Notre-Dame, dopo cinque anni il simbolo di Parigi riapre al mondo

La Cattedrale ha riaperto in presenza di oltre 40 leader mondiali. Non sono mancate le prime polemiche sul ripristino del suo aspetto, che (forse) ha perso la sua storia

Era la sera del 15 aprile 2019, quando la Cattedrale parigina venne accidentalmente devastata dalle fiamme. Quella notte, in quel magico punto in cui la Senna incontra la città, il cielo che sovrasta Notre-Dame è stato drammaticamente illuminato da un incendio che ne ha distrutto il tetto, la guglia e gran parte delle torri campanarie. I rilievi in marmo appaiono bruniti dal fumo, in fondo all’abside si scorge la croce dell’altare maggiore, a terra riversi pezzi di legno ancora fumante. Ora, dopo cinque anni di intenso restauro, la Francia ha ritrovato il suo monumentale simbolo.

La cerimonia di inaugurazione, con la celebrazione della prima messa l’8 dicembre, è avvenuta in presenza della premier Giorgia Meloni assieme al capo dello Stato Sergio Mattarella, il principe William, Donald Trump accompagnato da Elon Musk e il presidente dell’Ucraina Zelensky. Grande emozione quando l’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, ha bussato tre volte sulle porte della chiesa, segnandone ufficialmente la riapertura.

Durante il discorso commemorativo, il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso gratitudine alla nazione e a tutti i presenti. «Abbiamo deciso di ricostruire con speranza Notre Dame ed è più bella di prima, lo abbiamo fatto in cinque anni. Le campane che hanno accompagnato la nostra storia suonano di nuovo, musica di speranza».

La rinascita di Notre-Dame, perfetta e (paradossalmente) senza storia?

A primo impatto, la Cattedrale risulta ad oggi molto più luminosa e pulita rispetto a prima. Negli ultimi cinque anni infatti, sono state costruite una nuova guglia e una nuova volta a crociera, ma anche restaurati i contrafforti volanti, i doccioni in pietra scolpita e le varie decorazioni in pietra bianca all’interno. Oltre alla ritrovata luminosità degli interni, una delle modifiche più notevoli apportate alla cattedrale è il ritorno del colore al coro e alle numerose cappelle laterali: sono stati rimossi decenni di sporcizia e inquinamento, facendo riemergere i colori originali del rosso, blu e oro. Pareti e colonne sono state sbiancate, perdendo quell’antico colore che le rendeva, ancor prima dell’incendio, vive. Nessun segno del tempo, nessuna traccia della storia degli uomini che quelle mura le hanno respirate, per quasi mille anni.

Si è parlato (forse non poi così a caso) di uno snaturamento dell’atmosfera originale causato dai nuovi arredi, altari e sedie, con polemiche che non hanno risparmiato nemmeno le casule dei sacerdoti disegnate dallo stilista Jean-Charles de Castelbaja, che per molti ricorderebbero troppo un costume da “Arlecchino”. Eppure, forse, non è su questi paradigmi che la riflessione deve continuare. Sarà sufficiente preservare e modificare, laddove necessario, la materia di un monumento per essere certi che la sua storia continui a sopravvivere in un mondo che il passato sembra volerlo cancellare? Notre-Dame è rinata, finalmente rifiorita, in un’alba che inevitabilmente, in un mondo come questo, sarà presto tramonto.

notredamedeparis.fr