Tornano gli Open Studios alla Real Academia de España

I residenti sono a lavoro nel complesso dell’Accademia tra le mura di San Pietro in Montorio, con un focus sulla relazione con la Capitale e con la cultura italiana. I progetti finali saranno esposti il prossimo 27 giugno

Ben 950 sono stati i visitatori che lo scorso 30 marzo hanno partecipato agli Open Studios della Real Academia de España, che ha aperto anche quest’anno le porte della suo storico complesso sul Gianicolo per far conoscere al pubblico i borsisti in residenza, i loro atelier e i loro lavori. Le attività sviluppate e le opere realizzate nel corso di questi mesi, potranno essere apprezzate nella loro veste finale, il prossimo 27 giugno, con la mostra conclusiva dell’anno accademico 22/23. 
La città di Roma e la cultura italiana sono il focus dei progetti a cui i 23 residenti, provenienti dalla Spagna con una partecipazione messicana, stanno lavorando, immersi nel suggestivo complesso monumentale dell’accademia tra le mura di San Pietro in Montorio. Le proposte dei borsisti spaziano dalle arti visive alla letteratura e alla storia, dall’architettura alla moda e alla musica con un focus sulla relazione con la Capitale e con la cultura italiana.

Quattro gli scultori: Ana Laura Aláez presenta il progetto artistico il cui titolo è No es texto-no es acción-no es sonido-no es objeto/no es escritura-no es perforamance-no es música-no es escultura, esplicativo della sua idea, non avere progetti e rinnegare tutte le arti che pratica da sempre, per poi realizzare un prodotto finale in cui confluiscono tutte le modalità, dove la disciplina scultorea è il luogo di verifica; il duo Fuentesal Arenillas propone Boca viva odio pendiente uno studio sui burattini, oggetti non considerati patrimonio, ma solo uno strumento per raccontare lo spirito giocoso della capitale; La stanza dipinta di Mabi Revuelta è un progetto transdisciplinare che prevede la realizzazione di un film della durata massima di 15 min, un diario di bordo e un intervento spaziale, sulla pittura murale presente in alcune stanze all’interno di ville e palazzi italiani. Anche la pittrice Elvira Amor propone un progetto dedicato alo studio della pittura murale dell’antica Roma, momento in cui ritiene sia iniziata la sperimentazione sulla tridimensionalità in pittura, aspetto che l’artista ricerca nelle sue opere. 

Quattro sono anche i ricercatori presenti all’accademia: Juan Pedro Navarro Martínez storico, oltre che ricercatore, della sessualità, il quale a Roma sta lavorando a Nefando mediterraneo: scritti di una sessualità della storia passata, in cui si concentra sulla comprensione di come le società moderne in Italia e in Spagna abbiano assimilato allo stesso modo ideali di bellezza e corporeità che rompono con il panorama morale e intellettuale cattolico, mentre si diffondevano programmi di controllo e persecuzione di pratiche ed esperienze sessuali non normative; Archivi dal presente. Produrre memoria dal confine è il progetto a cui si sta dedicando Ana Mina, un archivio che ha lo scopo di tracciare, accompagnare e registrare le iniziative e i processi delle comunità in lotta. Due sono le tecniche usate: la tecnica risografiache riguarda il modo in cui le macchine riso possono attirare le comunità e produrre materiali collettivamente e l’audio o sonoro che serve per registrare il processo di ricerca stesso; la ricerca di Luz Santos Rodero si concentra sulle raccolte astronomiche, partendo dal lavoro di quattro suore astronome, le quali agli inizi del 900 hanno cercato di localizzare e di cartografare milioni di stelle della volta celeste, tra i paralleli 64° e 55° della città di Roma, da cui deriva il nome del progetto Carte du Ciel. 64°55°. Partendo da questo materiale e aggiungendovi altre ricerca realizzate da donne, sta progettando un racconto virtuale, basato sull’applicazione del IIIF, conosciuto anche come Modello Internazionale di Interoperabilità di Immagini e la sua successiva decodifica attraverso strati di scrittura o frame elaborati come tessuto testuale; Sara Torres-Vega propone il progetto Il paradiso 2023: archivio di mediazione itinerante, che prende forma da un caso storio che avvenne nel 1957 a Milano dal titolo Il paradiso dei bambini: fu un’occasione di incontro per i musei, gli artisti e gli educatori più in vista del momento. Da quel momento, si produsse una vasta documentazione e il progetto consiste nel raccoglierla e revisionarla e cercare di collegare questi documenti con altri al fine di creare un corpus teorico delle precedenti esperienze della mediazione culturale.

Gli scrittori sono Matías Candeira, il quale sta lavorando a un progetto narrativo intitolato El que espera che, unendo fatti veri e inventati, prende il via dagli studi che scrittore Dino Buzzati ha condotto sul paranormale in Italia quando curava una rubrica per il Corriere della Sera; Clavicle è il libro di saggi di Mariana Orantes la quale riflette sul dolore che si prova per a morte delle persone care in contesti violenti; Andrea Valdés con il saggio El verbo inflamado analizza i tre libri realizzati della scrittrice femminista Carla Lonzi, famosa per aver introdotto in Italia il femminismo della differenza, quando ha vissuto momenti di frattura nella sua vita, in continuità con una serie di donne che hannomostrato un atteggiamento di rottura con il loro ambiente e che furono un punto di riferimento per Lonzi; Gabriel Villota Toyos da alcuni anni lavora a un progetto che si intitola Voces errantes, in cui si occupa dell’interazione tra camminare e suonare, questo inteso come suono della voce e del corpo. All’Accademia ha presentato Voces errantes de Roma: encuentro en las Quattro Fontane, in cui propone un opera sonora che nasce dal immaginare un percorso di quattro soggetti che hanno vissuto a Roma e ne hanno percorso le strade: Pier Paolo Pasolini, Maria Zambrano, Cristina Campo, Rafael Alberti, i quali partono da quattro punti diversi della città per incontrarsi Via delle 4 Fontane e dar inizio ad una conversazione. 

Amelie Arangure

L’artista Amelie Arangure con Campo Dentro ci concentra sullo studio dell’agro romano e le sue connessioni con la città di Roma, in particolare realizza una mappatura di una serie di realtà, quali aziende agricole, mercati, apicoltori, pastori, e simili, che sono attive dentro il Grande Raccordo Anulare, e presenta i prodotti che vengono da queste aziende. Oltre a mappare queste realtà, Amelie è interessata a comprendere come funziona la gestione di queste zone verdi, delle zone rurali all’interno della città. L’obiettivo finale creare consapevolezza rispetto a quello che si mangia e ai prodotti del territorio, la loro stagionalità, oltre che è rendere visibili queste realtà, molto attive ma che spesso non sono conosciute, e dare loro sostegno e appoggio. Ha scelto Roma in quanto è la città europea con il maggior numero di zone verdi e rurali. 
Due gli architetti presenti: Juan Antonio Espinosa con Arquitecturas Egoistas sviluppa l’idea a cui sta lavorando da qualche anno, della casa come autoritratto, concentrandosi su tre figure chiave legate a tre opere architettoniche situate in Italia: le residenze del poeta e soldato Gabriele D’Annunzio a Brescia, quella dello scrittore Gregor von Rezzori e quella del collezionista Harold Acton Toscana. Queste abitazioni fanno parte di un cast di ‘case autobiografiche’, sintesi di personalità eccentriche. Come se fossero un selfie odierno, le residenze erano un modo per presentarsi e mostrarsi agli altri; Habitar la periferia romana. De suburbio a barrio è il progetto di David H. Falágan in cui compie un’indagine sui processi di trasformazione urbana della periferia romana durante la seconda metà del ventesimo secolo, concentrandosi sulla zona del Pigneto, un caso emblematico di cambiamento: da quartiere operaio, popolare, con un immaginario peculiare, si è trasformato in uno spazio alternativo e bohémien, meta di una nuova classe media che rischia di  provocare una gentrificazione, nonché un sostituzione del tessuto sociale esistente. 

Juan Antonio Espinosa

Due i progetti legati alla musica: Libro delle immagini del compositore Hugo Gómez-Chao, il quale sta lavorando a un brano per sette musicisti e un soprano che si fonda su frammenti del Narciso, tratti dalle Metamorfosi di Ovidio. L’intenzione è quella di ricercare formule diverse di sviluppo, al fine di stabilire una connessione tra il suono della voce che canta e l’universo strumentale; la musicologa Pilar Serrano Betored presenta Roma città jazz: donne strumentiste e stereotipi di genere nella scena musicale contemporanea, che analizza la presenza di donne strumentiste nella scena jazzistica contemporanea della città di Roma, elaborando un catalogo di interpreti di carattere musicologico, con lo scopo di rendere visibile l’attività interpretativa e d’improvvisazione di queste donne. Mira ad analizzare le cause della presenza prevalentemente maschile nell’interpretazione strumentale del jazz in una prospettiva teorica, sociale, musicale e umanistica. Il progetto si conclude con l’organizzazione di un concerto jazz presso la Real Academia de España en Roma in cui le protagoniste saranno donne strumentiste di jazz emergenti della scena jazzistica romana e spagnola.

Pilar Serrano Betored

Tra gli artisti vi è Carla Boserman, la quale con Cenar dentro de un caballo: più con il farro che con il ferro punta a reimpostare, re-immaginare e stabilire dei legami tra una selezione di monumenti equestri e il cibo come spazio di produzione di memoria sociale. La fashion designer e artista Raquel Buj si sta dedicando a Unguens, una ricerca sulle antiche ricette che si scambiavano gli antichi romani per la cura della pelle. Sta sperimentando con questi materiali, creando laboratorio di biomateriali che salvi la conoscenza delle ricette utilizzate nella produzione artigianale di questi unguenti, producendo nuove relazioni – attraverso il vestito – tra corpo, materia e ambiente, al fine di riflettere, attraverso la moda, su come ci prendiamo cura di noi stessi e dell’ambiente che ci circonda. Il video artista Marcelo Expósito propone Comentarios sobre la violencia ilustrada, progetto multidisciplinare il cui scopo è realizzare un ritratto che prende vita a Roma – dell’eco della relazione storica tra violenza e politica in Italia e nell’insieme del continente europeo – che risuona nelle multiple crisi attuali che l’Europa ha sempre affrontato – e del riflesso di questa prospettiva storica nella crisi corrente che sta attraversando. Abel Jaramillo in Los fuegos (tres escenas), ha riprodotto la struttura narrativa di un racconto di Cortázar, Tutti i fuochi il fuoco, in altre due città e in altri due momenti: Badajoz e Roma. Nel caso di Badajoz, è partito da un incendio provocato dai prigionieri del carcere di Badajoz in una rivolta nel ’78, mentre, nel caso di Roma, da una serie di incendi succedutisi negli ultimi 15 anni negli studi cinematografici di Cinecittà. Il pittore Manu Muniategiandikoetxea, presenta Gigantomachia concerne figure umane in una relazione dinamica o violenta; l’artista Itziar Okariz con Conversaciones con estatuas hablantes sta realizzando un progetto performativo, di azioni in diretta, in comunicazione con diverse statue della città. 

Abel Jaramillo

Dal prossimo anno, in occasione delle celebrazioni per  il 150esimo anniversario dell’ Academia de España en Roma, il programma delle residenze per borsisti, coordinato da Miguel Ángel Cabezas Ruiz, sarà aperto anche ai cittadini dell’Unione Europea oltre che a tre cittadini sudamericani.

Articoli correlati