Rosso20Sette compie vent’anni nel segno dell’arte urbana

Ecco uno sguardo sulla storia della galleria romana Rosso20Sette, affermatasi come il punto di ritrovo della street art della Capitale

20 anni passati in un attimo.

Dal primo spazio in Via d’Ascanio 27 / R, da cui il nome della galleria, alle altre due sedi fino ad arrivare oggi in via del Sudario 39, la via tra il Teatro Argentina e la chiesa di Sant’Andrea della Valle.

Sempre vie di passaggio tra i luoghi storici di Roma, dal momento che le strade romane (e non solo) sono parte integrante della galleria, o per meglio dire entrano in galleria. Pochi hanno saputo trattare il tema urbano in maniera così partecipata (non partecipativa che di questi tempi va per la maggiore), portando in galleria un muro riprodotto e reinterpretato su carta o su tela, con Torpignattara che diventa a sua volta opera d’arte nelle foto dello stesso muro che Rosso20Sette sempre espone per contestualizzare e meglio spiegare la genesi dell’opera.

Lo spazio di due sale in Via del Sudario 39 è diventato il punto di ritrovo della street art di Roma, a partire da Marco Rea, Daniele Tozzi e Alice Pasquini fino ad arrivare ai giorni nostri con l”attacchina” Laika, solo per citarne alcuni rimanendo in Italia.

Ma Rosso20Sette va oltre, uscendo dai confini nazionali per lavorare con artisti di strada di vari paesi del mondo, da grandi nomi come Obey ad altri artisti come Dina Saadi, Lula Goce, Daniel Eime, Swoon, Ron English, Faith 47 e Fin Dac. Questo grazie alla curiosità e alla continua ricerca, in ogni mostra gli artisti sono diversi e, nella maggior parte dei casi, espongono per la prima volta in Italia, paese che a fine mostra “lasciano” a malincuore e sempre con un grande desiderio di tornare; e così chiedono che alcune loro opere restino in galleria per prossime esposizioni, come se volessero che una traccia di sé stessi continui ad aggirarsi per le strade di Roma.

Questa forma di “legame” tra galleria e artista, a prescindere dal numero di anni di frequentazione e dalla distanza geografica, nasce dal fatto che la preparazione dei lavori per le mostre è innanzitutto divertimento per chi collabora con Rosso20Sette, gli artisti e le artiste si sentono a proprio agio seppur dovendo lavorare su spazi e dimensioni ben più “ristrette” rispetto alla strada.

E proprio la strada è il filo conduttore da Tonight the street are ours, il brano di Richard Hawley nella colonna sonora del film diretto da Banksy Exit Through the Gift Shop del 2010, fino ad arrivare a The (Street) Art of Peace, la prima mostra del 2025 curata da Giorgio Silvestrelli per Rosso20Sette, una ulteriore dimostrazione del fatto che la street art non è più solo un fenomeno utile alla gentrificazione delle periferie e degli spazi urbani più degradati di New York, Filadelfia, Los Angeles, San Paolo, Berlino e delle tante altre metropoli diventate veri e propri hub della street art stessa dagli Anni 60 in poi.

Artiste come Laika, Dina Saadi, Lula Goce e Swoon trasmettono un messaggio forte e chiaro di ripudio della guerra e sostegno alla pace, attraverso opere in parte su tela, in parte su carta, la cui “bellezza esiste solo nella lotta” (citando il titolo del recente documentario di Guido Talarico sul Futurismo), un messaggio che sensibilizza chiunque su un tema tanto rilevante grazie all’ arte urbana, da intendersi come vero e proprio strumento di comunicazione sociale e politica volto a creare una identità al contempo personale e collettiva.

Ritroviamo queste artiste nella mostra per i 20 anni di Rosso20Sette, con 20 esponenti della street art dove i nomi stranieri prevalgono su quelli italiani, a ulteriore conferma della dimensione internazionale che la galleria ha acquisito nel corso degli anni, Where the streets have no name, cantavano gli U2, auspicando Bono di poter vivere in un mondo “where there aren’t such divisions”, quali differenze di razza, religione, cultura e status sociale.

Buon Compleanno, e keep on going!

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