SIAMO FORESTA: alla Triennale si cercano strade per una coabitazione pacifica e solidale

Nell'ambito della mostra Siamo foresta, promossa da Triennale Milano e Fondation Cartier, si è tenuto un convegno sui temi della rassegna

In occasione dell’apertura della mostra Siamo Foresta – organizzata a Triennale Milano nell’ambito di un partenariato di otto anni con Fondation Cartier pour l’art contemporain e aperta sino al prossimo 29 ottobre – si è tenuto nel pomeriggio del 22 giugno 2023 il convegno moderato dal filosofo Emanuele Coccia, che in autunno curerà anche il public program legato alla mostra, in dialogo con tredici dei ventisette artisti presenti nella mostra (la maggior parte dei quali sudamericani, indigeni e non) e successivamente con Bruce Albert, antropologo e direttore artistico di Siamo Foresta. Coccia ha accompagnato l’uditorio in un percorso di comprensione del concept della mostra e del modo in cui ogni singolo artista ne ha dato personale interpretazione: il punto di partenza – come anticipato dal titolo stesso dell’esposizione – è la foresta. Ma in che senso “Siamo Foresta”?

La parola “foresta” si richiama etimologicamente al termine latino foris, ovvero “ciò che è straniero”, “ciò che sta fuori”: a lungo la foresta è stata considerata infatti l’esatto opposto della città mentre questi artisti cercano di ribaltare tale pregiudizio tutto occidentale, avvicinando queste due realtà in un dialogo reciproco e rielaborando i modelli artistici tradizionali europei. Tale rapporto viene sancito anche dall’allestimento stesso della mostra realizzato dall’artista brasiliano Luiz Zerbini che, durante il suo intervento, ha spiegato come la sua fonte di ispirazione sia stata proprio la sua personale esperienza nella foresta amazzonica. Zerbini colloca infatti dei vetri colorati sui lucernari dello spazio espositivo in modo che la luce, penetrando, crei giochi cromatici sulle pareti e sulle opere, esattamente come accade anche nella foresta quando i raggi solari vengono filtrati dalle fitte fronde della vegetazione, producendo effetti visivi suggestivi. Il risultato, nota Coccia, è una sorta di “cattedrale sciamanica” in cui il tipo architettonico della chiesa cristiana incontra la foresta la quale – lungi dal contrapporsi alla città – viene così catapultata direttamente nel centro di Milano, la città metropolitana per eccellenza.

In tale cornice gli artisti si fanno portavoce, con le loro estetiche tutte diverse e personali, di una visione della foresta (condivisa anche da Coccia nel suo testo del 2016 La vita delle piante. Metafisica della mescolanza) intesa come un modello di coabitazione pacifica e solidale di specie diverse, di viventi e non viventi, nonché di un’attenzione critica verso le questioni della nostra contemporaneità relative al cambiamento climatico, al sovrasfruttamento del territorio (in particolare della foresta amazzonica, luogo d’origine di molti di loro) e al futuro del pianeta. Emblematico è, in questo senso, l’accorato grido lanciato dall’artista di origini yanomami Sheroanawe Hakiiwe durante il suo intervento: «La mia famiglia, la mia comunità, stanno per sparire. Gli sciamani dicono che è arrivato il tempo: gli spiriti della foresta sono tristi e anche noi siamo tristi come loro (…) molto presto tutti moriranno e spariremo. A chi potremo chiedere aiuto? Chi potrà fermare tutto questo? Vogliamo continuare a vivere in pace».

In questo messaggio sembra riassumersi tutto il senso e lo scopo di Siamo Foresta che si richiama direttamente all’approccio dell’“antropologia simmetrica” portato avanti dal curatore Bruce Albert, durante la sua permanenza a contatto con la comunità yanomami brasiliana: non un ghetto etnografico in cui esporre opere di artisti provenienti da luoghi esotici come una sorta di cabinet de curiosités ma una fattiva possibilità di incontro spirituale tra culture per mezzo dell’arte, facendo di quest’ultima uno spazio non solo estetico ma anche politico (due dimensioni che, così intese, non possono che configurarsi come intrinsecamente interconnesse). Ed è proprio questa dimensione spirituale che, ricorda Coccia, accomuna la foresta e lo spazio museale, poiché “parlare di foresta non significa parlare di biologia ma di spirito. È una specie di parlamento degli spiriti. Per questo il museo è lo spazio per eccellenza per parlare di foresta”.

Siamo Foresta
fino al 29 ottobre 2023
Triennale Milano – viale Emilio Alemagna, 6 – Milano
info: triennale.org

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