Quella del Beaux Arts Ball è una tradizione di lunga data. Cominciata nell’Ottocento all’Ecole des Beaux-Arts di Parigi, l’appuntamento era un’occasione per gli studenti e per la comunità di scatenare la propria interiorità e fantasia: dal nudo allo scambio di abiti, il ballo costituiva un’esplosione di creatività e sregolatezza. L’usanza è poi migrata negli USA, e negli annali della sua versione statunitense spicca l’edizione del 1931, il celebre Beaux-Arts Ball di New York, dove alcuni architetti si vestirono come gli edifici da loro progettati per la Grande Mela.
Chi erano gli architetti del Beaux Arts Ball di New York
Il Beaux Arts Ball di New York del 1931 è passato alla storia per i costumi iconici di alcuni architetti che hanno partecipato. Tra loro William Van Alen, con un abito ispirato al suo Chrysler Building, ma anche Leonard Schultze, vestito da Waldorf-Astoria, Ely Jacques Kahn, Ralph Walker, D.E. Ward e Joseph H. Freelander, rispettivamente con gli abiti che rappresentano lo Squibb Building, la torre di Wall Street, la Metropolitan Tower e il Museum of New York. Indossando le repliche degli edifici da loro progettati, gli architetti del Ballo del 1931 non sono stati i soli a presentare costumi iconici. Ad esempio all’evento ha infatti partecipato, oltre anche a Chester Aldrich vestito come l’Union Club e William F. Lamb come l’Empire State Building, Arthur J. Arwine, vestito come una caldaia per il riscaldamento.
Nella modernità gli edifici si trasformano in abiti
Il Beaux Arts Ball del 1931 si svolse nel bel mezzo della Grande Depressione. Un frangente in cui i partecipanti furono invitati a guardare oltre le circostanze attuali per un futuro più luminoso: il tema fu infatti “Fête Moderne – a Fantasie in Flame and Silver” che celebrasse lo spirito innovativo che dominava il mondo dell’architettura e che desse conto di un ambiente “modernista, futurista, cubista, altruista, mistico, architettonico e femminista”. Il Ballo giocò quindi sul tema della modernità: da qui la scelta degli architetti di indossare i propri edifici simbolo, ma anche degli altri partecipanti di presentare costumi che richiamassero la tecnologia della loro epoca. In particolare, tra gli abiti più iconici ci fu quello di William Van Alen, la cui reinterpretazione del suo Chrysler Building presentava non solo una seta color fiamma, ma anche elementi reali dell’edificio, come gli intarsi di pannelli di legno provenienti dagli ascensori della struttura.