Oggi. Il silenzio e il presente dell’arte nel lavoro di Luca Bertolo a Spoleto

Il rapporto tra immagine e parola, il discorso sulla temporalità dell'opera nell'installazione di Luca Bertolo a Spoleto

«Nella vita, come nell’arte – cito le esatte parole di Elena Volpato – è difficile dire qualche cosa che sia altrettanto efficace del silenzio». Già Ludwig Wittgenstein, del resto, ci aveva invitato a resistere al fascino della parola ogni qualvolta una proposizione avesse oltrepassato i limiti della scienza: “di ciò di cui non si può parlare – così si chiude il Tractatus Logico-philosophicus – si deve tacere” (proposizione 7). L’arte, in tal senso, è quel regno che eccede la precisione della scienza, l’esattezza della logica, e che rifiuta, di conseguenza, di sottomettersi ai meccanismi osmotici di traduzione che conducono al linguaggioAncora Wittgenstein, poco prima, aveva ribattezzato l’indicibile come il Mistico (proposizione 6.522). Tuttavia, se è vero che nel campo dell’arte “la logica non apre porte”, è altrettanto corretto affermare – continua Volpato – che “nel caso di Bertolo ci conduce almeno fin sullo stipite”. 

Luca Bertolo, Oggi, 2024. OGGI, 2024. Veduta della mostra alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, Spoleto, 2024. Fotografia di Giuliano Vaccai. Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia

Fuor di metafora, ciò che si intende affermare è la natura metapittorica della ricerca di Luca Bertolo (Milano, 1968), fresco vincitore della quarta edizione del Premio Osvaldo Licini e autore dell’installazione che, dallo scorso 29 giugno – e fino al prossimo 20 ottobre – occupa l’aula interna della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo Spoleto

Presentato in occasione del programma estivo di mostre dei Musei Civici di Spoleto, e curato da Saverio Verini – direttore del sistema museale comunale -, Oggi è un intervento scandito in due momenti distinti, un grande quadro senza titolo a trompe-l’œil e una lastra di marmo incisa con la stessa parola che intitola il progetto.

Luca Bertolo, Oggi, 2024. Veduta della mostra alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, Spoleto, 2024. Fotografia di Giuliano Vaccai. Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia

Senza titolo (2024) è un lavoro ispirato alla serie Veronica (il velo che, nella tradizione biblica, reca impresso il volto di Gesù) in quanto “rappresenta” – mi riservo la cautela delle virgolette – un tendaggio che nasconde lo spazio retrostante, mettendo in dubbio lo spettatore circa un’eventuale presenza e, al contempo, affermandosi esso stesso come soggetto. Il gioco dialettico tra presenza e assenza, tra constatazione e negazione, prosegue poi nel titolo: se da un lato la scelta di un nome, senza titolo nello specifico, fornisce comunque una denominazione all’opera, dall’altro tale opzione conferma quanto offerto dal quadro – un cartiglio color azzurro che non reca alcuna indicazione testuale – rafforzando altresì la volontà, da parte dell’artista, di conservare il surplus di enigma connaturato al piano pittorico.

Luca Bertolo, Oggi, 2024Senza titolo, 2024. Veduta della mostra alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, Spoleto, 2024. Fotografia di Giuliano Vaccai. Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia

Incisa su una superficie marmorea poggiata sul pavimento dell’edificio, la parola OGGI apre un’altra questione, altrettanto complessa, ovvero quella relativa alla temporalità dell’arte: un interrogativo insidioso, una parete scoscesa che l’artista sente comunque di voler percorrere senza ricadere nel misticismo e nella metafisica. A una prima considerazione, l’impiego di una singola parola – “oggi” – pare avvicinarla all’idea di un’arte atemporale, al concetto di impatto simultaneo dell’immagine che di fatto nega la scansione temporale tipica di un qualsiasi testo. Tuttavia, volendo entrare nel merito, il termine “oggi” innesca considerazioni di altro genere, che smentiscono, volontariamente, i pericoli connessi alla deriva “eternizzante” dell’arte:  quale è il presente dell’opera – sembra chiedersi Bertolo – e quando si può parlare di oggi nei suoi riguardi? Considerando la sua collocazione – una chiesa di epoca romanica, consacrata nel 1174 e decorata con affreschi databili fino al XVI secolo – Oggi si pone come una riflessione profonda sulla convivenza, altrettanto complessa, di stratificazioni nella singolarità dell’opera, che facendosi palinsesto nega la triste prospettiva della “ripetizione senza tempo”, dell’eterno ritorno dell”uguale. Come ribadito anche dallo stesso Bertolo, in dialogo con Serena Carbone, il compito dell’arte è “spezzare l’«etterno», una missione raggiunta e completata per merito del “doppio legame” intrattenuto con il tempo: “da una parte la rottura della ripetizione – commenta l’artista -, dall’altra l’apertura di varchi verso altre dimensioni: in cui il perduto, il vissuto e l’immagine del futuro si colgono nel medesimo istante”. 

Luca Bertolo, Oggi, 2024. OGGI, 2024. Veduta della mostra alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, Spoleto, 2024. Fotografia di Giuliano Vaccai. Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia