Italo Calvino e Thom Yorke, anime diverse ma stessa casa

La casa di Italo Calvino in Campo Marzio è diventata rifugio di arte e musica per Thom Yorke, frontman dei Radiohead e Dajana Roncione

Italo Calvino, uno dei narratori italiani più importanti del ‘900 e Thom Yorke, frontman dei Radiohead e icona della musica rock, sembrerebbero apparentemente non avere proprio nulla in comune. In realtà, l’attico abitato dallo scrittore scomparso nel 1985, è ora diventata la dimora del cantante e dell’attrice Dajana Roncione, sua moglie dal 2020. Sarebbe stato esaudito il desiderio di Italo Calvino, che stando alla figlia Giovanna che ora vive a New York, avrebbe espresso il sogno di vedere la sua amata casa abitata da altri artisti. Un passaggio di testimone non da poco, dalla letteratura, al cinema e alla musica in una dimora che si è trasformata in un prezioso scrigno di arte, che racchiude tutte queste sfumature.

L’abitazione si trova a Roma, precisamente nella zona di Campo Marzio. Qui, Thom Yorke e Dajana Roncione sono riusciti a trovare il loro habitat perfetto, un rifugio sicuro, una casa gentile e sicuramente, con un animo artistico. L’appartamento si trova un palazzo romano tipico dell’800: un attico su due piani, di circa 350 metri quadrati, con una decina di stanze e circondata da terrazza con panorama mozzafiato. Durante la fase di ristrutturazione, in una casa che sembrava cristallizzata nel tempo, i nuovi proprietari hanno cercato in tutti i modi di preservare l’anima dello scrittore e il segno indelebile del tempo. La sua zona lettura, fonte di ispirazione, dove era solito leggere e scrivere è stata per questo motivo mantenuta intatta, così come la sala biblioteca dove innumerevoli vinili hanno sostituito le infinite pile di libri.

Il progetto è stato affidato all’architetta bolognese Serena Mignatti, direttrice artistica di Fuksas e firma di numerose residenze di lusso. Sono stati utilizzati materiali naturali e privi di impatto ambientale, con una serie di soluzioni sostenibili coniugate ad un’alta tecnologia: il risultato è quello di ambienti spaziosi, luminosissimi, che riescono a reinterpretate e raccogliere l’eredità passata in chiave ironica e contemporanea. E, proprio come a chiusura de Le Città Invisibili «cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio», in un mondo sempre più caotico, sono riusciti – proprio come Calvino avrebbe voluto – a dare spazio all’arte e farne casa, rifugio prezioso.