Valerio Iglio, visioni e incroci compongono una storia

Ingegnere di professione e fotografo per vocazione, Iglio pubblica il reportage "Pagine con una storia. Visioni, incroci, incontri 2019-2023"

“Io vorrei una Storia degli Sguardi” dice Roland Barthes nelle prime pagine del suo celeberrimo testo del 1980 intitolato La camera chiara. Nota sulla fotografia. Pagine con una storia. Visioni, incroci, incontri 2019-2023 di Valerio Iglio forse non è una Storia degli Sguardi ma è senz’altro una Storia fatta di sguardi: questo volume fotografico in bianco e nero, autopubblicato con Amazon lo scorso luglio, vuole infatti essere una sorta di reportage dei viaggi che l’autore (classe 1962, ingegnere di professione e fotografo per vocazione) ha svolto in questi ultimi quattro anni, sempre accompagnato dalle sue inseparabili compagne di vita, le macchine fotografiche. Viaggi di lavoro o di piacere, in giro per l’Italia e per il mondo, sempre in cerca di un nuovo incontro con l’Altro.

Perché è proprio questo che sta dietro alla sua raccolta fotografica: un’incontenibile voglia di vita e un umano bisogno di contatto, di vicinanza, di amicizia con l’Altro, chiunque egli o ella sia. Sfogliandone le pagine vediamo sfilare davanti ai nostri occhi, come in un silenzioso teatro di rivista, volti di uomini, donne, bambini, madri, musicisti, pasticceri, venditori ambulanti, studenti, spose. Di tutte le età, di tutte le etnie. La fotografia interviene poi a suggellare questo breve e spesso ondivago incontro, costituendosi non solo come testimonianza e memoria di esso ma anche, a sua volta, come luogo virtuale di relazione: non ci sarebbe infatti alcuna fotografia se la persona fotografata (lo Spectrum, come lo chiama Barthes) e il fotografo (l’Operator) non si trovassero a un certo punto e per qualche casuale coincidenza l’uno sulla traiettoria dell’altro, incrociando le proprie vite e diventando – anche se per un istante appena – una cosa sola per tramite dell’obiettivo della macchina fotografica.

Il libro (il secondo pubblicato da Iglio, dopo quello del 2022 intitolato Il cacciatore di anime. Raccolta di visioni catturate da un cleptomane e costituito da centoquarantaquattro scatti articolati in 24 sezioni) si configura dunque come un vero e proprio archivio visivo fatto di fotografie e pensieri sparsi in cui componente visiva e componente verbale concorrono a creare un assemblage di ricordi dell’autore e di scorci di vita senza soluzione di continuità.

Il volume è, inoltre, pubblicato in due versioni leggermente diverse: entrambe contengono sessanta brevi capitoli ordinati cronologicamente, ciascuno dei quali contraddistinto dalla data e dal luogo di realizzazione delle fotografie nonché accompagnato da un breve testo redatto dall’autore per contestualizzare e commentare gli scatti tramite le proprie suggestioni e i propri ricordi, come fosse il diario di bordo di un esploratore.

La seconda versione, invece, si intitola Pagine con e senza una storia. Visioni, incroci, incontri 2019-2023 poiché, oltre alla prima sezione contenente i sessanta capitoli di cui si è detto, fatti di fotografie e testo, è presente anche una seconda sezione costituita invece esclusivamente da fotografie definite “mute” dall’autore nella sua premessa al volume, in quanto prive di qualsiasi contestualizzazione spaziale o temporale. Fotografie mute ma anche assolute, nel senso etimologico di questo termine: “ab solutum”, ovvero “sciolto”, “slegato da ogni vincolo”. Fotografie, dunque, “slegate” da ogni storia e capaci di raccontare qualcosa a chiunque sia disposto a mettersi in ascolto.

Così, immagini e parole si configurano come due elementi inscindibili ma che evidenziano al contempo le proprie rispettive e sostanziali differenze: mentre le parole possono creare un contesto per le fotografie, spiegare cosa abbia portato alla loro realizzazione e convogliare l’attenzione dell’osservatore (lo Spectator, nel lessico di Barthes) su un certo dettaglio piuttosto che su un altro, le immagini riempiono invece quei vuoti di significato che il linguaggio da solo non riesce a colmare. Si può descrivere un sorriso ma sarà solo guardandolo che potremo capire davvero cosa lo renda unico, cosa lo distingua da tutti gli altri sorrisi.

Una fotografia, così, non è mai solo un’immagine. Essa porta sempre con sé qualcosa della persona fotografata ma anche del fotografo: della prima percepiamo la presenza e con lei stabiliamo empaticamente un contatto (per quanto totalmente ideale poiché sempre mediato dalla tecnica fotografica); del secondo invece cogliamo le esigenze interiori, gli interessi, la sensibilità. Tutti i primi piani, gli scatti rubati, gli scorci di quotidianità presenti in questa raccolta fotografica, infatti, non parlano mai solo delle persone immortalate ma anche di chi quegli scatti li ha realizzati e della sua inarrestabile esigenza di Vita.