Giubileo 2025, ai Musei Vaticani emergono le anime del Bernini

Due celebri sculture, raramente visibili al pubblico, vengono esposte eccezionalmente ai Musei Vaticani: Anima beata e Anima dannata

Numerosi gli eventi culturali ed artistici in programma per il Giubileo 2025: il calendario inizia il 24 dicembre con l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro nella capitale e tra le esposizioni previste, una è davvero rara: in mostra ai Musei Vaticani, due noti capolavori giovanili di Gian Lorenzo Bernini, difficilmente visibili al pubblico, grazie alla collaborazione con l’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, da cui le due sculture provengono, nonché importante testimonianza degli iniziali rapporti del Bernini con la comunità spagnola presente nella Città Eterna in pieno ‘600.

I due capolavori rivelano il talento indiscusso dell’artista, già in età giovanile e non è certo un caso se Paolo V, lo aveva appellato come “il Michel’Angelo del suo tempo”. Le sculture sono straordinarie per il trattamento virtuoso del marmo: la prima, Anima beata, ha il volto idealizzato di una donna con lo sguardo rivolto in alto in contemplazione del paradiso, mentre il disordine e l’urlo caratterizzano la seconda scultura, Anima dannata, nella quale l’artista si autoritrae con espressioni di dolore. Secondo le fonti infatti, lo scultore avrebbe realizzato l’opera ponendosi di fronte ad uno specchio e lasciandosi bruciare dal fuoco di una candela.

Anima beata e Anima dannata, le due facce del Bernini

Entrambe le sculture sono state commissionate dal cardinale Montoya, di cui lo stesso Bernini realizzò anche un busto e la loro collocazione originaria era la sacrestia della chiesa di San Giacomo degli Spagnuoli. Pur non essendo all’epoca particolarmente conosciuta, Anima beata, realizzata attorno al 1610, attirò l’attenzione di alcuni visitatori a Roma: ad esempio, il pittore inglese Reynolds affermò che la scultura “ha tutta la dolcezza e la felicità perfetta, manifeste nella sua espressione, che si possano immaginare”.

Anima dannata è stata invece realizzata nel 1619 e, prima del tentativo di Bernini, ma sono arrivate concrete testimonianze nella storia dell’arte, di una espressione così incisiva e violenta: occhi sbarrati, sopracciglia alte e dalla bocca spalancata, attributi che conferiscono al volto della giovane anima un’espressione di sorpresa mista a terrore. Le due sculture insieme sono l’esempio delle anime condannate alla dannazione eterna e di quelle salve dei beati, anche se recenti studi – come quelli effettuati nel 2015 dal professor David Garcia Cueto – vi vedono rispettivamente la rappresentazione di una ninfa e di un satiro.

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