Natura umana, natura artificiale: il microcosmo acquatico di Trevor Yeung alla Biennale di Venezia

Ecosistemi acquatici privi di abitanti, nelle opere di Yeung la fragilità legata alla loro sopravvivenza e manutenzione

Courtyard of Attachments: Hong Kong in Venice, a cura di Olivia Chow, è la mostra personale di Trevor Yeung, artista nato a Guangdong nel 1988 e attualmente residente a Hong Kong, che racconta di un microcosmo acquatico in cui naturale e artificiale si intrecciano in un sottile equilibrio di dominio e cura.

L’esposizione, evento collaterale organizzato dal museo M+ di Hong Kong alla sessantesima Biennale d’Arte di Venezia, è costituita da una serie di installazioni alimentate da acque veneziane che ricreano ecosistemi artificiali soggetti a manutenzioni, quali vasche, stagni o acquari. L’acquario, reminiscenza dell’infanzia di Yeung, è sia il luogo in cui la natura è osservata e controllata sia lo spazio di cura e dedizione in cui l’artista instaura un profondo “attachment” con le creature acquatiche che lo popolano. Nella mostra, tuttavia, gli ecosistemi ricreati sono privi di abitanti, in virtù della fragilità legata alla loro sopravvivenza e manutenzione. 

La narrazione del legame di attaccamento con l’ambiente naturale, fil rouge della mostra, costituisce il fondamento della poetica di Yeung che, attraverso la lente naturale, riflette sulle somiglianze tra le dinamiche che informano questi micro-ecosistemi artificiali e quelle che caratterizzano la società. Anche se osservata attraverso un vetro, nella quotidianità della giungla urbana di Hong Kong, la natura rimane sempre il leitmotiv da cui scaturisce la riflessione esistenziale dell’artista. 

La mostra conduce lo spettatore in un’ambientazione tipica di un esercizio commerciale di Hong Kong, invitandolo a riflettere sul ventaglio di emozioni suscitato dalla vicinanza e dal significato di questi ecosistemi. Gli acquari Two Unwanted Lovers (2024) Rolling Gold Fountain (2024), nella prima stanza, evocano l’eredità del patrimonio culturale dell’artista: Two Unwanted Lovers è un mondo sommerso popolato da oggetti simbolo di buon auspicio; Rolling Gold Fountain (2024) è costruito secondo una disposizione ispirata ai principi del fengshui, a enfatizzare l’importanza della sfera spirituale su quella materiale.

A questi ecosistemi acquatici ne seguono altri, eco di mondi differenti: l’installazione Gate of Instant Love (2024), fatta da una coppia di sacchetti di plastica colmi d’acqua appesi a una rete metallica, racconta il ricordo dell’emozione per l’acquisto di un nuovo animale domestico e, allo stesso tempo, il vuoto e la malinconia dovute all’assenza dell’animale, mentre il vortice d’acqua ricreato nell’acquario Little Comfy Tornado (2024) diviene metafora della trasformazione del desiderio di cura e attaccamento in controllo ed oppressione.

La poetica narrata da Yeung giunge al culmine nell’installazione site-specific Avoidance, Not Yours (2024), dove luci viola al neon accolgono lo spettatore e illuminano le vetrine di acquari finemente decorati ma pur sempre privi di abitanti. La voluta artificialità dell’ambiente contrasta con la naturalezza dell’elemento acqua, origine di una vita ora assente, mentre le pareti a specchio degli acquari invitano lo spettatore a divenire parte integrante dell’opera. 

In conclusione, Courtyard of Attachments: Hong Kong in Venice è la mostra che racconta una natura compresa attraverso uno sguardo umano che riconosce nel rapporto con l’ambiente la fonte della propria umanità, in un eterno e tortuoso conflitto alla ricerca di un equilibrio.

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