Addio a Paolo Taviani, poeta del cinema con il fratello Vittorio

Il regista ci lascia a 92 anni. Con il fratello Vittorio ha firmato alcune delle pellicole che hanno fatto la storia del cinema italiano

Nella sua lunga carriera da regista ha vinto tutti i più importanti riconoscimenti e premi cinematografici italiani ed europei. Con il fratello Vittorio, scomparso nel 2018, ha formato una delle coppie più influenti del cinema italiano, e ancora lavorava. Paolo Taviani ci lascia a 92 anni, dopo una breve malattia. Aveva da poco annunciato il ritorno sul set dopo aver diretto nel 2022 il film Leonora Addio, il suo primo lungometraggio da solista dopo la morte del fratello. Il nuovo film si sarebbe dovuto chiamare Canto delle Meduse, con protagonista l’attrice Kasia Smutniak.

Nato a San Miniato (Pisa) l’8 novembre 1931, era arrivato a Roma negli anni Cinquanta con il fratello Vittorio. Iniziarono a lavorare nel cinema e diressero alcuni documentari tra cui San Miniato luglio ’44, con il contributo alla sceneggiatura di Cesare Zavattini. I fratelli Taviani sono diventati nel tempo un vero e proprio  ‘marchio cinematografico’: nel 1967 iniziarono un’attività autonoma, dirigendo, da allora sempre insieme, il primo film, I sovversivi. Coerenti interpreti di un cinema civilmente impegnato, nella seconda fase della loro carriera, pur continuando a rappresentare la necessità e il rimpianto dell’utopia, si sono dedicati soprattutto alla rievocazione del passato e alla trascrizione filmica di opere  letterarie.  

Tra i film di maggior successo dei fratelli Taviani figurano: “Sotto  il segno dello Scorpione” (1969); “San Michele aveva un gallo” (1971); “Allonsanfàn” (1974); “La notte di San Lorenzo” (1982); “Kaos” (1984), ispirato alle novelle di Luigi Pirandello; “Fiorile” (1993); “Le  affinità elettive” (1996), dall’originale romanzo omonimo di Goethe;  “Tu ridi” (1998). 

Con “Padre padrone” (1977), dal libro-simbolo dello scrittore sardo Gavino Ledda, hanno vinto la Palma d’Oro e il Premio della Critica al Festival di  Cannes, con Roberto Rossellini presidente della giuria. La pellicola ottenne anche il Gran Prix al Festival di Berlino, il David di  Donatello speciale e il Nastro d’Argento per la miglior regia.

Il ricordo commosso del collega regista Pupi Avati: «Io avevo una consuetudine telefonica con  lui negli ultimi tempi. Era stato dimesso da poco, doveva incominciare a fare un film, era pieno di entusiasmo, io lo caricavo perché per lui, come per me, il lavoro era la vita, non ci sono alternative. Erano telefonate nella prospettiva del futuro malgrado l’età che lui aveva e io ho. Voleva fare un film importante con le energie che gli stavano tornando». Il regista bolognese ci tiene anche a  sottolineare: «Voglio ricordare le ingiustizie che ha patito, le emarginazioni che ha subito nel suo lavoro, Leonora Addio è un film meraviglioso che non ha preso nessun riconoscimento e la cosa mi  scandalizzò. Il rammarico è enorme, non ci posso credere. Mi mancherà moltissimo», conclude Avati.

«Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa di Paolo Taviani, un maestro e un innovatore che, insieme al fratello Vittorio, ha diretto indimenticabili capolavori del cinema italiano, permeati di rara sensibilità estetica e da una forte tensione etica, ancorata ai valori fondamentali dell’uomo». Così la nota del Quirinale.

Il 4 marzo alle ore 10.00 si terrà la cerimonia laica funebre alla Promototeca del Campidoglio.