Il mito di Medea, oltre l’infanticidio

Icona tragica della condizione femminile, "Medea" va doppiamente in scena a Siracusa con una mostra e una pièce teatrale

Medea, icona tragica della condizione femminile è la protagonista dell’omonima mostra internazionale d’arte contemporanea proposta dall’Amministrazione Comunale di Siracusa e curata dal critico d’arte Demetrio Paparoni. Ospitata negli storici spazi del loggiato dell’Antico Mercato di Siracusa, la mostra si è inaugurata il 5 maggio 2023 e sarà aperta ai visitatori, con ingresso gratuito, fino al 30 settembre 2023. Sempre a Siracusa, al Teatro Greco, una settimana dopo l’inaugurazione della mostra, il dramma di Euripide torna in scena (fino al 2 luglio) prodotto dall’INDA – Istituto Nazionale Dramma Antico, con la regia di Federico Tiezzi.

Ma chi è Medea? La Medea di Euripide possiede arti magiche che utilizza per aiutare l’amato Giasone, diventato quindi suo marito, a conquistare il Vello D’oro, custodito da un terribile drago. Dieci anni dopo Medea e Giasone si trovano a Corinto, e Creonte offre a Giasone la figlia Glauce, affinché diventi sua sposa garantendogli così la successione al trono. Giasone accetta e Medea cerca di ricordargli il loro passato invano. Lei, fingendosi rassegnata, ma con in testa una feroce vendetta, invia come regali nuziali ai futuri sposi una veste finissima e una corona d’oro che in realtà sono avvelenati. Glauce la indossa e muore con atroci sofferenze, come del resto Creonte che, giunto per aiutare la figlia, tocca la veste. Ma la vendetta di Medea non si esaurisce: per far soffrire Giasone ancor di più, soffocando il suo spirito materno, uccide i loro due figli. La condizione di Medea non è estranea alla nostra contemporaneità dove le donne vivono una condizione di isolamento, sofferenza, esclusione dalla società. E l’uccisione dei figli si ritrova in tanti fatti di cronaca dei nostri giorni. La mostra affronta però il mito di Medea andando oltre la narrazione dell’infanticidio e ricorda come la sua figura sia ancora viva nell’immaginario collettivo in artisti provenienti da tutte le parti del mondo: dal Nord Europa alla Cina, dalla regione del Caucaso al Sudest asiatico, oltre che dall’Italia. la mostra mette inevidenza il legame inscindibile tra Siracusa e il teatro antico. La tragedia classica rivive così a Siracusa attraverso diverse espressioni artistiche. 

Dal saggio di Demetrio Paparoni: «L’esperienza umana è fatta di conflitti e la tragedia li esemplifica, favorendo la condivisione dell’esperienza. I conflitti sono una componente dinamica della vita, il loro ricorrere nell’arte e nella letteratura attraverso personaggi che esprimono visioni contrastanti rivela la complessità dell’essere umano, che già vive di per sé dissidi interiori. Esistere significa affrontare conflitti. La letteratura e le sue derivazioni (come il teatro o il cinema) non hanno mai smesso di fare del racconto lo strumento privilegiato per la condivisione dell’ampio repertorio di esperienze del vissuto dell’essere umano. L’arte del XX secolo ha invece registrato tendenze che hanno preferito in molti casi dirottare il proprio interesse sull’analisi del linguaggio artistico, affrancandosi dalla dimensione narrativa e simbolica. Queste tendenze non stanno tuttavia a indicare che sia venuta meno l’esigenza dell’arte di immergersi in narrazioni cariche di pathos, capaci di scavare nell’intimo dell’essere umano attingendo ai racconti mitico-religiosi. Basti pensare a Picasso, che al mito ha fatto più volte ricorso, come dimostra la presenza del minotauro, del fauno o di Arianna in alcune sue opere emblematiche. O ancora agli argonauti e alla figura pietrificata di Arianna di De Chirico. (…) Viviamo nell’era del disincanto e siamo continuamente sottoposti a pressioni esterne che ci costringono a guardare la realtà nella sua concretezza. Permane tuttavia in noi, seppure filtrata dalle nuove consapevolezze, la tendenza a interpretare e analizzare pulsioni e comportamenti rapportandoci al mito. Non c’è società che non abbia i suoi miti fondativi e, per quanto la ricerca scientifica tenda a ridurre ogni fenomeno a quantità misurabile, ogni cultura finisce per rifondare se stessa attingendo all’immaginario mitico-religioso, che ne cementa l’identità. L’immaginario mitico-religioso gioca dunque un ruolo fondamentale anche nella definizione di coscienza morale. (…) Il mito, affrontando contraddizioni e ambivalenze, fa vibrare le corde dell’emotività, ponendoci dinanzi a vicende estreme, che suscitano turbamento. Si pensi al personaggio di Medea, nel quale l’amore materno è sopraffatto dal bisogno di vendetta. La versione euripidea del mito è la più nota: Medea, la maga barbara, soggiogata dalla passione per Giasone, lo aiuta con le sue arti magiche a conquistare il vello d’oro, tradendo suo padre e la sua patria. Capace di ogni efferatezza pur di raggiungere il suo scopo, vedrà il suo amato trasformarsi sotto i suoi occhi da coraggioso eroe in meschino opportunista e il suo amore in dolore, umiliazione, odio profondo e rabbia distruttiva che culminerà nell’uccisione dei loro figli».

*Prodotta dall’Amministrazione comunale di Siracusa, organizzata da Aditus e con gli allestimenti realizzati da INDA-Istituto Nazionale Dramma Antico, Medea sarà accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo edito da Skira, dove oltre al saggio di Demetrio Paparoni, sono presenti i testi di Roberto Alajmo, di Tiziano Scarpa e dagli artisti che riflettono in prima persona sui loro rispettivi lavori. Il catalogo comprende inoltre un ampio repertorio iconografico di opere del passato incentrate sul mito di Medea, con immagini di Artemisia Gentileschi, Peter Paul Rubens, Charles André van Loo, Eugène Delacroix, Anselm Feuerbach, William Russell Flint, George Romney, Frederick Sandys, Johann Heinrich Füssli, Gustave Moreau, William Turner, Christian Wilhelm Ernst Dietrich, John William Waterhouse e Paul Cézanne. Gli artisti di Mede sono: Margaux Bricler, Chiara Calore, Cian Dayrit, Helgi Thorgils Fridyònsson, Francesco De Grandi, Rusudan Khizanishvili, Sverre Maling, Rafael Megall, Ruben Pang, Daniel Pitìn, Nazarena Poli Maramotti, Vera Portatadino, Nicola Samorì, Natee Utarit, Ruprecht Von Kaufmann, Wang Guangji, Yue Minjum.