Nel 2023 nasce il progetto IOSONOVULNERABILE all’ex Carcere Pontificio di Velletri da parte di Sergio Mario Illuminato che ha coinvolto professionisti delle arti visive, del cinema, della fotografia, della danza e della musica, insieme ad artisti e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma e dell’Istituto di Istruzione Superiore Piaget Diaz. Il tema su cui interrogarsi era la vulnerabilità umana in un luogo che trasudava dolore. La vulnerabilità è vista come forma creativa ed ora la serie di quindici opere su tela dal titolo Organismi Artistici Comunicanti rappresenta il cuore pulsante del progetto che si trova in luogo impregnato di memoria, dove le stratificazioni del passato convivono con i frammenti del presente, Villa Altieri.
L’esposizione a Villa Altieri di IOSONO VULNERABILE è l’ultimo capitolo di una narrazione visiva che esplora l’umanità nella sua finitezza, e lo fa attraverso le quindici opere citate – tra pittura e scultura – appartenenti al ciclo Organismi Artistici Comunicanti, il video Corpus et Vulnus, il cortometraggio Vulnerare e attraverso la serie fotografica Terre rare, tutti progetti nati nel 2023 dalla residenza nell’ex Carcere, che attingono ora alla storia del luogo, per dar vita a un racconto sull’umanità e sul suo potenziale di trasformazione. La mostra si concluderà l’11 febbraio 2025.
In questa esposizione Illuminato ha voluto ricreare un atelier d’artista andando a scavare nel processo in cui avviene la creazione. «È un rifugio dalla confusione del mondo contemporaneo – spiega Illuminato – un luogo in cui l’artista può affrontare le proprie vulnerabilità, esplorando in profondità il proprio mondo interiore e confrontandosi con la materia. L’atelier è il luogo dove l’arte si fa, si disfa e si rigenera. E questo processo creativo è essenziale per preservare la funzione sociale dell’arte». Nell’atelier accadono infatti errori, epifanie, cambi di direzione creativa, approdi artistici, in un contesto intimo dove l’artista è a confronto con la propria nudità creativa.
«L’atelier è anche il luogo della mimesi di Aristotele e della bellezza di Platone – prosegue Illuminato – dell’incontro tra filosofia, scienza e manualità che ha caratterizzato il Rinascimento. È l’eco delle rivoluzioni artistiche, dalla protezione dei potenti nel Barocco fino alle avanguardie moderne, dove si sperimenta e si rivendica l’autonomia dell’arte». A Villa Altieri vi sono poi libri, foto, suoni e oggetti per avvicinare le persone all’arte, affinché l’arte diventi di tutti, alla portata della comunità. «Ogni oggetto, ogni frammento nell’atelier di Villa Altieri racconta qualcosa – commenta – rappresenta un pezzo di realtà che chiunque può riconoscere e comprendere. È una chiamata a riscoprire il potere trasformativo dell’arte, la sua capacità di ispirare e connettere le persone, soprattutto in un’epoca di ingiustizie e disuguaglianze».
La sofferenza ed il disagio che viviamo nella nostra società così veloce può essere attenuato dal valore dell’arte: «In questo progetto, ho riportato l’arte all’atelier proprio per dare voce a quella sofferenza, a quella vulnerabilità che molti di noi sentono. Lo spazio espositivo diventa così un luogo di confronto e riflessione, in cui il pubblico può riscoprire il valore della creatività genuina e lontana dal mercato», spiega Illuminato.
Il progetto è aperto anche ai giovani dell’Accademia di Belle Arti di Roma e dell’Istituto PIAGET DIAZ: confrontarsi con un luogo storico è importante per la loro crescita personale ed «è un atto di continuità e innovazione, un’occasione per passare il testimone e garantire che l’arte continui ad essere un ponte tra epoche diverse, un’ancora di autenticità in un mondo in continua evoluzione», dichiara Illuminato, che conclude: «Spero che il pubblico lasci Villa Altieri con una comprensione più profonda dell’autenticità e della vulnerabilità dell’arte. Che si renda conto che l’arte non è solo un oggetto da esporre o un investimento finanziario, ma un’esperienza viva, capace di ispirare e trasformare. L’atelier è una metafora della vita stessa, delle sue crepe e delle sue bellezze nascoste, e voglio che chi varca quella soglia senta di aver avuto accesso a un luogo di verità, di emozione e di speranza».
Per ogni giovedì, a partire dal 16 gennaio, iniziano, negli spazi espositivi, eventi performativi curati da Roberta Melasecca e Michela Becchis,con la partecipazione delle artiste Daniela Beltrani, Francesca Di Ciaula, Anahi Mariotti e Silvia Stucky, mentre in occasione del finissage ci sarà un incontro finale insieme all’Osservatorio romano.