Napoli ha poca cultura? Ma anche no. Ecco un ripasso delle bellezze della città partenopea

Nel quadro della polemica innescata dalle dichiarazioni di un concorrente del Grande Fratello, Paolo Masella, si iscrive la necessità di ripercorrere il patrimonio artistico-culturale della capitale del Mezzogiorno

«Per i miei gusti, Napoli non rientra nemmeno tra le mie 5 città preferite perché ha poca storia culturale e artistica. Direi prima Roma, poi Firenze. Intendo che se ci vado in giro, personalmente, non ci vedo cose come il Colosseo, il Circo Massimo. In Italia ci sono regioni che mi trasmettono più cultura. A Firenze, ad esempio, c’è la galleria degli Uffizi». È questa l’affermazione di Paolo Masella, concorrente del Grande Fratello, contro cui nei giorni scorsi si è scagliato il mondo della cultura. Secondo quanto riportano Fanpage e La Repubblica, nello scompiglio generale causato da queste frasi emerge la voce di Maurizio De Giovanni, che ha ironizzato sulle parole di Masella.

Dopodiché, questa dichiarazione rappresenta quantomeno una preziosa occasione di riflessione sull’eredità di questa città multiforme. Alla base di considerazioni del genere c’è forse la diffusa tendenza a rintracciare la cultura solo nelle sue forme più maestose: un’abitudine che porta a fruire le città come insiemi di monumenti – che ne siano più o meno ricche –, e non nella loro complessità spaziale e temporale. E questa passa chiaramente anche per forme meno canoniche e visibili con meno immediatezza. Una prospettiva di questo tipo sembra affliggere anche Napoli, che pure pullula di elementi riconducibili a una storia artistico-culturale facilmente rintracciabile.

Napoli è una città millenaria, e fin dalla sua fondazione si è caratterizzata come un crocevia culturale di estrema importanza strategica. L’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità il suo centro storico per i suoi monumenti, che rendono conto del susseguirsi di civiltà e culture nel suo spazio. Passando da perno dell’Impero romano a ducato autonomo, la città è stata la capitale del Regno di Napoli dal XIII secolo fino alla Restaurazione, quando divenne capitale del Regno delle Due Sicilie su cui hanno regnato i Borbone. E ciò fino all’Unità d’Italia nel 1861. Una storia tanto varia e mutevole non può non provocare dei lasciti culturali che fanno di Napoli un luogo d’incontro di istanze molto diverse e lontane tra loro.

Questa varietà è particolarmente evidente sul piano architettonico: la concentrazione in uno stesso centro di edifici costruiti a secoli di distanza e con le relative tendenze estetiche del tempo rende chiaro quanto Napoli sia stratificata. Basti pensare alla convivenza del Maschio Angioino, costruito per volontà di Carlo I d’Angiò nella seconda metà del duecento, e di Castel dell’Ovo, ultimato nel secolo precedente ma con una storia ben più lunga, con la Galleria Umberto I, costruita tra il 1887 e il 1890. A troneggiare sulla città ci sono poi, situati sulla collina del Vomero, la Certosa di San Martino e Castel Sant’Elmo: la prima realizzata nella sua prima forma sotto Carlo I d’Angiò, ma è stata al centro di molte vicissitudini che l’hanno di continuo rimodulata, mentre il secondo è un castello medievale costruito poco dopo la Certosa.

Ma Napoli è una città che attraversa il tempo. All’interno di Castel Sant’Elmo si trova infatti il Museo Napoli Novecento 1910-1980, dove sono esposte opere di artisti napoletani, o quantomeno legati alla città, tese a documentare lo sviluppo artistico di Napoli durante il novecento. La tendenza della città a farsi luogo di scambio si traduce quindi sul piano temporale, e di certo non solo in questo spazio. Accanto ad altri complessi come il Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, è il Museo Archeologico Nazionale di Napoli a farsi carico di questa istanza propulsiva di una città che vanta una tra le più antiche università d’Europa, la Federico II. Il Museo, oltre alla collezione permanente, propone spesso mostre di arte contemporanea, come la recente Picasso e l’antico.

Se si ricordano anche il Teatro San Carlo e la Fontana del Gigante, Napoli sembra portare tracce imponenti di ogni periodo della sua storia. Una stratificazione, questa, che si raccoglie nella piazza più nota della città: Piazza del Plebiscito, il cui nome è cambiato nei secoli così come le funzioni che ha ricoperto e gli assetti che l’hanno caratterizzata.

Napoli, nel complesso, si configura come uno spazio denso, in cui l’arte si estende tra un monumento e l’altro, arrivando perfino in alcune stazioni della metropolitana. Un luogo di scambio, insomma, a profonda vocazione culturale.