L’eleganza silenziosa di Bai Ming arriva alla GNAM di Roma

La direttrice della GNAM Cristina Mazzantini ha presentato la prima mostra italiana su Bai Ming, artista dalla ricerca delicata e spirituale

Bai Ming. At the Crossroads of Worlds è la prima personale in Italia dell’artista cinese contemporaneo Bai Ming, visibile fino al 30 giugno. Presentata oggi la conferenza stampa alla GNAM con la direttrice Renata Cristina Mazzantini che ha introdotto gli ospiti e l’artista: Simone Todorow ceo di MondoMostre Catherine Kwai, fondatrice della Kwai Fung Hin Gallery e il curatore della mostra Jean Louis Andral, nonché direttore del Musée Picasso Antibes.

Renata Cristina Mazzantini ha ribadito l’importanza degli scambi interculturali, con l’augurio che si possano intensificare i rapporti tra artisti cinesi e italiani grazie sopratutto ad una istituzione come la GNAM, sempre più propensa a promuovere l’arte nazionale anche all’estero. «L’operazione di Bai Ming – ha spiegato – è una operazione di contraltare che permette di conoscere l’arte contemporanea cinese qui in Italia. Già nel 2021 diversi capolavori della GNAM sono infatti stati esposti in Cina». Emblema di questa sintesi culturale, in grado di rivoluzionare non solo l’arte ma anche il linguaggio, è un aneddoto che la direttrice ha raccontato, poichè «grazie alla mostra di Giorgio Morandi in Cina, il particolare colore utilizzato dall’artista è stato coniato nella lingua cinese».

Le 80 opere esposte ripercorrono la produzione di Bai Ming tra ceramiche, dipinti ad inchiostro e installazioni che ne riassumono i 30 anni di attività, in un “crocevia di mondi” lontani e vicini da lui stesso ricercati per costruire le molteplici sfumature di un’arte molto più complessa della sua apparente forma visiva. «Un incrociarsi di tanti mondi e diversi modi espressivi, da qui il titolo della mostra. Non a caso poi, alcune sue opere ricordano l’arte di Picasso e Fontana» ha specificato Jean Louis Andral. Proprio come loro il maestro è riuscito a far scaturire il bello dalla assoluta semplicità: un potente minimalismo decorativo racchiuso nell’eterna delicatezza della porcellana in una identità ramificata tra spirituale e contemporaneo. L’artista infatti ha affermato che «la comprensione del mondo artistico italiano in Cina va ben oltre l’immaginario collettivo: non solo l’arte rinascimentale del passato ma anche e sopratutto il contemporaneo, da Fontana, Morandi, Palladino fino ai nostri giorni».

Antiche creazioni rivisitate in un moderno molto più attuale, in una esposizione che apre sicuramente a nuove ed inimmaginabili realtà, che acquistano un forte valore estetico. Una fusione di linguaggio orientale e una poetica mutevole, forse incoerente, ma estremamente creativa: motivi astratti ispirati alla natura che quasi sembrano stridere con la matericità possente delle sue ceramiche. Pietre, acqua increspata, motivi floreali: un naturalismo che con innata delicatezza si posa sul candore delle sue porcellane e non solo. E una serie di domande che inevitabilmente scaturiscono dall’arte del maestro: «è possibile creare un’arte cinese contemporanea partendo dalla tradizione? È possibile creare una nuova tradizione partendo da materiali esistenti?»

Sorprendente l’entropia che scaturisce dai suoi materiali, generando contrasti armonici ma eternamente in bilico tra concreto e astratto, luci e ombre in grado di trascendere ogni confine di tempo e spazio. Un’arte che si staglia da ogni funzionalità, impossibile da confinare. Bai Ming ha abbandonato l’idea di appartenere a qualche corrente artistica, di creare qualcosa di prettamente formale o funzionale. Ciò che importante sono «i sentimenti dell’artista nei confronti del mondo, perchè la forza dell’arte sta nell’andare oltre le differenze culturali». E ancora, in un mondo così freneticamente pieno, le sue creazioni ci ricordano l’importanza del vuoto, di una quiete silenziosa ed elegante e di una storia senza tempo e senza spazio, che con leggerezza, ci porta lontano.

Dal 24 aprile al 30 giugno 2024
GNAM, Roma
info: gnam.it

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