L’Espresso, Chiara Ferragni in copertina divide l’opinione pubblica

Chiara Ferragni finisce tra i 'mostri' de L'Espresso. Facciamo il punto sulla cover in uscita l'8 marzo e sulla storia iconografica del magazine

Fa discutere la nuova copertina del settimanale L’Espresso. Il numero in uscita nella Giornata Internazionale della Donna sbatte in prima pagina una Chiara Ferragni nei panni di Joker, l’iconico clown nemico di Batman. Se il tempismo può far discutere, è pur vero che i settant’anni di storia del magazine sono stati scanditi dalle copertine più dissacranti del giornalismo italiano.

“Una rete ingarbugliata di società, una girandola di quote azionarie. Tra partner ingombranti, manager indagati e dipendenti pagati poco. L’influencer è a capo di un impero economico dove la trasparenza non è di casa”. Questa l’anteprima dell’articolo in uscita l’8 marzo lanciata.

“È uno sfregio, e non solo al viso di Chiara Ferragni. Io, da donna, mi sento sfregiata. L’Espresso è una rivista di attualità e mi disgusta pensare che il racconto dell’attualità debba passare attraverso lo scherno feroce”, “questa copertina è davvero di una violenza inaudita”, ma anche “copertina perfetta” e “L’Espresso fa cover dissacranti da anni. Chiara Ferragni non è certo la prima in questo. Ma come sempre io volgerei l’attenzione all’argomento piuttosto che all’immagine”. Così si legge sul web in una pioggia di commenti contrastanti, tra cui le immancabili dichiarazioni di Selvaggia Lucarelli.

Il caso Ferragni è scoppiato a dicembre. Prima del Pandoro-Gate, l’impero dell’imprenditrice digitale non accennava a traballare, mentre dall’indagine dell’Antitrust il mondo dei media ha dato voce a quanto per anni non ha commentato. E la nuova copertina de L’Espresso ne è il risultato, approdando in edicola in un giorno emblematico, l’8 marzo, quasi a significare quanto possa essere immediata la caduta di una donna al potere.

Al contempo, la storia iconografica del magazine settimanale è per definizione dissacrante. Basti ricordare il Berlusconi-vampiro, tra le numerose cover dedicate al Cavaliere, o la donna incinta messa in croce nel 1975 con il titolo “Aborto Proibito”. O ancora, al “Uomini e no” con Aboubakar Soumahoro, sindacalista e deputato di origine ivoriane, da un lato e Matteo Salvini dall’altro. In una storia di copertine d’impatto, quella di Chiara Ferragni nei panni di Joker pare appropriata. Ma, accanto al tempismo, a far discutere è forse la velocità con cui l’imprenditrice digitale stia declinando e come i media ne stessero attendendo la caduta.

Va aggiunto alla polemica un altro dato. Per il caso Ferragni un’immagine dissacrante è ben più lesiva di un articolo d’inchiesta. Veicolo di contenuti fruibili in modo più diretto, l’immagine regna sovrana sui social network, campo d’azione privilegiato dell’imprenditrice digitale. Interprete di un mondo in crescita continua, Ferragni ha fatto delle immagini uno strumento di storytelling. E nel quadro di una vita-lavoro presentata al mondo con questi strumenti, la sua immagine mescolata con le sembianze di un clown sarà ricordata. Se “il medium è il messaggio”, come scriveva Marshall McLuhan, allora L’Espresso ha colpito nel segno, creando una contro-narrazione con lo stesso mezzo con cui Chiara Ferragni ha sempre presentato se stessa.

Immediata la risposta di Chiara Ferragni, che valuterà “ogni tipo di azione legale”. I legali dell’imprenditrice, come si legge in una nota, hanno infatti “diffidato l’editore de L’Espresso dalla pubblicazione, prevista per l’8 marzo, del numero che ritrae la propria assistita in copertina con le sembianze di Joker, riservandosi ogni ulteriore azione anche all’esito delle verifiche sul contenuto dell’articolo” e “contestano la portata gravemente diffamatoria e lesiva dell’uso fatto in copertina dell’immagine della propria assistita palesemente denigrata e svilita proprio nel giorno in cui la donna dovrebbe essere celebrata”.