‘L’infinito è là in fondo’, Sky Arte omaggia Gabriele Basilico

Nell'anniversario della scomparsa, Sky Arte racconta la carriera e la poetica del fotografo delle architetture in un documentario

A undici anni dalla scomparsa di Gabriele Basilico, Sky Arte ricorda uno dei maestri della fotografia italiana con un documentario dedicato alla sua carriera. In onda in prima visione martedì 13 febbraio, L’infinito è là in fondo è il primo docufilm su Basilico ed è diretto da Stefano Santamato.

«La città nella quale sono cresciuto ha dato forma alle mie passioni speranze e angosce. Ammiro le parti belle e le parti misere del suo corpo, dai quartieri, alle case, muri, selciati, strade. Fotografare la città non vuole dire scegliere le migliori architetture, isolarle dal contesto per valorizzare la loro dimensione estetica e compositiva, ma vuol dire esattamente il contrario per me. La città vera, la città che mi interessa, contiene questa mescolanza tra eccellenza e mediocrità centro e periferia. Talvolta ho l’impressione che mi informi del suo ingombro, della sua fisicità. La città mi investe, la città mi abita», dichiarava Gabriele Basilico, fotografo di architettura tra i più apprezzati, scomparso il 13 febbraio del 2013.

Con i suoi scatti Basilico ha testimoniato la trasformazione del paesaggio urbano ed extraurbano avvenuta tra la fine del XX secolo e i primi anni 2000. Con il documentario L’infinito è là in fondo, Sky Arte racconta le tappe principali della sua carriera, dalle prime foto di reportage scattate in gioventù negli anni dell’impegno politico, ai Ritratti di Fabbriche della fine degli anni Settanta, fino agli ultimi lavori nelle grandi Metropoli degli anni 2000. Nella sua lunga carriera si rintraccia anche il titolo del film nasce dalla frase scritta da Basilico con un pennarello rosso sulla fotografia Merlimont Plage, 1985 scattata durante la Mission Photographique de la D.A.T.A.R., nella quale rimase folgorato dall’incontro tra paesaggio costruito e paesaggio naturale, e che riassume il senso di metafisico eppure quotidiano dei suoi scatti.

«Saper “vedere” l’architettura non è un compito banale; perché per farlo non è solo necessario fare una buona inquadratura, ma c’è di mezzo qualcosa di molto più complesso. Perché fotografare davvero la città vuol dire fotografare la condizione umana», ha spiegato il regista.

Accanto agli snodi professionali e all’esplorazione della poetica, il docufilm illustra anche il profilo umano del fotografo attraverso le parole di voci di spicco del mondo della cultura. Tra questi, Stefano Boeri, G.B. Gardin, Oliviero Toscani e Toni Thorimbert, ma anche la storica della fotografia Roberta Valtorta e il regista Amos Gitai, mentre la voce narrante è della photo editor Giovanna Calvenzi, compagna di vita dell’artista. Con un andamento biografico, il film però non consiste solo in un ritratto, ma prende spunto da Basilico per interrogare il presente, proponendo quindi un confronto tra la città contemporanea e lo sguardo di cinque giovani fotografi chiamati da Toni Thorimbert a dialogare con l’eredità del Maestro.

A undici anni dalla scomparsa, il primo documentario su Gabriele Basilico andrà in onda martedì 13 febbraio alle ore 21.15 su Sky Arte.