NUDA, l’omaggio in pittura di Barbara Lo Faro agli scatti di Francesca Woodman

Lo sguardo femminile sul corpo: alla Galleria Pavart apre NUDA, in cui Lo Faro racconta le fragilità umane con i suoi acquerelli e bozzetti

Francesca Woodman (Denver, 3 aprile 1958 – New York, 19 gennaio 1981) è una delle fotografe più discusse e influenti degli ultimi decenni del XX secolo. In soli 22 anni di vita ha rappresentato forse meglio di chiunque altro l’identità femminile, mettendone a nudo dubbi e disagi con l’empatia e la sensibilità di chi racconta il corpo per arrivare dritto al suo interno, per chi ricerca se stesso per allontanarsene.

Dopo la sua tragica scomparsa, sono tanti gli artisti che hanno tratto ispirazione dal suo lavoro che con il bianco e nero riusciva a dare vita a emozioni diverse e antitetiche: piacere e dolore, sensualità e durezza, trasparenza e solidità, istante ed eternità del momento.

Barbara Lo Faro, pittrice romana, da sempre ha subito il fascino della Woodman, avvicinandosi con un mezzo diverso dalla macchina fotografica, il pennello, per farsi portavoce di una storia, quella delle donne, per secoli ritratte attraverso uno sguardo maschile.

NUDA, questo il titolo della mostra ospitata a Roma nella Galleria Pavart a partire dal 23 maggio, si può infatti considerare un omaggio alla fotografa statunitense. Lo Faro, ispirandosi alla fragilità e alla forza di quei corpi immortalati sulla pellicola dalla Woodman, traccia nei suo acquerelli e bozzetti la condizione dell’esistenza umana, così eterea, così evanescente.

“Barbara Lo Faro – scrive Mimmo Stolfi, autore del testo critico dell’esposizione curata da Velia Littera – lavora sempre più per sottrazione, consapevole che spesso i vuoti siano più eloquenti dei pieni, che accennare sia più carico di senso che affermare”.

Le opere di Lo Faro rappresentano spesso donne che si trovano in situazioni intime o private. Le sue donne sono spesso raffigurate in posizioni fragili mentre guardano direttamente l’osservatore con espressioni intense e pensierose.

Nonostante la distanza di stile e di condizioni tra le due artiste, è possibile rintracciare in questa esposizione una connessione ideale tra di loro, un legame che riporta lo sguardo della donna sul suo corpo, l’intensità di un tempo che si cristallizza per preservare attimi di assoluta bellezza.