Park Eun Sun a Milano: il Ritmo della Pietra è senza tempo

Per la Festa Nazionale Coreana inaugura a Palazzo Litta la mostra dello scultore Park Eun Sun, organizzata dal Consolato Generale della Repubblica di Corea, in collaborazione con la Galleria Contini

Nei saloni settecenteschi di Palazzo Litta è stata inaugurata il 12 ottobre Il Ritmo della Pietra, personale di Park Eun Sun, artista coreano che trent’anni fa ha scelto il nostro Paese per vivere e creare. Un esempio di connubio tra queste due Nazioni, scelto per rappresentare tale legame attraverso la sua arte. 

L’esposizione si sviluppa in quattro sale del palazzo milanese, attraverso giochi di luci e colori che non vogliono distaccarsi dal contesto in cui si trovano, ma amalgamarsi con esso: “volevo che le opere sembrassero parte della sala” dice Park, come se lì da trecento anni. Un’unione data attraverso la rottura di barriere dello spazio e del tempo, attraverso opere create appositamente per la mostra, in completa armonia con il luogo che non andava “disturbato”, ma unito ad esse come in un’unica grande installazione. Una scelta che si nota bene dai colori scelti, dai giochi luminosi e dal ritmo con il quale la visita viene scandita. Come nel caso della prima sala, forse quella più d’impatto, che subito ci accoglie con un contrasto di luce-buio, in cui le “Diffusioni” dell’artista vengono esposte come in un cammino. Cammino che vuole rappresentare quello della vita, in alcuni momenti luminoso e in altri meno. L’idea, nata durante la Pandemia, è stata quella di svuotare alcune sfere di marmo per apporci una luce: «come simbolo di speranza dell’anima, alcune sono spente e altre accese, perché non siamo tutti uguali e anche dentro noi stessi il nostro animo cambia. Siamo tutti duplici, volevo rappresentare la dualità dell’animo umano», ci dice Park. Piccoli elementi che insieme compongono il tutto, come noi individui all’interno della collettività.

A un messaggio di speranza lo scultore aggiunge quello di crescita, riprendendo forme classiche dei suoi lavori, quella della sfera e quella del cubo. La prima rappresentante la dolcezza e l’ingenuità infantile, la seconda invece la maturità e la rigidezza della responsabilità adulta. È nella terza sala, infatti che queste due forme si intersecano nelle Generazioni, opere create attraverso l’assemblaggio di singole sezioni di marmo prima spaccate, riunite e poi scolpite. Anche qui un’allegoria della vita umana, in cui l’artista ci invita a un ritorno alla semplicità originaria di quando eravamo bambini, in cui le spaccature non sono ferite ma opportunità di crescita, segno inconfondibile dell’essere vivi. 

Per la prima volta, inoltre a aggiungersi alle opere in marmo, Park per l’occasione utilizza nuovi materiali come il bronzo e il plexiglass. Il primo nella Sala Rossa del palazzo rende possibili altri giochi di luce, in questo caso non interiore ma riflessa dall’esterno. Il plexiglass invece è stato introdotto per un miglior dialogo delle opere con il barocco delle sale, trasparenze che non coprono ma uniscono. 

Una mostra che ci immerge in un’esperienza senza tempo e senza luogo, e che attraverso giochi di forme e contrasti riesce a esprimere, senza bisogno di suoni, un ritmo vivo, malleabile e multiforme come quello dell’animo umano. 

Park Eun Sun, Il Ritmo della Pietra
fino al 18 ottobre
Palazzo Litta – Corso Magenta 24, Milano
info: www.lombardia.cultura.gov.it

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