Keith in Rome, il libro illustrato di Marco Petrella racconta l’arrivo di Keith Haring nella Capitale

In un volume per Tic edizioni Petrella racconta storie di graffiti, di curatori dimenticati e di ragazzacci di strada tra NY e Roma

courtesy immagine Daniele Tozzi

“Tutti i bambini sono artisti.
Il problema è come restare artisti una volta cresciuti.”

(P.Picasso)

Un diario di viaggio di Keith Haring a Roma nel 1984, in occasione della mostra Arte di Frontiera – New York Graffiti, nata dagli studi di Francesca Alinovi, la curatrice, storica e critica militante più dimenticata nella storia dell’arte, per essere spesso ricordata come la vittima del “delitto della musa del DAMS”, colpita nella sua abitazione a Bologna da 47 pugnalate nel giugno del 1983. 

Francesca viaggia spesso a New York, dove tra East Village e Bronx va alla ricerca di nuovi talenti. “Questi artisti (…) sono i nuovi kids di New York: ragazzacci dall’aria sbeffeggiante e gentile, che insozzano di segni e graffiti la città ma si presentano in bella mostra anche nelle gallerie, e attraversano come bande guerriere i quartieri più luridi di New York partecipando poi come ultima fashion ai parties più eleganti e esclusivi” (Francesca Alinovi, a cura di Matteo Bergamini e Veronica Santi, postmedia books, Milano, 2019, pag. 192).

Tra i “nuovi kids” c’è Keith Haring, che a Roma realizza il murales sulla facciata laterale del Palazzo delle Esposizioni, sotto gli occhi ammirati di tanti giovani che scattano fotografie e ricevono in omaggio bozzetti e autografi, dimostrazione della sua infinita generosità. 

Uno di loro è Marco Petrella, che ha parcheggiato la sua inseparabile (già allora) Vespa ai piedi della scalinata, e oggi ci racconta i momenti più belli delle giornate romane di Haring.

Tutto inizia a New York dove Keith sta dipingendo nel suo studio. Riceve l’invito di Francesca a partecipare a una mostra in Italia e in un attimo si trova sull’aereo per Roma. E così inizia a girare per la Città Eterna, mangia un gelato al Colosseo, visita Castel Sant’Angelo, Campidoglio e Cappella Sistina, cammina tra le cacche di cani sui marciapiedi e i gatti a Piramide, ripercorre le strade di Roma sulla vespa di Cary Grant e Audrey Hepburn, va in skateboard su è giù per i sette colli e finalmente arriva a Palazzo delle Esposizioni.

E qui vive la grande emozione di dipingere a cielo aperto, fino a quando arriva un vigile a fermarlo e, dopo qualche anno, il Decoro Urbano a cancellare il murale dalla scalinata di Palazzo delle Esposizioni. 

Concludo il viaggio a Roma passando dalle illustrazioni di Marco alle parole di Keith: “Francesca è la prima italiana che io abbia incontrato a New York (…) Era, credo, l’unica tra i critici che io abbia incontrato ad afferrare ciò che stava accadendo a New York (…) Mi manca Francesca, ma soprattutto mi è mancata in Italia, perché so che sarebbe stata con me alla mostra.” (Keith Haring, Diari, Milano, Mondadori, 1991, p. 109).

Se Francesca e Keith fossero rimasti in vita, forse sarebbero riusciti a impedire che il murales di Palazzo delle Esposizioni venisse cancellato nel 1992, in occasione della visita a Roma del Presidente URSS Gorbaciov.

Oggi Francesca avrebbe 86 anni, Keith 76, entrambi sarebbero certamente rimasti “artisti una volta cresciuti”, mantenendo lo spirito ludico e l’entusiasmo delle opere dei “nuovi kids” nella New York degli Anni 80, che oggi ritroviamo nelle tavole di Marco. 

Marco Petrella, Keith in Roma, Collezione Elastica, Tic Edizioni, Roma 2024