Dacia. L’ultima frontiera della Romanità, è la prestigiosa esposizione che sarà visibile sino al 21 aprile al Museo Nazionale Romano. Si tratta della più importante rassegna di reperti archeologici organizzata dalla Romania negli ultimi decenni. La mostra, inaugurata già lo scorso 21 novembre, è minuziosamente curata da Ernest Oberlander, direttore del Museo Nazionale di Storia della Romania e dal direttore del Museo Nazionale Romano Stéphane Verger. Il fil rouge della storia è proprio la ricostruzione del concetto di Romanità attraverso 900 reperti archeologici che ripercorrono lo sviluppo storico e culturale dei territori dell’attuale Romania, dall’VIII secolo a.C. all’VIII secolo d.C.
Gli oggetti presentati provengono da circa 47 musei rumeni e dal museo Nazionale di Storia della Repubblica di Moldova. Il percorso espositivo è suddiviso in 4 sezioni tematiche: la Dacia Romana, la formazione della cultura dacica nell’età del Ferro, il confronto tra civiltà urbane e nomadi ed infine il declino dell’Impero. Particolare attenzione viene poi dedicata alla diffusione della lingua latina e al ruolo della cristianizzazione, eredità future e fondamentali di Roma. Attraverso diversi reperti vengono presentati arte, religione. artigianato e cultura della Dacia antica. La Romania ha da sempre avuto una posizione strategica tra Asia ed Europa, un corridoio tra Oriente e Occidente, tra mar Mediterraneo e mar Baltico e questo ovviamente le ha permesso di assorbire intrecci fra le due diverse culture.
«Le relazioni diplomatiche tra Bucarest e Roma risalgono al 1879, anno successivo al conseguimento dell’indipendenza romena dall’Impero ottomano», dichiara nel suo messaggio di saluto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Tuttavia, l’amicizia unica che esiste tra Romania e Italia ha radici ben più antiche, che risalgono alla conquista della ricca Dacia da parte dell’Impero Romano, iniziata nel I secolo a.C. e completata dall’imperatore Traiano nell’anno 106 d.C. La presenza romana fu tutto sommata breve, ma l’influenza nella regione fu profonda, lasciando l’impronta indelebile della latinità nella zona dei Carpazi e del Basso Danubio. Oggi tale interconnessione storica, culturale e linguistica, insieme alla condivisa eredità di una civiltà millenaria, cementa anche i legami politici ed economici tra i due Paesi, ulteriormente rafforzati dai sempre più intensi contatti tra le nostre società civili, oltre che dalla comune appartenenza all’Unione Europea e all’Alleanza Atlantica».
Tra i capolavori esposti troviamo l’elmo celtico di bronzo da Ciumeşti, alcuni bracciali d’oro daci, tavolette in bronzo, il tesoro gotico di Pietroasele del IV secolo d.C. e l’elmo d’oro di Cotofeneşti di manifattura tracia. L’importante rassegna archeologica inoltre è anche un’occasione per celebrare l’arte contemporanea di alcuni artisti del posto, visto che sono previsti una serie di eventi collaterali. Tra questi la mostra Camilian Demetrescu – Dacica visibile sempre sino al 21 aprile, con 12 opere dell’omonimo artista di origini romene, ispirate al tema della mitologia dacica e l’installazione Columna mutãtio – La spirale dell’artista Luminița Țăranu, una interpretazione in chiave contemporanea della Colonna Traiana.
Dacia. L’ultima frontiera della romanità
Dal 21 novembre 2023 al 21 aprile 2024, Museo Nazionale Romano, Roma
info: https://museonazionaleromano.beniculturali.it/evento/dacia-lultima-frontiera-della-romanita/