Frieze London/Frieze Masters, un bilancio a porte chiuse

Undicesima edizione per Frieze Master e Frieze London, nuove iniziative a ritmo lento. Il resoconto di Adriana Polveroni

«Lento, inizio e anche dopo lento, forse qualcosa è cambiato». A Frieze London, che quest’anno compie 20 anni, si sono sentite spesso queste parole. Il pubblico c’è stato, anche troppo per certi galleristi che non amano particolarmente i fashion victims che vanno in fiera per farsi vedere e ai quali dell’arte interessa poco e niente. Ma i collezionisti, mischiati tra questo pubblico debordante, guardavano e chiedevano con circospezione.

I tempi? Certo non aiutano. Due guerre non fanno bene al mercato, trend confermato anche dalle aste dei giorni scorsi dove sono rimasti invenduti due blue chips dell’arte: Gherard Richter e Yayoi Kusama. Ma forse conta anche il fatto che, come alcune grandi fiere, Frieze è un po’ una fotocopia di sé stessa. Questa, per esempio, è l’opinione di Francesco Lecci della milanese galleria Clima, a Londra per la prima volta, nella sezione Focus, che raccogli gallerie nate dopo il 2011 e che si conferma la più interessante: “Mi sembra di aver già visto in passato un po’ tutto”, ci ha detto.  

E poi, vai a capire quali potrebbero essere le novità. “È chiaro che c’è bisogno di un ricambio generazionale nel collezionismo, ma i giovani magari vogliono Banksy”, afferma José Graci dell’italiana Mazzoleni, una delle nostre gallerie più consolidate, nel cui stand a Frieze Masters (la fiera dedicata alle grandi opere del passato e ai “classici del contemporaneo”) ci si poteva incantare davanti a un paio di Fontana. La nuova pittura di Damien Hirst, che occupava tutto lo stand di Gagosian, fatta di uno strano uso di dripping, tantissimo colore e uno sguardo un po’ nostalgico verso le pennellate vibranti dell’impressionismo, se è una novità, non lo è certo per tutte le tasche. 

L’unica vera, nuova proposta l’abbiamo trovata proprio a Frieze Masters dove, tra reperti egizi di grande valore, preziosissimi disegnini di Matisse, enormi scheletri di dinosauri e capolavori come la Danza contadinadi Brueghel, è stata creata una nuova sezione, Spotlight, in cui le gallerie presentavano solo show di artiste pioniere, che hanno lavorato nella prima metà del Novecento. 

Ci è particolarmente piaciuto il solo show che la milanese M77 ha dedicato a Maria Lai. Stand che è piaciuto molto anche alla stampa che l’ha promosso tra i booth più belli della fiera.