Hoxton Hotel: la casa per romani e viaggiatori che amano l’arte

A due anni dall’apertura, la quotidianità dell’albergo tra collezione ed eventi. L'intervista a Diego di Gaetano, General Manager dell'hotel

Era il maggio 2021 quando la catena inglese di hotel di lusso apriva la sua decima destinazione nella capitale. Situato nel bel mezzo dei quartieri Salario e Parioli, The Hoxton Roma si è inserito perfettamente nella vita della zona, come da obiettivi del brand alberghiero: con il suo modaiolo design vintage, l’atmosfera creativa dei suoi spazi comuni e le molte attività di promozione dell’arte, sembra essere diventato una vera e propria seconda casa, per romani e viaggiatori innamorati dell’Urbe. Ne abbiamo parlato con il General Manager dell’hotel, Diego di Gaetano

L’Hoxton di Roma sta per compiere due anni di attività. Che riscontri avete avuto finora? E che comunità si è raccolta nei vostri spazi?

Siamo molto felici di constatare che, nonostante sia aperto da appena due anni, l’hotel sia già diventato un punto di ritrovo per i romani, che vivono tutti i suoi spazi con molto piacere. Per The Hoxton è molto importante questo concetto di open-house: il nostro obiettivo era dare vita a un luogo di incontro e scambio tra viaggiatori internazionali e comunità locale. 

A quali valori vi siete ispirati per l’hotel? E come unite ospitalità e mondo dell’arte?

Il nostro valore fondamentale è l’accoglienza, necessaria a creare uno spazio di dialogo tra mondi differenti. L’arte è uno dei mezzi che utilizziamo per alimentare questo dialogo continuo, sia attraverso la scelta delle opere per la nostra collezione sia tramite gli eventi a tema che organizziamo. 

Che storia ha l’edificio e com’è stato restaurato?

L’edificio è stato costruito tra gli anni Sessante e Settanta per ospitare un altro hotel. Il vecchio albergo è stato rinnovato in toto, conservando la struttura ma rivoluzionando l’uso degli spazi, e mantenendo l’ispirazione architettonica di quel periodo – così come la splendida facciata in marmo rosa.

Arredi e decori ispirati al design italiano degli anni Settanta. Al di là del meraviglioso risultato, perché questa scelta?

Coerentemente alla storia del palazzo, anche per gli arredi ci si è ispirati alla metà del secolo, per creare uno stile vintage con dei tocchi moderni. AIME studio – lo studio di design interno a Ennismore – è stato anche in grado di ricuperare alcuni arredi della precedente gestione. Li ha rinnovati e li ha riposizionati nella lobby e nelle camere includendoli nel nuovo progetto, quasi a portare nel presente un pezzo dell’heritage dell’edificio.

Veniamo al cuore del nostro discorso, le opere d’arte. Quali sono stati i criteri nella scelta delle opere? Siete stati guidati da un curatore o art advisor?

Anche le opere d’arte raccontano di artisti italiani e internazionali degli anni Sessanta e Settanta. La maggior parte di esse sono dedicate a Roma; abbiamo avuto la fortuna di poter lavorare con Maurizio Faraoni, curatore dell’archivio della storica galleria romana Ugo Ferranti, che ha curato la selezione delle opere sia nelle aree comuni sia nelle camere. Tra gli artisti presenti nelle camere troviamo Nigel Peake, architetto di formazione e irlandese d’origine, proveniente dalla scuderia francese della galleria di Yvon Lambert, noto per il suo stile di disegno unico. Sempre per le camere, è stata scelta una serie originale di manifesti stampati negli anni Settanta e Ottanta da artisti internazionali come Sol Lewitt, Daniel Buren, Jannis Kounellis, Cy Twombly, Richard Tuttle e Giulio Paolini, che hanno tutti a lungo frequentato artisticamente la città di Roma. Sono presenti anche una serie di edizioni fotografiche di Michele Zaza, dei lavori su carta dell’americano Robert Barry e una vasta scelta di immagini grafiche di diversi autori, di simbolici segni iconografici legati al nostro design, come la famosa Fiat 500, ed alcune insegne di botteghe romane. Nelle aree comuni, un artista al quale è stato dato grande spazio è Sante Monachesi, di origine marchigiana ma che ha vissuto gran parte della sua vita a Roma, con opere provenienti dalla sua collezione privata conservata ad oggi da sua figlia Donatella Monachesi. 

Che spazio date agli eventi dedicati all’arte contemporanea all’interno della vostra programmazione?

Al momento abbiamo diversi eventi dedicati all’arte all’interno della nostra struttura. Ad esempio, dal primo giugno al 30 settembre si svolgerà negli spazi della Hox Gallery una mostra con opere realizzate da Giorgia Atzeni, che è autodidatta, amante di tutte le forme d’arte e orgogliosa sostenitrice dell’upcycling. In questa occasione espone vecchie tavole da skate recuperate da garage e luoghi dimenticati, onorando in questo modo la loro storia passata, e ridandole nuova vita.

La Collezione dell’Hotel verrà arricchita da lavori nuovi nel tempo?

Abbiamo sempre un radar acceso verso nuove opere, per ospitare giovani artisti nei nostri spazi e contribuire a far conoscere il loro talento al grande pubblico.

thehoxton.com

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