Eugenio Tibaldi, in occasione di questa prima Biennale maltese, ha realizzato un nuovo lavoro dal titolo Informal Inclusion, curato da Francesca Guerisoli e Nicolas Martino. La sede del Padiglione Italia sarà a Kalkara presso Villa Portelli, antica dimora storica recentemente restaurata. L’intento del progetto è quello di esplorare le infinite dinamiche dell’inclusione, attraverso luoghi che in realtà sono marginali e circoscritti, proprio come i confini della sede espositiva. Gli spazi della villa vengono decostruiti e privati della loro temporalità, quasi eternizzati: nessun tempo ha più dignità dell’altro, ma si mettono invece in luce i tempi delle varie vite che la hanno attraversata negli anni.
Eugenio Tibaldi esplora le tematiche dell’immigrazione, della cultura contemporanea e dell’economia, indagando le interconnessioni che si instaurano fra queste realtà, talvolta più fragili di quanto si pensa. L’installazione rimanda al rapporto contrastante tra bene e male, cercando di far emergere storie nascoste – come la rivelazione della violenza coloniale contemporanea legata ai processi migratori – e svelando quindi i traumi di una storia che spesso viene rimossa.
Informal Inclusion intende creare consapevolezza sulla storia attuale dell’Europa e del Mediterraneo, attraverso la coscienza di chi riconosce e comprende l’importanza della marginalità. L’artista torinese concentra tutta la sua ricerca sull’estetica marginale, in continuità con le tematiche di questa Biennale. La poetica del margine è per lui una profonda analisi sulle dinamiche che governano tutto ciò che al margine in realtà si trova: un brivido di instabilità che rende viva la sua arte, nel momento in cui talvolta l’immobilità di un punto centrale, non è poi così intrigante.