Sarà visitabile fino al termine del mese di giugno la nuova mostra promossa da Palazzo Reale a Milano, dal titolo Cézanne/Renoir. Capolavori dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay, inaugurata il 19 marzo e curata da Cécile Girardeau (conservatrice del Musée d’Orsay) e dallo storico dell’arte Stefano Zuffi.
A centocinquanta anni dalla prima mostra impressionista, che ha avuto luogo nel 1874 presso lo studio parigino del fotografo Nadar, Palazzo Reale propone un’esposizione di opere provenienti dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay, che pone in dialogo reciproco due delle figure di maggior rilevanza non solo per la corrente impressionista ma anche per i successivi sviluppi artistici del primo Novecento.
Colleghi e amici (i primi contatti avvengono nel 1862), Paul Cézanne e Pierre-Auguste Renoir sono infatti stati definiti “capiscuola” di una pittura al contempo classica e moderna, come viene ricordato anche nella prima sala della mostra, già dal collezionista e mercante Paul Guillaume, dalla cui raccolta d’arte proviene la maggior parte delle opere fornite a Palazzo Reale per questa esposizione.
Il percorso, costituito da una cinquantina di opere, si articola in diverse sale tematiche, ciascuna delle quali approfondisce un elemento della vita o della produzione dei due artisti (la biografia, la pittura en plein air, la natura morta, il rapporto con la famiglia, l’amicizia reciproca, l’influsso esercitato sull’arte successiva), intessendo un serrato e continuo confronto tra le rispettive tele.
Nonostante solo la penultima sala sia esplicitamente intitolata Renoir e Cézanne vis-à-vis, esponendo fianco a fianco opere dei due artisti accomunate da medesimi soggetti (le bagnanti, un paesaggio naturale, nature morte floreali e con frutta) per evidenziarne analogie e differenze stilistiche, questo approccio costituisce in realtà l’impostazione data all’intero percorso espositivo. L’allestimento infatti, fin dalla seconda sala che pone a confronto le biografie dei due artisti, attribuisce un diverso colore a ciascuno (azzurro per Cézanne, rosa per Renoir) in modo che in ogni spazio, le pareti dedicate all’uno o all’altro risultino fin da subito distinguibili.
Partendo dunque da premesse comuni legate alle novità impressioniste, Renoir e Cézanne sviluppano un approccio estremamente personale e immediatamente riconoscibile, che risulta ben identificabile, per esempio, nelle loro opere di paesaggio, alle quali è dedicata la sala più ampia dell’intera esposizione. Entrambi adottano la pratica pittorica en plein air ma mentre Renoir sceglie uno stile più morbido e delicato, con tocchi di colore rapidi e dalle tinte vivaci (un esempio tra tutti, Il pero inglese, 1873 ca, che riecheggia le atmosfere della scuola di Barbizon, nei pressi di Fountainbleau), Cézanne si dedica a una pittura caratterizzata da strutture decisamente più massicce e geometriche, spesso priva di figure umane e costruita come se fosse una sorta di quinta teatrale, con alberi che incorniciano lateralmente la scena. Si veda, per esempio, Paesaggio con tetto rosso (Il pino a l’Estaque) che Cézanne dipinge tra il 1875 e il 1876.
Analoghe caratterizzazioni stilistiche si ritrovano anche nei ritratti o, più in generale, nella raffigurazione umana: colpisce a tal proposito il confronto tra Claude Renoir che gioca (1905 ca) di Renoir, con le forme morbide e rubizze del figlioletto di pochi anni che gioca con i soldatini, e Il figlio dell’artista (1880 ca) di Cézanne, in cui il busto del giovane è reso con una pulita nitidezza geometrica. In entrambe le pitture risalta la volumetria dei corpi rappresentati ma in maniera diversa: da una parte, tramite le pennellate cariche di colori caldi che fanno risaltare il bambino rispetto allo sfondo freddo e indeterminato; dall’altra, grazie ai contorni definiti delle forme, nette e geometriche.
Nonostante queste differenze, emergono però anche significativi punti di contatto. In primo luogo, pur rimanendo nell’ambito della pittura d’impressione, entrambi conferiscono una certa importanza anche al disegno, alle forme, oltre che al puro colore. In secondo luogo, tanto Renoir quanto Cézanne (ma in realtà questo è vero, più in generale, per tutti gli impressionisti) dimostrano una attenta conoscenza della storia dell’arte tradizionale, la quale emerge soprattutto nella scelta dei soggetti: entrambi si confrontano, per esempio, con il nudo femminile come dimostrato dalla presenza ricorrente delle bagnanti nelle loro tele.
È il caso di opere come Tre bagnanti (1874-75) di Cézanne, dal solido impianto triangolare, oppure Bagnante dai capelli lunghi (1895 ca) di Renoir, in cui la tridimensionalità del corpo della ragazza emerge delicatamente dal contrasto con lo sfondo etereo e indefinito; o ancora Nudo femminile disteso (1906-7) di Renoir, che tradisce senz’altro la conoscenza di modelli della pittura già storicizzata e ormai divenuta “classica” (la Venere di Urbino di Tiziano o la Maya desnuda di Goya) nonché di quella contemporanea (l’Olympia di Édouard Manet, 1863).
Proseguendo nella visita, all’incirca a metà del percorso, sono stati poi ricostruiti i due atelier degli artisti, in base alla documentazione relativa allo studio di Cagnes-sur-Mer (Renoir) e Jas de Bouffan (Cézanne). Si tratta di una installazione immersiva che ricrea gli effetti luministici che penetrano nello spazio dell’atelier nei vari momenti della giornata, ribadendo l’importanza dell’impressione così determinata negli artisti ma riconoscendo, al contempo, anche il ruolo centrale dell’atelier come luogo di creazione artistica e di apertura sul mondo, accanto alla pratica dell’en plein air impressionista.
In generale, la mostra si presenta come estremamente ricca e suggestiva, con soluzioni allestitive più innovative rispetto allo standard delle mostre di Palazzo Reale, grazie appunto alla scelta di inserire le ricostruzioni immersive degli studi degli artisti, con i loro giochi di luce, oppure di collocare all’inizio del percorso (tra la sala iniziale con il ritratto di Guillaume realizzato dall’olandese Kees van Dongen e quella con le biografie di Renoir e Cézanne) un corridoio costituito da pezzi di finestre traslucenti, insegne e assi di legno, in una sorta di grande collage percorribile che introduce il visitatore al percorso espositivo. Una soluzione sicuramente suggestiva e piacevole per il grande pubblico (ironica, per esempio, la scelta di inserire una piccola insegna con la scritta “Toilette” proprio in corrispondenza della porta che effettivamente conduce ai servizi igienici di Palazzo Reale) ma forse più che altro estetica, senza un vero e proprio significato nell’economia dell’intera mostra (comunque, non per questo poco gradita).
Superato il corridoio, si entra dunque nel vivo dell’esposizione che termina con un’ultima sala dedicata agli eredi novecenteschi di Renoir e Cézanne: qui si trovano due opere di Pablo Picasso, Grande natura morta (1917) e Grande nudo con drappeggio (1923), comparate rispettivamente con Mele e biscotti (1880 ca) di Cézanne e Nudo femminile sdraiato (1906-7) di Renoir. L’obiettivo è naturalmente quello di voler ribadire il loro ruolo di capostipiti (segnalato peraltro già nella prima sala del percorso, dedicata a Paul Guillaume, come precedentemente ricordato) rispetto alle sperimentazioni delle Avanguardie di primo Novecento o, come si legge nella pagina web dell’esposizione, “la mostra si completa con la sezione che documenta quanto decisivo sia stato l’impatto e l’influenza che i due ebbero sulla successiva generazione di artisti, attraverso il confronto tra due opere di Cézanne e Renoir con due dipinti di Pablo Picasso.”
Forse un solo raffronto, con un unico artista (per quanto centrale per l’arte del ‘900 come lo è stato appunto Pablo Picasso), può risultare un po’ poco, addirittura insufficiente per rendere davvero l’idea dell’ampia portata che l’arte di queste due figure ha avuto sugli sviluppi avanguardistici tra fine XIX e inizio XX secolo, ma – forse – questa sala ha semplicemente lo scopo di fare da ponte tra questa mostra e la successiva in programma a Palazzo Reale, dal 20 settembre 2024 al 2 febbraio 2025, dal titolo Picasso lo straniero. Un piccolo assaggio, dunque, uno spoiler, di quello che si potrà vedere prossimamente, più che una vera e propria rappresentazione dell’“eredità novecentesca” di Renoir e Cézanne ma comunque emblematica di quella stilizzazione della forma che, prendendo le mosse dalla celebre frase di Cézanne «Tutto in natura si modella sulla sfera, il cono e il cilindro; bisogna imparare a dipingere queste semplici figure, poi si potrà fare tutto ciò che si vuole», porterà al Cubismo di Braque e dello “straniero” Picasso.
Cézanne/Renoir. Capolavori dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay
fino al 30 giugno 2024
Palazzo Reale – Piazza Duomo 12, Milano
info: palazzorealemilano.it