Inaugurato il 20 ottobre 1973, il Sydney Opera House ha appena compiuto cinquant’anni. In occasione dell’anniversario, l’edificio progettato dall’architetto danese Jørn Utzon è stato celebrato con l’intelligenza artificiale. Il gruppo Imagined Architecture ha infatti proposto una serie di immagini del Sydney Opera House create dall’AI, che ha applicato alla struttura gli stili dei più famosi architetti del secolo scorso e del nuovo millennio.
Gli architetti scelti presentano tendenze estetiche tra le più varie, fatto che ha reso il Sydney Opera House un edificio plastico. Reimmaginato con gli occhi di Wright, ma anche con quelli di Gaudí, il simbolo dello skyline della città ha assunto le forme più inedite.
Dal Prairie all’Art Noveau, il Sidney Opera House si presenta in maniera opposta se immaginato con lo stile di Frank Lloyd Wright o con quello di Antoni Gaudí. Se il primo riteneva che gli edifici dovessero entrare in armonia con l’ambiente naturale circostante, progettando strutture dalle linee basse e orizzontali con un complessivo intento di integrazione tra interno ed esterno, il secondo si muoveva in una direzione diversa, nel pieno rifiuto delle leggi della geometria. E così, l’Opera di Wright in stile Prairie presenta delle modifiche leggere al progetto di Utzon, reso meno selvaggio, mentre quella con lo stile di Gaudí, pur nella sua organicità, non presenta neppure una linea retta.
L’AI ha poi applicato al Sydney Opera House anche gli stili di Zaha Hadid, Frank Gehry e Le Corbusier. Se lo sguardo futuristico della prima ha spinto l’AI a rendere ancora più sinuosi i gusci dell’originale, le facce metalliche curve applicate alla struttura riflettono in pieno lo stile post-modernista del secondo. Di Le Corbusier l’AI riprende la tensione alla funzionalità, rivestendo le facciate di calcestruzzo e applicando finestre orizzontali per favorire la visione panoramica dall’interno.
La continuità visiva è un elemento che l’AI ha attribuito all’idea dell’Opera potenzialmente progettata da Oscar Niemeyer, i cui progetti erano caratterizzati da curve fluide e dall’uso del cemento armato. Così la facciata è stata ridisegnata con forme morbide, mentre la decostruzione propria di Milunić ha spinto l’AI a dare forme non convenzionali e geometrie frammentate all’Opera House, in una versione simile all’originale.
Oltre ad applicare lo stile decostruttivista di Rem Koolhaas, l’AI ha utilizzato anche lo stile di Louis Sullivan, fermo sostenitore della funzionalità di un edificio, poi seguita dalla forma. In altre parole, di una poetica per cui l’esterno dovesse esprimere l’interno di una struttura e la sua funzione. Il risultato di questa applicazione è stata una combinazione tra stile classico e modernista.
Infine, l’AI ha rielaborato e applicato all’Opera House lo stile minimalista di Peter Zumthor, con la sua enfasi sui materiali e sull’esperienza sensoriale dello spazio. Il risultato per l’edificio è l’uso preponderante di linee semplici e un uso limitato degli ornamenti.