«Non pensavo che questa corrispondenza sarebbe diventata un’opera», racconta Luca Marcelli Pitzalis all’inaugurazione della sua personale Corrispondenze Vol. I, in esposizione a Palazzo Braschi dal 22 dicembre 2023 al 21 gennaio 2024. Di recente al Mattatoio per la mostra del Talent Prize, l’artista classe 1995 è approdato al museo romano per la sezione PORTFOLIO di QUOTIDIANA, il programma espositivo sull’arte italiana contemporanea in corso a Palazzo Braschi, promosso dalla Quadriennale di Roma e dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale.
Concepita come un affiorare di voci anonime, Corrispondenze Vol. I prende forma da uno scambio di email avvenuto tra l’artista e gli utenti iscritti a una newsletter dedicata. Scrivendo ogni due mercoledì alle dieci di sera, per un anno, Luca Marcelli Pitzalis ha creato uno spazio protetto e interamente virtuale in cui l’espressione della propria vulnerabilità potesse innescare quella degli utenti stessi – circa 130 tra amici, conoscenti e sconosciuti per l’artista -, invitati così a rispondere.
Collazionando le tracce di questa corrispondenza, l’artista ha conferito materialità a quella che prima di tutto rappresentava un’esperienza di vita. Corrispondenze Vol. I si compone allora di stralci di email – inviate e ricevute – stampati su fogli di carta opaca semitrasparente, a loro volta affissi su guide in alluminio, un materiale edile che suggerisce il work in progress come statuto costituzionale dell’opera.
Togliendo mittente e destinatario, Luca Marcelli Pitzalis ha confuso la sua stessa voce con quella degli utenti, «facendole confluire in un unico discorso – ha dichiarato l’artista – in modo tale da creare un’identità collettiva e polifonica». Rendendo la mescolanza di voci l’elemento cardine dell’opera, l’artista – visivo, ma con tensioni letterarie – sembra voler nascondere la propria, ammiccando a una concezione postmoderna di autorialità. Ma questa emerge nella sua convinzione nel tirare le fila del discorso polifonico che l’opera illustra: con fare ‘scultoreo’ – così Marcelli Pitzalis l’ha definito – l’artista ha lasciato visibili alcuni frammenti, più o meno lunghi, delle email selezionate, creando un’identità collettiva che si costruisce a partire da quanto rimane del testo.
Offrendo un’immagine di vulnerabilità, il carattere anonimo dell’opera consente al pubblico di riconoscersi nelle voci che affiorano da essa. E, con l’uso di Helvetica, font più comune sul web, l’impossibilità di rintracciare la loro origine diviene un elemento programmatico.
Prima di approdare a Palazzo Braschi per la collaborazione con la Quadriennale di Roma, Corrispondenze Vol. I è stata esposta all’Istituto Italiano di Cultura di Leopoli.
info: quadriennalediroma.org