«Avevo voglia di affrontare qualcosa di completamente diverso. L’idea di partenza, cioè calare la storia in un contesto che riguardasse il wrestling, mi è venuta facendo un rewatching dell’Uomo Tigre. Il wrestling è un argomento di cui so molto poco, ma l’idea di un gruppetto di personaggi mascherati, che potesse strizzare l’occhio anche all’universo supereroistico, almeno per quanto riguarda il character design, mi affascinava molto. Io poi parlo di wresling, ma nel graphic novel questo tipo di spettacolo si fonde con la lotta libera e le arti marziali: diciamo che ho affrontato la materia in un modo molto personale manipolandola a mio piacimento. In più, amando le cose contrastanti e gli accostamenti che stridono, ho aggiunto un elemento Sci-Fi e grottesco per vedere cosa poteva venire fuori». Firmato Lorenzo Mò, che dopo il successo del libro d’esordio (Dogmadrome, con cui ha vinto il premio Bartoli “migliore promessa del fumetto italiano” di Arf! festival 2019) torna nelle fumetterie e librerie di varia con una rocambolesca avventura pulp e noir, senza esclusione di colpi.

Ancora pubblicato da Eris edizione, Omnilith – «il titolo arriva da Bakalite, probabile storpiatura di Bacalite, un elemento che si trova all’interno del fumetto-mondo de “Il garage ermetico” di Moebius», si affretta a precisare il fumettista classe 1988 – è un brossurato che conta 176 pagine a colori (22 euro) in cui Mò dà vita a un mondo dove l’umanità ha sconfitto l’inquinamento e i cambiamenti climatici grazie a una misteriosa sfera (Omnilith, appunto), vera e propria di energia pulita che si ricarica grazie alle vigorie dei combattimenti dei noti e amati e lottatori di tale realtà. Parliamo di combattenti che, un match dopo l’altro, si incontrano sul ring per creare un grande spettacolo e, soprattutto, con la forza sprigionata dai loro pugni e dalle loro mosse, assicurare all’umanità un futuro radioso. Una delle figure più amate di questo star system è Doc Vampire, campione mascherato di cui tutti ignorano l’identità, che si ritrova all’improvviso al centro di un mistero: qualcuno lo pedina e tenta di farlo fuori. Non è solo. Insieme ad altri lottatori e lottatrici come lui, Argo, Heartboss, Bebop e Hideki Tanaka, si troverà costretto ad avventurarsi dietro le luci e i lustrini dello show, perché nell’ombra si cela qualcosa di oscuro che non risparmia nessuno.

Proprio in merito ai personaggi, l’autore – «nato in una calda notte d’estate, inizia a guardare i cartoni animati quando è ancora molto piccolo» riporta la bio sul sito della casa editrice torinese nata nel 2009 – spiega: «Sul piano estetico la loro caratterizzazione arriva dal mio amore per i fumetti di supereroi e più in generale dalle “tutine”, quindi il discorso può essere esteso, arrivando a personaggi più pulp come Diabolik e Kriminal. Il tema però è anche legato a serie tv come Il calabrone verde e il Batman televisivo interpretato da Adam West con il suo camp coloratissimo e fuori dal mondo. Siamo in parte lontani forse dalla classica estetica dei luchadores, i wrestler messicani, perché nel caso di Omnilith il lato pop dei costumi va a completare l’individualità dei personaggi». Nomi alla mano, «c’è Doc Vampire – continua – dove la tuta rappresenta l’estensione del suo carattere istrionico, da odioso vip pieno di sé che vive la sua esistenza come un capolavoro mediatico costruito grazie al suo successo mondiale, arrivando a un personaggio come Bebop che usa la maschera e il mantello solo per non farsi riconoscere e portare a termine la sua missione, diventando quasi una specie di vigilante mascherata». E ancora, «c’è Heartboss, la cui maschera forse rappresenta la sua posizione all’interno della storia (non voglio fare spoiler) e Hideki Tanaka, anche lui non ha bisogno di maschere: mettendo a nudo le sue intenzioni, mantiene una posizione molto chiara. Hugo Schneider invece, che presenta un costume più classico, si palesa con il nome Argo, personaggio della mitologia classica che secondo alcuni racconti aveva occhi sparsi su tutto il corpo».

Quindi Mò circoscrive quello che è stato (ed è, più in generale) il suo lavoro di matita e penna. «Di norma arriva prima la storia, e quindi la scrittura. Per questo libro però è stato un pelo diverso, nel senso che una volta costruito il contesto, cioè il mondo futuro che ruota attorno all’Omnilith e a tutto lo star system composto da coloratissimi lottatori, mi sono concentrato maggiormente sul character design. Avere bene in mente le facce dei personaggi, le loro maschere e il loro carattere mi permetteva di vederli muovere con facilità in quella che era la prima bozza della sceneggiatura che via via è andata dipanandosi». Un graphic novel che, come già accaduto per Dogmadrome, fa leva su aspetti che tra loro (in qualche modo) stridono. «È quel rumore fastidioso il mio punto di partenza. In Omnilith è il contrasto tra la lotta libera, e l’elemento fantascientifico-grottesco, entrambi calati in un quadro che esplode nel pulp, nel mystery e nella commedia. Tendenzialmente mi piace molto cercar di far ragionare chi legge. Nel caso di questo volume in particolare, volevo vedere quanto il lettore potesse sopportare un personaggio farsesco e fastidioso come Doc Vampire, protagonista che suo malgrado viene intrappolato in un gioco pericoloso, e dunque far decidere chi ha il libro tra le mani il ruolo del buono e il ruolo del cattivo all’interno di tutto l’intreccio».
Lorenzo Mò: un fumettista le cui opere sono esposte in musei prestigiosi, come le Gallerie degli Uffizi di Firenze. «L’autoritratto agli Uffizi è il punto di arrivo di un viaggio bellissimo al quale ho avuto modo di partecipare con “Fumetti nei musei”: un progetto di Coconino Press, Fumetti nei musei e il ministero dei Beni culturali. Si tratta di una collana di albetti, ognuno dei quali scritti e disegnati da autori bravissimi che vanno da Altan a Zuzu. Ogni fumettista doveva scrivere e disegnare una storia ambientata in un particolare itinerario visitabile o museo italiano. Il percorso per tutti gli artisti è culminato nell’esposizione permanente alla Galleria degli Uffizi. Per me è stata una sorpresa incredibile, da far tremare le gambe. In generale però, quando dedicano qualcosa al tuo lavoro – come poteva essere la personale all’edizione di Arf! 2022 – è sempre emozionante. È potentissimo quando dei perfetti sconosciuti dedicano anche solo due minuti della loro vite a guardare quello che faccio».

Info: www.erisedizioni.org