Dreamscape di Eva Frapiccini verso Genova. Intervista all’artista e alla curatrice Paola Ugolini

Un’immersione in un flusso sonoro per interagire con i sogni degli altri facendo i conti con i nostri. L’installazione immersiva di Frapiccini ci porta nel mondo onirico con un progetto di ricerca internazionale

Abbiamo dialogato con l’artista Eva Frapiccini e la curatrice Paola Ugolini intorno al progetto in tre tappe DREAMSCAPE che sonda la memoria collettiva attraverso i sogni, esposto prima al Polo del ‘900 di Torino, poi al MADRE di Napoli e che arriva al Palazzo Ducale di Genova dal 6 al 16 luglio 2023.

Eva Frapiccini, Dreamscape, installazione sonora, Polo del ‘900, Torino, 2023, crediti Cristina Leoncini, Courtesy AlbumArte e Polo del ‘900

Eva Frapiccini, da dove viene l’idea di sondare l’inconscio collettivo junghiano per ricostruire una memoria collettiva e quanto è importante oggi costruirne una?
Questo progetto nasce da una serie di progetti iniziati nel 2011 e dalla notizia che secondo il calendario Maya nello stesso anno ci saremmo estinti e quindi ho cercato di immaginare che oltre agli oggetti, c’erano da lasciare a ipotetiche altre forme di vita aliene anche le nostre paure e speranze. Oltre questo, in realtà ho sempre lavorato sulla memoria collettiva ad esempio con il lavoro “Muri di Piombo”, sul terrorismo di sinistra, in cui per tre anni ho fotografato i luoghi talvolta nelle stesso mese e nello stesso giorno degli attentati e poi quello della mostra con le fotografie del mio stesso archivio dalle quali ho estrapolato e isolato dettagli per creare una memoria. E’ perché il concetto di memoria si interseca quasi sempre con quello dell’archivio dato che questo è costruito come una negoziazione tra la società e coloro che fanno quello che bisogna ricordare di quella società e periodo storico quindi bisogna stabilire cosa tenere e cosa togliere. Con il tempo internet ha creato la possibilità di avere archivi anche più piccoli e addirittura personali quindi il tema della memoria mi ha sempre attratto e ho sempre avuto un approccio autoctono nei confronti della Storia così da andare a ricercare in archivi e biblioteche per capire quanto c’era di detto e di non detto.  E c’è uno scarto notevole tra detto e non detto, ci sono molti tagli. Da lì ho iniziato a ragionare su che cos’è mantenere la memoria di qualcosa e il sogno è solo un esempio di scarto, che consideriamo inutile nella pratica ma che accomuna tutti e qui veniamo a cosa sia l’arte per me ed è proprio quella visione universale e collettiva che unisce tutti nonostante le differenze. 
Il ragionare sulla parola archivio mi ha portato a pensare al suo significato di “mettere da parte, accantonare”. Dato che lei rinvierà i sogni ai proprietari fra dieci anni, si tratta di archiviare o di gettare in acqua una bottiglia immaginaria con un messaggio per i posteri?
Entrambe le cose perché è come se fossero i due livelli dello stesso progetto quindi da una parte la restituzione alle persone, che può risultare anche folle come idea, e dell’altra archiviare, mettere da parte qualcosa che nel corso dei dieci anni creerà una sedimentazione di dati e di eventi che non si potevano prevedere e che porteranno a cambiamenti non pilotati o contemplati da me artista che però sarò stata un po’ il custode della Storia. La perdita di controllo assume un senso; quindi chiunque crei archivi sa che si andrà a creare una sovrapposizione che renderà tutto molto affascinante.
La questione dei ricordi e della memoria mi ha fatto anche venire in mente la letteratura contemporanea e del ‘900 quindi la finzione. Non so bene perché ma nella mia mente i due concetti sono vicini. Lo sono?
Una volta ho preso parte a un panel in cui ho ascoltato un intervento di Diletta di Cristofaro che è una studiosa che si occupa proprio del fantasy e della fiction nella tv e nei libri e ha affermato che il sogno ritorna tantissimo come un escamotage di narrazione e citando molti autori anglosassoni diceva di questa teoria in cui il sogno e il sonno sono legati alla questione della fine del mondo. In realtà quello che posso dirti io, ad esempio se pensiamo ai surrealisti, è che il sogno veniva raccontato come un modo per connettersi alle altre persone e quindi per poter sognare più o meno le stesse cose. In alcune parti del mondo il sogno è visto come qualcosa di catartico cioè ci si incontra nei sogni quindi perché la fiction? Perché è un’esperienza; la sogni, la scrivi, la fai, la immagini e l’unica cosa diversa è che rispetto al sogno sei cosciente di cosa stai scrivendo o facendo. Questo è molto interessante.

Paola Ugolini, cos’è che da curatrice e critica d’arte l’ha colpita di più di questo progetto?
Oltre alla bellezza del lavoro in sé e quindi l’idea, la sfida. Innanzitutto perché il progetto era già strutturato e formato da anni di lavoro e diverse tappe e ho avuto il compito di accompagnarlo e poi perché da curatrice sono abituata ad avere a che fare con materiali, pratica, progetti visibili mentre qui la sfida era l’ascolto. Riuscire a far sì che i visitatori potessero avere lo spazio per praticare l’ascolto. 
Qual è stata quindi la difficoltà nel curare un progetto basato sull’intangibile rispetto a quelle che si trovano in altri progetti che prevedono la materia?
In epoca contemporanea e quindi anche nell’arte contemporanea la parte interessante è avere a che fare con i terreni ibridi che si vengono a creare dall’incrocio di discipline diverse tra loro quindi la difficoltà è stata dover studiare tutta una letteratura appartenente a svariate discipline ma anche il dover compiere una ricerca nell’arte stessa ad esempio da Giotto ad oggi. Ciò mi ha permesso di comprendere e poter accompagnare.
Come si riesce a lasciare così tanto spazio e a gestire un progetto che comprende così tante voci?
Il dialogo con Eva Frapiccini è stato essenziale. Ogni parte dell’esposizione del progetto è stata discussa e decisa insieme.  Essenziale è stata la volontà di far sì che la terza tappa di questo progetto fosse diversa dalle altre e quindi ben connotata proprio perché dedicata alla pratica dell’ascolto. Un ascolto fatto di diversità e polifonia. 

Eva Frapiccini, DREAMSCAPE
a cura di Paola Ugolini
prodotto da Albumarte
6 – 16 luglio 2023

Articoli correlati