Per la prima volta in un’istituzione francese dalla grande mostra al Musée d’Art Moderne de Paris (ARC) nel 2006, l’artista gallese Cerith Wyn Evans torna a Parigi con un giardino sensoriale pensato per il Centre Pompidou-Metz. La rassegna, che riunirà diverse opere di luce emblematiche della pratica dell’artista negli ultimi anni, prenderà il via il 1 novembre 2024 e sarà aperta al pubblico fino al 14 aprile 2025.

Nel Forum sarà allestito un “giardino d’inverno”
Curata da Zoe Stillpass, ricercatrice e curatrice del Centre Pompidou-Metz, la personale combina lavori storici e recenti di Cerith Wyn Evans in una scenografia luminosa che unisce luce e suono. L’esposizione prende le mosse dal Forum del museo con un “giardino d’inverno”, in cui le opere scelte esplorano i confini tra natura e cultura in un dialogo con l’architettura di Shigeru Ban e Jean de Gastines, dando l’illusione che interno ed esterno siano una cosa sola.

Le piante immerse nella luce naturale del piano terra entrano qui in contatto con due colonne di 35 metri realizzate con tubi di filamento: ricordando i tubi di cartone che hanno reso famoso Shigeru Ban, l’installazione resta volutamente spenta, come un segno muto che ricorda l’inesorabile progresso della tecnologia. Esposte nel Forum anche geodi di ametista collocati in grandi scatole di vetro che suggeriscono un dialogo tra il mondo della natura e quello sociale.
I giochi di luce e suoni di Cerith Wyn Evans invadono il museo
Negli spazi della Galleria 3 prende forma un’atmosfera diversa, caratterizzata da 80 metri di specchi disposti lungo le pareti su cui agisce la luce naturale proveniente dalle vetrate situate alle due estremità della galleria. Così, anche le vedute della città di Metz prendono posto nella mostra. Un gioco di luce è generato anche da quella diffusa emanata dalle sculture presenti. Qui, con un ritmo calmo, cinque colonne composte da LED si illuminano lentamente fino all’accecamento, per poi diminuire di intensità fino all’assoluta trasparenza.

Quest’opera fa eco a una vicina scultura in vetro, anch’essa trasparente, le cui scanalature di cristallo inspirano ed espirano l’aria ambientale al ritmo di un programma algoritmico. Operando in modo autonomo, le installazioni emettono rumori di droni. Se suonare il flauto o soffiare il vetro richiede l’intervento del respiro umano, qui l’umano è scomparso e l’opera d’arte ha trovato la propria voce.
info: centrepompidou-metz.fr