Meteore Fest, lo spazio queer e inclusivo fra Roma e Milano

Meteore è un festival di trasformazione sociale e culturale, tra installazioni, performance, presentazioni, laboratori di arte partecipata e workshop

Dopo la parentesi romana conclusasi il 15 giugno, Meteore Fest – piattaforma per voci emergenti e affermate della scena contemporanea – arriva a Milano, dal 21 fino al 29 giugno 2024: lo spazio è queer, organizzato da TWM Factory e BASE Milano e ha come obiettivo la costruzione di un ponte tra due centri culturali ibridi: Roma Smistamento e BASE Milano.

Come affermano i curatori Carlo S. Battisti, Nicola Brucoli e Federico Sacco, «Meteore Fest è un’esperienza che attraversa lo spazio, il tempo e i corpi, si stratifica nei luoghi che lo ospitano, così come nelle menti di chi vi partecipa. Un festival che non si limita alle performance o ai dibattiti, ma vuole svilupparsi negli spazi interstiziali, nei momenti tra un happening e l’altro, nei rapporti umani che offrono l’opportunità di trasformare l’ordinario in straordinario, per ripensare gli ambienti comuni attraverso la scia del pensare queer».

Gli artisti e le artiste selezionati per questa edizione riflettono su come il fare-queer possa costruire spazi nuovi che tengano conto delle diversità e che le valorizzino nel rispetto dell’altro, umano, animale, vegetale o artificiale. Gli atti performativi e installativi lasceranno un’impronta nello spazio stratificando non solo le opere, ma anche le storie personali e collettive che queste rappresentano.

Se durante la rassegna di Roma è stata presentata la mostra The Queer Architect – A selection dell’omonimo collettivo, fra opere che dialogano con gli spazi contemporanei e una riflessione critica sul ruolo dell’architettura nella nostra vita quotidiana, a Milano si prospetta un palinsesto davvero ricco e connotato da forte internazionalismo, con Sarina Scheidegger e Bora Murmure e Leslie Kern. Tra le tante personalità partecipanti, Eleonara Sabet, il collettivo Falive e l’artista e attivista Elena Zecchin.

«Nelle nostre riflessioni, il festival si immerge in una nuova dinamica di pensiero e azione. Quest’anno abbiamo deciso di focalizzarci sulle pratiche performative: crediamo che questo sia lo spazio in cui l’arte supera la contemplazione, trasformandosi in un momento di partecipazione, attivazione e riflessione. Un catalizzatore per le comunità, un anelito di mutazione del pensiero basato sull’archetipo dei safe space, luoghi di rispetto della diversità cari a tutta la comunità LGBTQIA+» afferma Carlo Settimio Battisti, curatore e direttore artistico del festival.

info: https://ultraqueer.it/ 

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