Che cosa potrebbe mai avere in comune la techno con il Colosseo – sarebbe lecito chiedersi – ma da mercoledì 13 marzo, la scena musicale e culturale di Berlino, è ufficialmente entrata nella lista dei patrimoni UNESCO. L’inserimento del genere all’interno del prestigioso elenco che ha il doveroso compito di preservare «la ricchezza di conoscenze e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra», è stato un grande traguardo per tutti gli appassionati e anche per tutto il mondo professionale che si cela dietro: produttori, artisti, gestori dei club, organizzatori di eventi a Berlino e non. La candidatura infatti, era già partita nel 2021, da un collettivo del “mondo della notte”. Tra i firmatari della avanguardistica proposta compariva, oltre a famosi dj, anche l’associazione Rave The Planet (un tempo Love Parade) e il duo fondatore, il Dr. Motte.
Inoltre, ci sono stati ben altri 5 nuovi ingressi nella lista del patrimonio immateriale UNESCO tedesco: la tradizione canora di Finsterwalde, la parata invernale bavarese “Kirchseeon Perchtenlauf”, lo stile di cucitura degli arazzi della regione dell’Assia, il sidro di mele Viez e l’alpinismo in Sassonia. «Che si tratti di sottocultura o di artigianato tradizionale, tutto questo fa parte della ricchezza culturale del nostro paese», ha dichiarato Claudia Roth, Ministro per la Cultura del governo tedesco. La più grande sorpresa però, rimane quella per la musica techno: il genere musicale, super in voga anche in Italia e ultimamente anche in campo artistico, è spesso al centro di critiche e a volte additato come qualcosa ai limiti del legale, ma da sempre forte veicolo di proteste. Si pensi alla recenti manifestazioni a Parigi sulla riforma delle pensioni e in difesa dell’ambiente, dove i manifestanti l’hanno utilizzata per attirare maggiore attenzione, o ancora al suo impiego durante le coreografie nel contesto femminista e sindacale.