Una esposizione che intende restituire libertà, calore e carnalità delle tormentata personalità della poetessa Patrizia Cavalli, nell’Olimpo delle più grandi contemporanee italiane. Il sospetto del paradiso – questo il titolo della mostra visibile sino al 25 agosto 2024 al MACRO – ricostruisce con estrema delicatezza il ritratto di una figura cardine della poesia del secondo Novecento, colei che «le mie poesie non cambieranno il mondo», e che il mondo non lo hanno cambiato davvero, ma chissà, anche solo per un attimo, l’animo di chi, quelle brevi epifanie le ha lette, forse sì.

Oltre 200 fotografie di Lorenzo Castore, su pellicola rigorosamente bianco e nero, scattate nella casa della poetessa in Via del Biscione vicino a Campo de’ Fiori, due mesi dopo la sua morte documentano ed evocano per un’ultima volta ancora gli interni ormai disabitati ma ancora vissuti di inquietudine e tensione emotiva, «promessa e nostalgia». Un mondo intimo, domestico e materico seppur ormai inesistente, nel racconto di un qualcosa che è stato e che purtroppo non sarà più, eppure continuerà ad essere. Un involucro fragile da rompere piano piano, per entrare in punta di piedi nel suo turbato e affascinante universo poetico.

Si aggiungono alcuni progetti editoriali – tra cui anche saggi per cataloghi d’arte -, una sezione di manoscritti e dattiloscritti che confermano la sua raffinata tecnica scrittoria, una teca posta al centro della sala con annotazioni di pensieri su ritagli di carta e un video del regista Gianni Barcelloni nella serie Il navigatore. Ritratti di scrittori in cui Patrizia Cavalli legge le sue poesie attraversando, indomita e leggera, la propria casa.

Una mente, quella della poetessa, permeabile, curiosa, sempre in procinto di scoprire e scovare qualcosa di remoto, lontano e che forse non è mai esistito: un incessante fluire di parole in un esporsi vulnerabile, senza alcuno scudo o artificioso costrutto nell’affrontare il mondo e quel legame con quella vita «meravigliosa» costruito giorno dopo giorno, senza nessuna remora o frettoloso giudizio. E poi una condanna, quella di essere umana, sempre disposta ad accogliere, con la riservatezza e l’eterna sensibilità delle sue poesie. «Cosa non devo fare/per togliermi di torno/la mia nemica mente: ostilità perenne/ alla felice colpa di esser quel che sono/ il mio felice niente».
Dal 30 maggio al 25 agosto 2024
MACRO, Roma
info: macro.it