L’arte contemporanea ai piedi delle Piramidi di Giza

Alla sua quarta edizione "Forever is Now" continua la sua tradizione di installare opere contemporanee accanto a siti antichi

Una mostra ai piedi delle piramidi in Egitto: con lo sfondo iconico che richiama l’antichità, la manifestazione Forever is Now – giunta quest’anno alla sua quarta edizione – include quest’anno 12 internazionali provenienti da Europa, Asia, Africa, Medio Oriente e Nord America. Sono Chris Levine, Federica Di Carlo, Ik-Joong Kang,  Jake Michael Singer, Jean Boghossian, Jean-Marie Appriou, Khaled Zaki, Luca Boffi, Marie Khouri, Shilo Shiv Suleman, STUDIO INI by Nassia Inglessis, Xavier Mascaro.

L’inaugurazione è avvenuta il 24 ottobre e il progetto terminerà il 16 novembre, offrendo al pubblico uno spettacolo scenografico e suggestivo. Il programma di quest’anno è curato da Nadine Abdel Ghaffar e dal team Culturvator by Art D’Egypte, piattaforma culturale fondata nel 2017 dalla franco-egiziana. La scelta curatoriale di quest’anno è stata quella di far immedesimare sia gli artisti sia i visitatori in archeologi moderni, utilizzando – come si legge nel bando – “la creatività come strumento per scoprire gli strati nascosti di significato racchiusi nell’ordinario”.

Ghaffar ha affermato che «la mostra delle piramidi di quest’anno è particolarmente speciale perché segna la prima volta in cui presentiamo artisti provenienti dall’Asia, aprendo nuovi dialoghi e connessioni oltre i confini. Il nostro concetto si addentra nelle ricche narrazioni del nostro passato, esplorando al contempo il potere trasformativo dell’arte contemporanea».

Tra le diverse personalità artistiche presenti, il coreano Ik Joong Kang, che ha visitato l’Egitto nel 2023 per condurre dei workshop con le scuole locali, presenterà un’opera intitolata Quattro templi. In una dichiarazione l’artista scrive: “La disposizione di quattro strutture, che ricordano i templi egizi, simboleggia la convinzione che, nonostante le divisioni e i conflitti sulla Terra, l’armonia e la pace possono essere raggiunte attraverso la comunicazione e lo scambio. Le sedici pareti che compongono quest’opera non sono pensate per dividere lo spazio; piuttosto, collegano il passato, il presente e il futuro, unendo insieme il nostro mondo diviso”.

Photo ©MO4

Articoli correlati