Impressioni su ArtVerona? Primo feedback positivo

Talk interessanti, tappeti magici e stand che catturano l'attenzione. La fiera diretta da Stefano Raimondi merita senz'altro un viaggio

ArtVerona si conferma in continua crescita, non solo nei numeri tra espositori, presenze e premi ma in modo particolare nell’offerta culturale, nella partecipazione attiva tra visitatori e gallerie e nella divulgazione dei messaggi che gli artisti raccontano nelle loro opere anche grazie ai format che coinvolgono tutti gli attori del contemporaneo. Tra le iniziative anche il programma Talk, dove professionisti di spessore si mettono in prima linea nei dibattici e nei confronti con collezionisti, appassionati, giovani e non che si avvicinano per la prima volta a un mondo talvolta difficilmente comprensibile e poco discusso, soprattutto in Italia: come il talk curato da EArtH, Eataly Art House, oppure Cabaret – 1 contro tutti a cura di Nicolas Ballario.

courtesy ArtVerona 2023

Tra gli ospiti Giorgio Fasol, collezionista e presidente di AGI Verona Associazione Culturale e Jessica Bianchera, curatrice indipendente. Arte connettiva: la facoltà delle differenze, presenti Michelangelo Pistoletto, artista e autore del libro La formula della creazione e Leonardo Zoccante, neuropsichiatra infantile, o ancora A modo mio: Paolo Masi in conversazione con Anthony Molino.

ArtVerona
Magic Carpet, courtesy ArtVerona 2023

In poche parole il primo feedback è del tutto positivo a partire dall’esposizione in se della fiera dove l’accoglienza degli ospiti non passa in secondo piano, infatti si rimane a bocca aperta davanti al Magic Carpet, il tappeto di oltre 400 mq all’ingresso della fiera. Una installazione site-specific e time-specific che offre al pubblico, solo per tre giorni, l’occasione di stabilire un contatto diretto con l’opera di uno dei più riconosciuti artisti internazionali: Peter Halley. Il progetto dell’artista newyorkese, classe 1958, è in collaborazione con la Galleria Massimo Minini di Brescia e grazie alla partnership con Aquafil, uno dei principali attori in Italia e nel mondo nella produzione di fibre sintetiche da materiale di riciclo, ed ege, produttore di tappeti danese. Ambedue le aziende manifatturiere oltre a collaborare da molti hanno, sono accomunate da percorsi di sostenibilità che le hanno portate ad essere punti di riferimento nel mercato. Magic Carpet è lungo 42 metri, è fatto con ingredienti sostenibili e utilizza una complessa griglia di rettangoli interconnessi per creare un unico arazzo. Ogni elemento rettangolare è riempito da arabeschi curvilinei dal colore intenso, che ricordano il marmo veneziano o i motivi decorativi islamici. Questo linguaggio figurativo deriva da uno dei temi grafici principali di Halley, la Exploding Cell, che ha utilizzato nelle installazioni a partire dagli anni novanta. La densità di motivi, colori e texture evoca le pile sovrapposte di tappeti riccamente decorati che si possono trovare esposti in un tradizionale bazar mediorientale. “Ci sono casi, non molti – afferma Stefano Raimondi, direttore artistico di ArtVerona -, in cui si dice che la visione di un’opera valga un viaggio. Personalmente il “Red Carpet” realizzato da Peter Halley per ArtVerona è uno di questi”.

ERK14

Tra le gallerie presenti in Curated by, sezione che si dedica al rapporto tra curatori e galleristi, incontriamo Eidos Immagini contemporanee di Asti in fiera con l’artista ERK14, pseudonimo di Valerio Sarnataro. Nato1986 a Carmagnola in provincia di Torino, vivi e lavora a Napoli. In effetti le sue origini sono di Ercolano, da dove deriva il suo nome d’arte, ed è proprio della città, vittima della tremenda eruzione del Vesuvio, che trova ispirazione per le sue opere. Come dagli oggetti ritrovati, ora reperti archeologici, possiamo capire la vita e la storia di quel tempo, oggi ERK14, racconta un nuovo mondo attraverso gli oggetti che rappresenta nelle sue opere. Per l’artista è la sua prima presenza in una fiera “è un’esperienza fortemente stimolante sopratutto per il confronto con gli artisti giovani e quelli storicizzati”. Prima designer di moda e ora artista, oggi le sue opere sono cariche di colori e prodotti di uso comune “nascono per raccontare un mio mondo che non esiste, non a caso le nuance non sono comunemente rappresentative degli stessi”. Una forte sinergia tra l’artista e la curatrice Raffaella Caruso ricorda come le due figure sono essenziali per riuscire a comunicare con i collezionisti. Lavori di forte interesse e alcuni già prenotati a compratori non solo italiani ma anche d’oltre oceano. “C’è una mano felici del ritorno alla pittura dove è evidente un racconto che passa da una visione installativa e surreale –  ci dice la curatrice – colore che esplode tra gli oggetti per comunicare le difficoltà storiche che viviamo, fatte di quitindiano, di esperienza, ironia, amore, disagio. Un rivivere e ridare vita ai simboli tipici anche degli anni 80 del tutto lontani del minimalismo. Non si tratta di consumismo ma ricostruire dal caos un nuovo racconto. Ricreare un calore perso”.

Mentre in Innova, seziona nata per dare voce a nuovi spazi e artisti emergenti e sperimentali, sono presenti gallerie come A Pick Gallery di Torino che tra gli artisti proposti vediamo Claudia Vetrano, Palermo, 1995 che verte sul tema dei confini e dei margini sociali, indagandone le contraddizioni e le tensioni intrinseche e Germain Ortolani, nato a Nizza nel 1994, in grado di porre al centro della sua pratica scultorea lo spazio urbano e il suo rapporto con il tempo. Usa l’architettura e i suoi processi costruttivi come un mezzo espressivo per riflettere sui nostri modi di abitare. Il progetto esposto in fiera – In Loco – riflette su un mondo post-moderno che non ha più posto e respinge più che accogliere. Un’utopia che inizia a generarsi in un luogo ben definito, come quello di una stanza, per poi espandersi oltre confini fissi e percepibili per arrivare verso luoghi immateriali, la cui necessità è palpabile. Anche Candy Snake Gallery, Milano, Collica & Partners, San Gregorio di Catania, Raffaella de Chirico Arte Contemporanea, Torino, Divario di Roma, Lo Magno artecontemporanea di Modica, RizzutoGallery, Palermo, da Bologna StudioLa Linea Verticale, Bologna, Galleria Susanna Occhipinti, Ragusa, Luca Tommasi Arte Contemporanea, Milano, Villa Contemporanea di Monza vogliono raccontare nuove visioni e nuove proiezioni del reale e in MAG Magazzeno Arte Contemporanea, galleria di Ravenna incontriamo un artista già ben noto ad Inside Art, Giulio Alvigini.

Con “Tutto già visto” continua la ricerca iniziata l’anno scorso nella sezione “solo show” di ArtVerona della galleria promuovendo una serie di artisti, italiani ed internazionali, impegnati nel ribaltamento del sistema dell’arte attraverso un’arte ambientale, in questo caso intesa come arte che esplora il tessuto sociale e il suo modo di comunicare. Da anni ormai una serie di artisti ha portato la sua visione artistica nel mondo dei social network, prediligendo Instagram come vetrina e luogo di discussione. Lo stand in questa edizione riflette pienamente la critica che lo stesso Alvigini rivolge a se stesso e al pubblico, sovrastando l’ingresso con una grande quinta nera con su scritto “tutto già visto”, mentre all’interno, oltre alle opere di Alvigni, troviamo una serie di artisti, emergenti e storicizzati, da anni impegnati su ricerche simili, che utilizzano la parola scritta come medium prediletto. Così possiamo trovare gli americani Jenny Holzer e CB Hoyo tra l’altro con l’inglese Richie Culver, molto amati dal web, sono per la prima volta sono presenti in una fiera italiana, il tedesco Joseph Beuys e l’italiano Riffblast. Per Alvigini è la terza esperienza ad ArtVerona ma, se in passato con le collettive non riusciva ad avere maggiore spazio vitale, oggi il suo comunicare respira. “Le mie opere – sottolinea l’artista – nascono per spingere la carriera, sono delle vere tattiche espressive che insieme a tutto ciò che circonda il sistema arte costruiscono il vero curriculum di un artista. Non per fare della propria vita un’opera d’arte ma sono solo un insieme di azioni che servono a costruire l’artista stesso”.  Ciò che per molti viene considerato provocatorio o addirittura condannabile, per Alvigini è parte del gioco contemporaneo.

Un percorso quasi obbligatorio per raggiungere l’obiettivo di formare l’artista ma anche l’arte stessa, nella sua complessità e comunicabilità. “Tutto nasce prima dal ragionamento sull’opera e poi si sviluppa l’attrazione d’interesse. Per chi mi conosce cerco di essere il più genuino possibile al di là della critiche”. ArtVerona é sempre più forte e con una sua vera identità che si distingue da molte altre manifestazioni. Se inizialmente era una prodotto quasi solo commerciale oggi supera l’aspetto esclusivamente economico dando spazio ed energie al puro contemporaneo come vero mezzo di connessione e sfogo creativo strizzando l’occhio al nuovo e ai giovani, troppo spesso esclusi per favorire chi è già conosciuto e non ha di certo bisogno di pubblicità o grandi promozioni.

Fino al 15 ottobre, info: artverona.it