La storia della Collezione d’Arte Renault andrà incontro a un cambiamento importante nel prossimo futuro. Parte delle opere di artisti contemporanei, che la casa automobilistica iniziò ad acquistare alla fine degli anni Sessanta, sarà infatti venduta da Christie’s nell’asta parigina del 6 giugno. L’evento sarà l’occasione per ripercorrere le vicende di una collezione che, esposta nei locali dell’azienda, ha avuto un ruolo chiave nell’avvicinare l’arte ai lavoratori.
Oltre alla serata di Parigi, durante la quale verranno messe all’asta 33 opere della collezione stimate tra i 4,5 e i 6,3 milioni di euro, è prevista anche una vendita online – dal 30 maggio al 7 giugno – dedicata a trenta lavori su carta dell’artista Henri Michaux.
Il progetto della Collezione d’Arte Renault ha preso il via su impulso di Claude-Louis Renard, tra i ranghi dirigenziali della casa automobilistica. Sostenuto dall’amministratore delegato dell’epoca, Pierre Dreyfus, Renard ha portato l’azienda ad acquistare opere d’arte contemporanea realizzate da artisti francesi e stranieri, tra cui Jesús Rafael Soto o Julio Le Parc. Nel corso di un ventennio circa, tra il 1967 e il 1986, Renault ha raccolto più di 500 opere, disposte tra gli ambienti dell’azienda.
La vendita del 6 giugno include opere di Victor Vasarely, Niki de Saint Phalle e Jean Fautrier, ma anche di Jean Dubuffet, Jesús-Rafael Soto, Julio Le Parc e Jean Fautrier, oltre a una serie di lavori legati ala storia dell’automobile. «Abbiamo selezionato le opere in modo da non smembrare i gruppi esistenti. Ad esempio, la collezione comprende 53 opere di Vasarely, di cui ne vendiamo solo tre», ha spiegato Paul Nyzam, responsabile della vendita da Christie’s.
Tra gli esemplari più quotati, Lice tapisse e Le Moment critique (site avec deux personnages) di Jean Dubuffet, rispettivamente 1-1,5 milioni di euro e 600-800mila, ma anche Grand Amarillo di Jesús-Rafael Soto e Untitled di Robert Rauschenberg, entrambi stimati 180-250mila euro. Obiettivo attuale della Renault oggi non è però quello di abbandonare l’esperienza collezionistica iniziata negli anni Sessanta. Al contrario, la casa automobilistica ospiterà un nuovo fondo di dotazione per l’arte, la cultura e il patrimonio e si concentrerà sull’acquisto di opere di street art.