La storia del collettivo teamLab è cominciata più di vent’anni fa, nel 2001. Dopo aver toccato le più diverse città del mondo con il proprio format espositivo, che unisce arte digitale e installazioni immersive in uno spazio “senza confini”, il lavoro del collettivo ha trovato una nuova sede a Jeddah, in Arabia Saudita.

Il nuovo progetto, che si inserisce in un programma di rinnovo della città promosso dal Ministero della Cultura saudita, porterà il teamLab Borderless sulle rive della laguna di Al-Arbaeen. Lo spazio, che si affaccerà sul Mar Rosso e sul centro storico di Jeddah, esporrà oltre cinquanta opere interattive, tra cui alcune già note, come Borderless World, Athletics Forest e Future Park, e altre realizzate appositamente per il nuovo museo “senza confini”, che per la prima volta porterà in Medio Oriente un concept espositivo all’insegna della contaminazione. Le installazioni, infatti, entreranno e usciranno dalle sale, dando vita a uno spazio interattivo e proponendo al pubblico un’esperienza immersiva.
«Il concetto di teamLab Borderless è che tutto esiste in una continuità senza confini», ha chiarito Toshiyuki Inoko, il fondatore del collettivo teamLab. «Il nostro lavoro si basa sull’accumulo continuo di conoscenze umane nel corso della storia. Per questo motivo è molto significativo per noi essere in grado di aprire il teamLab Borderless a Jeddah, proprio accanto a un sito del patrimonio culturale mondiale».

Il nuovo museo sorgerà infatti in un luogo che l’UNESCO ha riconosciuto come patrimonio mondiale. L’intento del collettivo si spiega allora, in questo caso, nell’integrazione non solo tra spazi, ma anche tra epoche, dando vita a una contaminazione cronologica capace di esaltare l’antichità e le conoscenze arcaiche che hanno portato alla costruzione della stessa città ospitante. «Sperimentando teamLab Borderless – ha aggiunto il fondatore – ci auguriamo che le persone saranno in grado di muoversi tra il passato e il presente perfettamente interconnessi, e di immaginare un futuro ideale».