L’opera “Passi” di Alfredo Pirri incanta la passerella della Maison Valentino

La sfilata diretta da Alessandro Michele è un inno alla fragilità. A raccontarla, è l'installazione specchiata dell'artista cosentino

Un’idea di arte che abita luoghi diversi, frammenti vetrati che si riadattano in ogni spazio: un pavimento di specchi rotti che ci invita a riflettere su tutte le nostre vulnerabilità. Con l’opera Passi di Alfredo Pirri, la specularità mette in atto un confronto con sé stessi e con gli altri, invitandoci a riflettere sulla percezione della realtà, sul nostro modo di vedere il mondo.

Il Pavillon des Folies immaginato da Alessandro Michele per la Paris Fashion Week 2024 è andato in scena su questa installazione: una wunderkammer velata, dove tra mobili ricoperti di teli bianchi e un insito senso di passaggio, la maison Valentino acquisisce una nuova luce. Camminando sopra la superficie, i modelli diventano protagonista di una performance collettiva, diventando parte integrante del racconto dell’artista.

Il direttore artistico riesce con estrema sensibilità, ad omaggiare l’arte e la moda, ricordandoci che siamo creature fragili, costantemente esposte al rischio del limite. «Camminiamo in punta di piedi su specchi che si infrangono sotto il peso del nostro incedere […] Ci muoviamo instabili all’interno di un orizzonte transitorio che non concede vie di fuga». Tra il sogno e l’immaginario, la sfilata è un déjà-vu, eco di un passato non poi così lontano fra glamour, kitsch e il postmoderno.

In passerella si alternano abiti midi con fiocchetti, pizzi, apprezzatissimi pois, giacche pronunciate, maxi vestiti con le balze, maliziose trasparenze, pantaloni sartoriali a vita alta e giacche corte indossate a pelle su algide silhouette fra trame damascate e stivali animalier: una personalità estetica decisa e ben riconoscibile, frutto della talentuosa creatività di Michele che ha ben dimostrato un’accurata conoscenza archivistica della storia della casa di moda romana. A rendere ancora più suggestiva l’atmosfera, la colonna sonora Passacaglia della Vita, ode seicentesca alla ciclicità dell’esistenza.

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