«Disteso immobile, il mio corpo sgocciola da ogni parte, e il sudore inzuppa le lenzuola. Sotto la zanzariera, non riesco a chiudere occhio. Sei tu che occupi ogni spazio. E la mia mente si avvita su se stessa. Domani, partirò sulle tue tracce». Così la quarta di copertina di L’ombra che mi cammina accanto, volume a fumetti scritto e disegnato da uno dei più rilevanti autori della scena internazionale. Il riferimento è a Barroux, amato dal pubblico di casa nostra per i suoi libri illustrati per bambini: da Lei lui e io a Il grande Bubba, da La giraffa a cinque zampe a Quella mattina sono partito, da Missione colazione a Mio nonno sta svanendo, Io non ho paura, Tutti contano, Mio papà supertuttofare, Io e Denise, Facciamo finta che ero, Accipicchia una tigre, La mia maglia color Panda, Quanti alberi ci vogliono, L’accalappialuna, Benvenuti, Dov’è la stella marina? Dov’è l’elefante?

Tutti pubblicati da Edizioni Clichy, come è pure L’ombra che mi cammina accanto (136 pagine a colori, 22 euro), in cui l’autore parigino torna al suo primo amore, il graphic novel, e lo fa mettendo dentro tutto sé stesso. Narrando una storia non banale, assai intensa e personale, illustrata con immagini cesellate e un uso tanto maturo quanto innovativo del colore. Tradotto da Francesca Ciuffi, L’ombra che mi cammina accanto è un viaggio in solitaria in Sudamerica (“coraggioso, o da completo imbecille, non lo so. Ma che ci faccio qui?”) sulle tracce di un fratello scomparso, alla ricerca di un fantasma, dei ricordi comuni e, soprattutto, del proprio “io”. Come mappa da seguire, per orientarsi il protagonista possiede solo una cartolina. L’ultima inviata dal fratello prima di andarsene (“è arrivata sei mesi dopo la chiamata del consolato che ci ha annunciato la tua morte. Possiamo dire che se l’è presa comoda”). Un graphic novel on the road (in coda al volume c’è uno sfizioso “diario di viaggio), un racconto lungo il quale Barroux (dopo aver trascorso la maggior parte della sua infanzia in nord Africa ha studiato fotografia, arte, scultura e architettura in Francia, presso i prestigiosi istituti École Estienne ed École Boule. Quindi si è trasferito in Canada e negli Stati Uniti, dove ha cominciato la sua carriera di illustratore per la stampa e per bambini) prende per mano i lettori guidandoli nella cosiddetta “intimità adulta”, abbandonando per una volta i divertenti e super colorati albi per bambini tanto apprezzati in Italia. Ciò che l’autore narra, qui, è un lungo, intenso peregrinare alla ricerca di un mutamento di prospettiva, di scenario. Prima di tutto, però, quello da compiere per il protagonista è un percorso che rappresenta l’occasione – impareggiabile e da non sciupare – di arricchirsi a livello umano, oltrepassare i propri limiti, fisici e mentali, riprendere il capo di un filo interiore che è stato reciso.



Passo dopo passo verso la costa brasiliana, la città portuale di Belém (area pacata sul fiume Tago, conosciuta per i ristoranti di pesce e le abitazioni decorate con piastrelle colorate), nel nord del paese, e il Rio delle Amazzoni, lungo la rotta dei surfer (“perché non siamo partiti insieme? Me l’avevi proposto. Io non faccio surf, avevo mille scuse per non partire”), destreggiandosi nel caldo torrido fra bus tutt’altro che comodi e assordanti taxi lanciati a tutta velocità, musica e sabbia, sentieri intricati, uomini che danzano e bimbi che giocano. Cercando di guardare avanti con fiducia. Perché, “se voglio continuare a vivere, prima o poi dovrò camminare più leggero”.
Info: edizioniclichy.it