”Look down”: l’arte di Jago arriva al Palazzo Reale di Palermo

La scultura di Jago rappresenta un bambino di marmo bianco in posizione fetale. Un invito a non dimenticarci degli ultimi e dei più fragili

Look down è la scultura di Jago che sarà esposta fino al 3 giugno prossimo, al centro del cortile Maqueda del Palazzo Reale di Palermo. Come si evince dal titolo stesso, è un invito a “guardare in basso”, a rivolgere lo sguardo verso i più fragili, in un’arte che diventa paladina degli ultimi e denuncia contro l’indifferenza. «L’opera può avere la capacità di sottolineare le caratteristiche dello spazio che la circonda ma è sicuramente assoggettata al valore, alla storia e al racconto che quel luogo, inevitabilmente, impone sull’opera stessa. È un po’ come quando noi esseri umani ci troviamo a frequentare dei luoghi e ci sentiamo condizionati dagli stessi».

«La relazione della mia opera con Palazzo Reale è esattamente come quello che ogni visitatore può provare all’interno di questi spazi» ha affermato l’artista. Si tratta di un’installazione con un potente valore sociale, un essere umano spogliato e nudo di fronte alle difficoltà della vita. Assai coinvolgente il contrasto tra il cortile dove l’empatica scultura è esposta e la contemporaneità dell’opera stessa, visto la forte storicità del luogo.

L’allestimento artistico presso il seicentesco cortile Maqueda riesce così a enfatizzare la percezione del luogo, in un connubio di antico, classico e contemporaneo. Uno stimolo per frugare ed esperire bellezza, ma anche riflettere su profonde tematiche sociali. Davanti alla scultura del bambino di marmo in posizione fetale, lo spettatore non può far altro che fermarsi e osservare, cercando invano risposte alle miriadi di domande a cui inevitabilmente, non può sottrarsi.

Prima di essere esposta a Palermo, il bambino di Jago ha attraversato e risignificato luoghi diversi. A piazza del Plebiscito a Napoli nel 2020, nel deserto di Al Haniyah negli Emirati Arabi e infine nei pressi del Colosseo nel 2023. Un momento sospeso di riflessione, una fragilità che appartiene a ognuno di noi e il racconto di una storia che riguarda il mondo intero. E cosi quel corpicino diventa simbolo di stragi, dell’homeless, delle migrazioni, delle guerre e di qualunque individuo che ha necessità di essere salvato.