezione Acqua, la fluidità di un patrimonio tra memoria e presente, è incentrata sulla ricca collezione Carandente (Carla Accardi, Franco Angeli, Alberto Burri, Alexander Calder, Giuseppe Capogrossi, Lynn Chadwick e molti altri), in continua evoluzione e mutazione a livello di allestimento. Per la sezione Terra, la natura solida del progetto espositivo, viene presentata “Pop surrealism”, la prima mostra italiana dedicata al movimento pittorico californiano. Sempre per la sezione Terra, è prevista un’alternanza di collezioni private contemporanee, che si inseriranno, provocando un certo “conflitto generazionale”, nella cornice antica del piano nobile, tra quadrerie e mobili dell’epoca; per l’inaugurazione sarà esposta la collezione Sciarretta. Tristan Perich è, invece, il protagonista della sezione Fuoco, le fiamme mobili della combinazione linguistica, il giovane artista visuale del suono presenta “1-Bit music”, un’installazione minimale-geometrica-sonora. A completare il cerchio, la sezione Aria, il flusso creativo dentro e oltre la città, dedicata alle esposizioni extra-museo, propone i due noti street artist Sten & Lex, che ricopriranno tramite “stencil-poster” alcuni muri esterni del museo. Infine, sulla piazza del palazzo, Raul Gabriel, con “Gud bike”, un’anomala pista ciclabile e nella ex chiesa ss. Giovanni e Paolo, Mauro Cuppone con “Ahab’s sindrome”, incontro dirompente tra morte e moda, in un funerale di bare brandizzate. Dal 26 giugno al 15 ottobre.