La COP29, la XXIX Conferenza delle Parti sui Cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, si è riunita a Baku, in Azerbaijian dall’11 al 22 novembre 2024. Il risultato ottenuto è che i Paesi industrializzati dovranno destinare almeno 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 a quelli in via di sviluppo, per supportare i loro tentativi di far fronte ai cambiamenti climatici: una cifra tre volte superiore a quella di 100 miliardi l’anno entro il 2025 contenuta nel vecchio obiettivo globale di finanza per il clima. Altre questioni sul tavolo sono invece rimandate direttamente alla COP30 che si terrà a Belém, in Amazzonia, a novembre del 2025.
L’arte ispirata dal mondo in cambiamento
In attesa di questa prossima data, l’appuntamento internazionale da poco conclusosi ha ispirato e continua ad ispirare molteplici iniziative che hanno la salvaguardia ambientale globale come minimo comun denominatore. Tra queste, spicca proprio a Baku, fino al 31 dicembre prossimo, la mostra personale dell’artista italiano Marco Angelini, dal titolo La luce come metafora di transizione energetica (Light as a metaphor for energy transition): organizzata dall’Ambasciata italiana a Baku in collaborazione con la YAY Gallery, è curata da Jan Kozaczuk e presenta trenta opere astratte di Angelini, realizzate con tecniche miste (vernici acriliche, colla, fili, foglie d’oro e d’argento) e celle fotovoltaiche.
Da sempre Marco Angelini – artista di fama internazionale, laureato in Sociologia, con mostre all’attivo in tutto il mondo – esplora il rapporto tra luce e materia nella sua produzione astratta, ispirandosi a rilevanti percorsi storico-scientifici che riguardano la percezione umana di questo fenomeno. In questa personale, in particolare, la luce non è soltanto un mezzo espressivo: essa diventa una forza creativa dinamica, capace di plasmare e trasformare la realtà rappresentata, secondo quanto affermava il pensatore medievale Robert Grosseteste (1168 – 1253 ca.) coniando il principio “hoc opus facit” (“questa – luce – crea l’’opera”).
Scrive a questo proposito il curatore Jan Kozaczuk: “Angelini affronta il tema della luce come forza che attraversa e modella la struttura dell’opera, coinvolgendo lo spettatore in un’esperienza visiva profonda e riflessiva. Riferendosi al fascino storico dell’uomo per le proprietà “magiche” della luce, e alla moderna comprensione della sua duplice natura, sia ondulatoria che corpuscolare, l’artista mostra come la luce dia profondità, dinamismo e forma allo spazio pittorico”. “Le opere di Angelini – prosegue – riflettono la rapida transizione tecnologica della nostra epoca e affrontano il tema della transizione energetica, suggerendo una narrazione visiva e concettuale complessa e stratificata. Attraverso i suoi lavori, l’artista rappresenta la vitalità e la resilienza della vita, creando un’urgenza nell’illuminare il futuro, non solo in termini di progresso tecnologico, ma anche di evoluzione sociale e culturale verso una comunità più inclusiva”.
In sostanza, nella mostra di Marco Angelini, la luce diventa simbolo di una conoscenza in espansione – e qui è evidente anche l’influenza dei filosofi dell’antica Grecia, come Aristotele e Platone, ma anche di scienziati del primo ‘900 quali Einstein e Planck – verso una consapevolezza ecologica e sociale che abbraccia un concetto più ampio di economia circolare. L’uso della luce come simbolo del futuro evidenzia la tensione tra modernità e sostenibilità, portando un messaggio di ottimismo e armonia tra l’uomo e l’ambiente.
Lo ha ben compreso Luca Di Gianfrancesco, Ambasciatore d’Italia a Baku: «È un grande piacere per l’Ambasciata a Baku presentare la mostra di Marco Angelini nel quadro delle proprie iniziative di promozione integrata e culturale dell’Italia in Azerbaijian. L’Italia è da molti anni in prima linea nella transizione verde e nello sviluppo di energie rinnovabili, ma è anche per antonomasia il Paese dell’arte e della cultura. Su questo sfondo si inserisce l’incontro con l’opera di Marco Angelini, proprio quest’anno e proprio a Baku. La sua ricerca artistica lo ha portato da diversi anni ad approfondire i temi dell’energia, del recupero e della trasformazione della materia, della salvaguardia dell’ambiente: sono elementi che si percepiscono anche fisicamente nei materiali che adotta per realizzare le proprie opere».
«L’Azerbaijian – ha continuato – dal canto suo non è solo un fornitore strategico di energia per l’Italia e per l’Europa, ma un Paese sempre più impegnato nella necessaria transizione verso forme alternative e sostenibili di produzione. Lo conferma anche la circostanza che proprio Baku abbia ospitato quest’anno la 29ª Conferenza delle Parti sul Clima (COP29), appuntamento che riunisce tutti i Paesi della Terra per avanzare nell’attuazione di una strategia condivisa per la salvaguardia del nostro mondo comune. La mostra di Marco Angelini rappresenta dunque un richiamo alla necessità di un approccio consapevole, responsabile e condiviso su tali tematiche e, al contempo, testimonia il contributo che l’arte può fornire per far meglio comprendere e affrontare le grandi sfide del nostro tempo. È anche una parziale ma significativa conferma dell’interesse reciproco che esiste negli ambienti dei due Paesi a approfondire ulteriormente il dialogo, in diversi settori incluso quello artistico-culturale. Potere esserne parte è motivo di soddisfazione e di orgoglio».
La mostra è ospitata, fino a fine anno, dalla YAY Gallery, situata nel cuore della Città Vecchia di Baku, sito patrimonio mondiale dell’UNESCO. Essa è stata fondata nel 2012 da YARAT Contemporary Art Space, organizzazione no-profit impegnata nel supporto dell’infrastruttura artistica in Azerbaijian.
Chi è Marco Angelini
Marco Angelini è nato a Roma nel 1971, vive e lavora tra Roma e Varsavia. Laureato in Sociologia, studia il fenomeno urbano ed è interessato alle culture e subculture che si creano nelle metropoli del mondo. Le città sono lo scenario in cui le pulsioni inconsce sopravvivono interagendo con le nuove possibilità offerte dalla tecnologia, per questo esse diventano il nucleo e l’habitat ideale di tutti i paradossi e le contraddizioni umane.
Affronta diverse tematiche di ricerca: natura e tecnologia, tempo e memoria, dialogo interreligioso e dimensione del “sacro”, arte e scienza, energia e sostenibilità. La forma astratta interpreta perfettamente la sua poetica fluida e mutevole che suggerisce l’esistenza di molteplici realtà. Crede fermamente che l’arte possa svolgere un ruolo sociale determinante: quello di generare attenzione e creare così nuove possibilità di condivisione, comunicazione e interrogazione.
Ha realizzato, fino ad oggi, varie mostre personali a Roma, Milano, Varsavia, Cracovia, Londra, Bratislava, Algeri, Santiago del Cile, Bologna, Marsiglia e partecipato a collettive, presso spazi pubblici e gallerie private, a New York, Washington DC, Tel Aviv, Abu Dhabi, Varsavia, Zamość, Stettino, Monaco di Baviera, Essen, Londra, Bruxelles, Roma, Lucca, Genova.
Le opere di Marco Angelini fanno parte di diverse collezioni, tra cui quella della Fondazione Roma.
info: marcoangelini.it