Individuato il responsabile dell’incendio che ha distrutto la Venere di Pistoletto

L’uomo è accusato di incendio doloso e distruzione di un bene culturale di rilevanza. Intanto parte il crowdfunding per la ricostruzione

Al principio si è ipotizzata la sfida social. L’atto vandalico nei confronti della Venere di Pistoletto era stato confermato in primissima battuta dall’ex prefetto Antonio De Iesu, quando ancora non si aveva una idea precisa dell’autore: «Un fatto gravissimo e sicuramente un atto vandalico. Gli agenti della Scientifica hanno le immagini delle telecamere nei dintorni. Ma il fatto grave, al di là delle indagini, è che questa città ancora non dimostra la maturità che imporrebbe una città europea. In città sta dominando la degenerazione connessa al disagio giovanile. È un tema non facile da affrontare».

E invece i giovani non c’entrano nulla questa volta. Nessuna sfida acchiappalike, nessun tentativo di diventare famosi su TikTok. A dare fuoco alla Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto quella mattina del 12 luglio in piazza Municipio a Napoli pare sia stato Simone Isaia, trentadue anni, originario di Casalnuovo, comune dell’hinterland di Napoli. Nessun precedente penale alle spalle. I genitori lavorano, ma lui ha condotto negli ultimi anni una vita non regolare complice anche l’assenza di lavoro. Sempre in giro in diverse città, si appoggia a centri di accoglienza, e proprio alcuni operatori del terzo settore l’hanno riconosciuto nei filmati estrapolati dalle telecamere di videosorveglianza che hanno ripreso la scena dell’incendio.

Al momento del fermo, l’uomo aveva cinque accendini in tasca. Interrogato dopo la cattura ha negato, ma anche il giudice per le indagini preliminari Ambra Cerabona del Tribunale di Napoli ha ritenuto che gli elementi indiziari raccolti dagli investigatori vadano nella direzione della responsabilità di Isaia. Così, all’esito dell’udienza di convalida del fermo, il gip ha spiccato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per entrambi i reati contestati dalla procura: incendio doloso e distruzione di un bene culturale di rilevante importanza.

In piazza Municipio ora resta lo scheletro della struttura in metallo che sorreggeva la montagna di stracci. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha promesso che l’opera rinascerà, magari collocata in un posto diverso, e ha lanciato una campagna di crowdfunding cui in tanti, tra privati cittadini, associazioni e imprenditori hanno già annunciato di voler aderire. Il Comune conta di arrivare a quota 200mila euro: 130mila dovranno coprire il rifacimento dell’opera (a fronte dei già spesi 168mila per la realizzazione della “prima” Venere), la restante parte servirà per il trasporto, la vigilanza e la sicurezza, mancanti al momento dell’incendio.