Lo storico Armory Show torna nel cuore della grande mela e dedica un focus all’arte indigena

Dopo l'acquisizione della fiera da parte di Frieze, l'Armory Show torna in città tra il Javits Center e negli spazi pubblici

L’Armory Show, la mega-fiera neworkese fa la sua terza apparizione autunnale al Javits Center con 225 gallerie provenienti da 35 Paesi. Dopo l’annuncio a luglio dell’acquisizione dell’Armory Show e l’Expo Chicago da parte di Frieze, la storica fiera torna dall’8 al 10 settembre nel cuore di Manhattan.

Oltre al corpo centrale dell’esposizione fieristica, l’attuale Armory Show vanta anche un programma di conferenze dal vivo, installazioni fuori sede e persino un summit sulla leadership curatoriale che dà l’impressione di una conferenza accademica. Lo scopo delle fiere rimane comunque il commercio e il rafforzamento dei valori di mercato: quindi c’è molta pittura, merce perennemente vendibile.

Il surrealismo e il cubismo continuano ad essere le fonti di maggiore ispirazione e la pittura figurativa domina. In mezzo al mare di oggetti acquistabili, però, ci sono storie, storie e intuizioni straordinarie. Mentre l’anno scorso la fiera era orientata verso l’America Latina, quest’anno gli artisti indigeni sono ovunque e la panoramica è globale.



Eva Respini, vicedirettrice e direttrice dei programmi curatoriali della Vancouver Art Gallery, curerà la sezione Platform; Adrienne Edwards, Engell Speyer Family Curator e direttrice degli affari curatoriali del Whitney Museum of American Art, presiederà il sesto Curatorial Leadership Summit annuale.

Candice Hopkins – direttrice e curatrice capo di Forge Project a nord di New York – sta curando la sezione Focus dell’Armory Show, che quest’anno presenta 31 gallerie con mostre personali e presentazioni di due artisti. La sua visione della sezione non è tanto quella di rappresentare artisti che non sono mai stati rappresentati su questo tipo di palcoscenico quanto piuttosto quella di un’esplorazione più profonda del pensiero sulle eredità materiali, afferma. “Possono essere pratiche, strumenti e tecniche che si tramandano di generazione in generazione – afferma a The Art Newspaper –Possono essere regionali o basate sul luogo, perché i materiali e le loro storie raccontano storie”.

L’autrice sottolinea il lavoro di Eric-Paul Riege, artista tessile e tessitore nel Nuovo Messico, che espone alla Bockley Gallery di Minneapolis, come tipico del suo approccio alla fiera. “Lavora con molte generazioni di tessitori nella sua famiglia e ha imparato a tessere sulla base di una tessitura fatta da sua nonna che ora fa parte della sua regalia”, dice Hopkins. “Realizza queste gigantesche sculture morbide e sovradimensionate, molte delle quali sono modellate su quelli che oggi sono i gioielli navajo contemporanei. Sono diventate sempre più animate, quindi emettono suoni e lui si esibisce in relazione ad esse”. La presentazione di Riege alla fiera includerà anche delle performance.

Info: The Armory Show