Sgarbi, Report rivela gli ultimi dettagli del caso di furto del Manetti

Nel corso della puntata di Report del 27 ottobre sono stati raccontati gli ultimi fatti alla contraffazione dell'opera per volere di Sgarbi

Era stata un’inchiesta del Fatto Quotidiano e Report ad alzare un polverone sul sottosegretariato alla cultura di Vittorio Sgarbi, dimessosi dall’incarico nel febbraio 2024. «Secondo l’avviso dell’Antitrust io non potrei parlare d’arte, non potrei occuparmi d’arte» dichiarava Sgarbi, che avrebbe rassegnato le dimissioni per evitare un conflitto d’interesse. Ma le indagini della procura di Macerata avevano già rivolto l’attenzione ai fatti raccontati dai media a proposito di un furto d’arte compiuto dall’ex sottosegretario. I dettagli degli ultimi sviluppi sono stati rivelati da Report nella puntata del 27 ottobre. Ripercorriamo brevemente la vicenda.

Dall’inchiesta giornalistica all’accusa di furto di opere d’arte

I dubbi sono cominciati nel 2021, quando in una mostra a Lucca curata da Sgarbi stesso era riapparso un dipinto di Rutilio Manetti, La Cattura di San Pietro, che risultava rubato nel 2013 al Castello di Buriasco, in provincia di Torino. L’unica differenza del quadro esposto – e di proprietà dell’ex sottosegretario – rispetto all’esemplare trafugato era la presenza nel primo di una fiaccola in alto a sinistra. La vicenda ha così attirato l’attenzione degli inquirenti, che ha portato al sequestro dell’opera da parte del Nucleo tutela patrimonio dei carabinieri. Da qui, le indagini della procura di Macerata, che ha sequestrato anche i brandelli di tela rimasti dal furto al Castello di Buriasco.

Sgarbi dietro alla contraffazione: i fatti dopo il 2013

Dopo il furto del 2013, avvenuto con il prelievo dell’opera dalla sua cornice con un taglierino – per poi essere sostituita da una copia in plastica -, il Manetti sarebbe stato consegnato allo storico restauratore di Sgarbi, Gianfranco Mingardi, da parte di un ex autista del critico. Mingardi ha raccontato a Report, infatti, che la tela gli era stata consegnata arrotolata e tagliata ai lati, ma soprattutto senza candela.

Per la sua realizzazione, Sgarbi si sarebbe rivolto al pittore Lino Frongia, molto noto anche per la sua bravura di copista. «L’idea che quell’intervento fosse mirato a far passare per altro il quadro rubato mi sembrava demenziale», ha dichiarato Frongia a Report, sottolineando come avesse suggerito a Sgarbi di realizzare un altro cane nell’opera e non una fiaccola.

Un altro passaggio della vicenda risale al 2020, quando venne realizzata una scansione del quadro da parte del GLAB Correggio. La copia, quasi indistinguibile dall’originale, presenta però un difetto di stampa: ad accorgersene è stato Francesco Bini, un appassionato d’arte. E sarebbe proprio questo l’esemplare esposto nella mostra di Lucca nel 2021: il docente dell’Università di Siena Alessandro Bagnoli, massimo esperto del Manetti in Italia, lo ha definito una vera e propria «truffa per i visitatori».

A chiudere l’indagine è un frammento di tela

Durante le riprese di Report al Castello nel dicembre 2023 era stato rinvenuto, tra la cornice e la finta tela in plastica, un frammento dell’originale. Le analisi sul reperto hanno quindi condotto alla conclusione dell’indagine e al chiarimento della vicenda: l’opera in possesso di Sgarbi sarebbe dunque l’originale trafugato nei pressi di Torino, camuffato dall’aggiunta di un dettaglio.

Così recita infatti la perizia tecnica della dottoressa Barbara Lavorini, dell’Istituto Centrale di Restauro: “Le misure del dipinto in possesso di Sgarbi coincidono con quelle della parte mancante del telaio rimasto nella villa della signora Buzzio. Coincidono anche i materiali dei frammenti rimasti attaccati al telaio. è anche dimostrato attraverso radiografie che la fiaccola e gli elementi limitrofi sono stati realizzati con pigmenti di vernice di nuova produzione industriale”.

Alla luce di questi fatti, la procura di Macerata richiederà probabilmente il rinvio a giudizio di Sgarbi per riciclaggio, autoriciclaggio e contraffazione di opera, ma non per furto, che essendo avvenuto nel 2013 è prescritto, oltre a non essere chiara la responsabilità.

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