Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è Presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con sedi a Torino e Guarene, presidente del Comitato delle Fondazioni Italiane Arte Contemporanea, nonché membro – tra le altre – di istituzioni come l’International Council del Museum of Modern Art di New York, dell’International Council della Tate Gallery di Londra, del Council of the Advisory dell’École Nationale Supérieure des Beaux- Arts di Lione. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è stata intervistata dal Direttore della Pinacoteca di Brera, Angelo Crespi, in occasione del convegno The Art Symposium tenutosi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma il 27 maggio 2024.
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è una delle donne più importanti del mondo dell’arte contemporanea e una delle figure più influenti dell’Art System mondiale, che da grande collezionista ha aperto una Fondazione che ha reso pubblico il suo lavoro. Che rapporto intercorre tra collezionismo e mercato?
Esistono collezionisti che collezionano ancora come si faceva negli anni passati, non solo per speculazione o status symbol, ma che lo fanno per passione, perché credono nell’arte e vogliono aiutare le nuove generazioni. Siamo tutti collezionisti che amano lavorare con i giovani. Non compriamo mai direttamente dagli artisti perché non penso sia corretto: è giusto che si compri nelle gallerie o nelle fiere. È vero che possiamo influenzare i prezzi sul mercato, ma allo stesso tempo non siamo noi a definire il valore. Io ho iniziato a collezionare film, video, installazioni, un media che sicuramente non ha un gran valore economico, ma credo che sono opere che possono essere esposte nei musei. Il collezionista che lo fa per passione ama la committenza, qualcosa che sembra che oggi sia sparito ma non è così.
Per me è stato fondamentale il passaggio da un ruolo di collezionista più passivo a uno più attivo che è quello dei rapporti con gli artisti che mi ha portato alla Fondazione. Io e il comitato svolgiamo anche un ruolo di committenza, come si faceva nei secoli scorsi, che è molto importante per aiutare e sostenere gli artisti nel loro percorso. Faccio parte di diversi Board come il Philadelphia Museum e abbiamo iniziato a comprare video. Da qui è nato un progetto con la stessa istituzione e ogni due anni commissionano, produciamo e co-acquistiamo opere di artisti che utilizzano il video; quindi, in questo senso il collezionista può avere il ruolo di influenzare ed entrare a fare parte della vita del museo.
È interessante vedere che molte gallerie che vendono opere di artisti affermati, vendono un’opera e ti chiedono di comprarne un’altra per un museo e questo certamente è un altro modo di sostenere il mondo dei musei. È giusto che esistano i musei dei privati: io la mia Fondazione non la uso come casa della mia collezione, ma non sono contraria al fatto che negli Stati Uniti o in Europa stiano nascendo tanti musei che nascono con le collezioni per la passione della collezionista, senza nulla togliere ai musei di stato. Quindi oggi il ruolo del collezionista è molto ampio: committente, può avere la sua collezione, continua ad avere una funzione importante.
Il suo impegno non si è limitato alla sua Fondazione ma alla costituzione di un comitato che raccoglie le fondazioni che si occupano di arte contemporanea. Il fare sistema è l’obiettivo per far ritornare l’arte anche all’estero, al di là delle politiche fiscali e di investimento dello stato.
Il comitato delle fondazioni è nato dieci anni fa. Si tratta di un comitato che vede collaborare diverse collezioni e fondazioni italiane. Siamo sparsi in tutto il territorio – la mia, Pistoletto, quella di Merz – arriviamo a Punta della Dogana con Palazzo Grassi a Venezia, Roma che è ricca di fondazioni, Napoli e poi Catania con Fondazione Brodbeck. Il comitato è nato perché siamo tutti collezionisti che abbiamo realizzato e voluto dagli anni ‘90 in poi essere più partecipi, aiutare e sostenere gli artisti del nostro Paese, essere attivi. Insieme ci siamo costituiti un comitato, nasciamo tutti collezionisti ma collezionisti che hanno poi deciso di aprire uno spazio al pubblico.
Abbiamo dunque un ruolo istituzionale e museale, con una sede in cui realizziamo mostre o commissioniamo opere e soprattutto facciamo tanta educazione e formazione perché questo è davvero importante. Dobbiamo avvicinare un pubblico sempre più ampio e possiamo farlo solamente se educhiamo: abbiamo bambini che dai due anni in su vengono a fare laboratori ed è importantissimo. Con questo comitato abbiamo iniziato a interloquire prima con il Mibac ora con il Mic, firmando un protocollo di intesa e abbiamo un progetto che si chiama “Belpaese” e di cui sono molto fiera.
Questo progetto ha l’obiettivo di creare un network fra curatori di tutto il mondo e artisti italiani: due volte all’anno in due città dove ci sono sedi delle nostre fondazioni, invitiamo cinque direttori, curatori di musei e dieci artisti italiani a incontrarsi e dialogare. I curatori hanno così il tempo e l’opportunità di conoscere i giovani artisti per far sì che i nostri talenti italiani abbiano un’occasione per farsi conoscere. In Italia e Spagna ho dato vita a questo programma di curatori stranieri: giovani curatori che hanno appena terminato nelle più prestigiose scuole curatoriali del mondo viaggiano in questi due paesi e alla fine del loro viaggio artistico, curano una mostra con gli artisti spagnoli e italiani conosciuti.
Il compito più importante per il Presidente di una Fondazione è quello di dare una maggiore visibilità agli artisti, senza dimenticare il ruolo dei curatori, dei galleristi e dei direttori, perché senza di loro il sistema non lo facciamo. Mi piacerebbe riuscire a lavorare con le accademie perché è proprio lì che gli artisti del futuro si formano. Abbiamo un patrimonio meraviglioso da continuare a preservare ma anche a fare crescere.
*L’articolo è stato pubblicato su Inside Art #132, special issue dedicato agli Atti del convegno The Art Symposium tenutosi il 27 maggio 2024 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.