Il Padiglione Venezia è un intimo viaggio tra pittura e poesia

Il percorso espositivo del padiglione in Biennale è opera dell'artista Pietro Ruffo: l'atmosfera si arricchisce con i versi del poeta Franco Arminio

Sestante domestico è il titolo dell’esposizione del padiglione Venezia presentato a questa 60esima Biennale. Un alternarsi suggestivo di poesia e pittura, con i versi del celebre poeta Franco Arminio che accompagnano chiunque – paradossalmente – abbia voglia di perdersi al suo interno. Il sestante infatti è in realtà uno strumento ottico utilizzato dai marinai, che anticamente serviva per orientarsi: accostato al termine “domestico” acquisisce ovviamente un significato più intimo, confidenziale. Perdersi con orientamento, essere consapevoli della propria condizione, ed è proprio questo che il padiglione vuole trasmettere: una esplorazione di sé, di una condizione non geografica, un incessante ricerca di risposte che scaturisce da dentro e che implica l’ascoltarsi, in silenzio.

 «Il mondo è pieno di azioni e di produzioni: ovunque abbiamo posato cemento, plastica e asfalto, in giro ci sono moltissimi oggetti e pochissimi pensieri, ma questo non fa stare bene. È il tempo della poesia. La poesia intesa come preghiera per ritrovarci assieme nella casa del mondo, un mondo brutalizzato dall’assenza del divino, del mito, del simbolico» ha raccontato Franco Arminio.   «Più che continuare a trasformare il mondo bisogna riprendere a pensarlo, a interrogarsi sul senso del nostro stare qui. Oggi la poesia deve uscire dai suoi luoghi canonici, dalle nicchie per addetti ai lavori. La poesia deve letteralmente essere vista, deve essere poggiata per strada, negli edifici pubblici, nei locali dove si radunano le persone».

Il padiglione ospita diversi giovani artisti – come Gaia Agostini Safet Zec e Besnik Lushtaku – e la loro personalissima visione tematica. Tra questi anche il romano Pietro Ruffo che presenta L’immagine del mondo. L’artista infatti realizza opere su disparati supporti, mediante cui analizza tematiche più contemporanee mettendo in dialogo riferimenti del passato con la più stringente contemporaneità. In questo caso le sue installazioni site-specific sono ispirate all’atmosfera della Biblioteca Marciana e ai meravigliosi tesori che custodisce. Due grandi globi e una imponente libreria: da un lato la terra, metafora di scoperta, viaggio e contaminazione culturale; dall’altra il cielo e il desiderio di andare oltre i propri limiti, perfettamente in linea con la poetica di questa Biennale, luogo di Stranieri Ovunque.

info: biennale.org

Articoli correlati