Condividere cultura e sperimentare, la mission di CUBO Unipol

Giulia Zamagni, Responsabile CUBO Museo d’Impresa Gruppo Unipol, riflette sulla necessità di un museo sempre più innovativo e inclusivo

Giulia Zamagni è Responsabile di CUBO, il museo d’impresa del Gruppo Unipol, realizzato per condividere esperienze attraverso il linguaggio della cultura. Prima di ricoprire questo ruolo, dal 2007 al 2011 è stata vice assistente Amministratore Delegato di Unipol Gruppo Finanziario. Intervistata dalla Direttrice artistica dell’American Academy in Rome Ilaria Puri Purini, in occasione del convegno The Art Symposium tenutosi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma il 27 maggio 2024, Zamagni ha sottolineato la necessità di un museo sempre più innovativo e inclusivo.

Eccentriche nature, installation view, CUBO Unipol

Qual è la sua esperienza in Unipol e come nasce CUBO, una realtà che mette insieme sviluppo tecnologico e innovazione abbracciando un pubblico diverso con attività che variano da mostre, talk e iniziative di vario genere?

CUBO è il museo d’impresa del Gruppo Unipol, nato nel 2013 e che proprio l’anno scorso ha quindi compiuto 10 anni. Il nostro pay off è condividere cultura. Quindi la prima parola che ci tengo a sottolineare è “condivisione”, un segnale di quella che è la missione del nostro museo: condividere cultura e diffusione di tutte le arti. “Sperimentazione” è la seconda parola che il gruppo Unipol ha voluto fare sua sin dall’inizio, in quanto permette di dare voce in tanti ambiti della cultura a un pubblico eterogeneo con varie modalità e attraverso tecniche diverse, segno di lungimiranza che ha avuto il nostro attuale presidente quando si è voluta la costruzione di CUBO. Il museo nasce come museo e archivio contemporaneamente. La richiesta iniziale era stata quella di non disperdere la memoria di un gruppo assicurativo che nel tempo è cresciuto molto velocemente con una storia aziendale anche molto particolare di acquisizioni e fusioni societarie che si portavano dietro patrimoni artistici, storici e culturali importanti. Siamo partiti con questo primo spunto per trasformarlo e impostarlo anche come luogo diffuso di cultura e con un concetto di museo che impara continuamente, mano mano che si sviluppa e che si pone in relazione con il pubblico. Il punto di partenza è stato quindi quello di valorizzare e di catalogare il patrimonio artistico e tutte le opere ritrovate e ricostruite nella storia del gruppo, utilizzando i luoghi di cui disponiamo, in primis la sede di Bologna. Poi abbiamo nel tempo aperto anche una seconda sede a Bologna ne apriremo una terza a breve a Milano. Il concetto è di restituire l’arte contemporanea che è quella di cui disponiamo e che abbiamo il compito di dover divulgare, far capire e conoscere in una maniera sperimentale. Abbiamo messo quindi in piedi un sistema di diffusione di conoscenza al pubblico attraverso mostre d’arte contemporanea ma anche mostre del nostro patrimonio. Abbiamo una linea sperimentale che abbiamo chiamato DAS, dialoghi artistici sperimentali con un marchio specifico che l’anno prossimo arriverà all’ottava edizione, quindi quasi contemporaneo alla nascita del nostro museo. Questo proprio nell’ottica di innovazione ma anche di pluralità della condivisione di punti di vista, target e pubblici e dei messaggi anche all’interno del nostro gruppo verso le nostre comunità di riferimento per far conoscere e far condividere. L’arte contemporanea si osserva, si guarda, si contempla e in questo modo si riflette e si può crescere in uno spirito futuro.

Che ruolo gioca l’innovazione?

L’innovazione per CUBO e per il gruppo Unipol ha tre capisaldi. Il primo è la digitalizzazione di archivi digitali. CUBO da subito si è impegnato per digitalizzare tutto internamente con persone e macchine adatte ma soprattutto grazie allo sviluppo di software gestionali creati appositamente per far fruire digitalmente il patrimonio sia storico sia artistico. Questo ci impone di fare un’operazione di catalogazione di valorizzazione nell’ottica di un’eternità della memoria e ci aiuta a fare ordine in noi e nelle nostre teste per portarci a sviluppare progetti, per sapere di cosa disponiamo ed essere in grado di attivare progetti artistici o intersezioni con partner anche fuori da CUBO. La catalogazione e digitalizzazione sono stati uno dei primi punti di partenza per noi attraverso Pergamo (nostro gestionale dell’archivio storico) e Paguro (nostro gestionale del patrimonio artistico). Questo è in primo segno di innovazione. Il secondo punto è l’educazione: abbiamo molte attività educative trasversali. Ci occupiamo principalmente della fascia degli adolescenti ma lavoriamo anche con i colleghi del gruppo, con adulti e cerchiamo di coinvolgere tutte le fasce di età per tirare fuori tutto ciò che possiamo attraverso i nostri progetti artistici: stupore, contemplazione, dibattiti, contrasti. Il terzo ambito è fare rete. Attraverso la comunicazione e tanti strumenti innovativi e sperimentali di comunicazione, troviamo tanti modi per farlo e per un’impresa privata come la nostra è un obiettivo fondamentale oltre che interessante per poter raggiungere più pubblici e più comunità. CUBO, inoltre, è dentro, l’Associazione Italiana Archivi e Musei d’Impresa, riunisce musei e archivi di grandi, medie e piccole imprese italiane. Come Museimpresa facciamo molte attività di diffusione, di ricerca, di divulgazione e scambio progettuale, oltre a progetti artistici e culturali. Anche nell’ambito dell’educazione abbiamo fatto esperimenti e nuove esperienze, con la musica ad esempio, cercando di trovare tanti spunti per abbracciare non solo le arti visive. L’innovazione cammina sempre con noi: ci alimentiamo e ci sperimentiamo continuamente. I prossimi dieci anni di CUBO saranno ulteriore sperimentazione. Andremo a Milano con una posizione di CUBO e anche lì partiremo con una nuova avventura educativa.

Quali sono i punti di forza di CUBO e quali gli elementi da portare a un livello successivo?

In futuro con CUBO vorremmo puntare sempre di più all’inclusività e all’accessibilità per aprire più strade alla cultura in generale. La battaglia più grande può essere combattere contro la superficialità del “mordi e fuggi” e la bulimia dell’informazione e della conoscenza anche in ambito culturale. Mantenere la barra su progetti di qualità e di contenuto che possano essere accolti in maniera più accessibile per poter tramandare un contenuto. Un altro obiettivo di miglioramento è abbassare il target di riferimento del nostro pubblico, la parte giovane fa un po’ più fatica ad accedere ai significati veicolati perché non è attratto, e questo ci riporta alla necessità di incisività.