Tracciare il segno, diventare paesaggio. Maria Pina Bentivenga e Mei Chen Tseng in mostra all’Istituto Centrale per la Grafica

Le due artiste portano avanti una ricerca sul paesaggio, nel senso più cultuale e metaforico che questo rappresenta nelle loro culture

Taiwan e l’Italia sono nazioni lontane, sia geograficamente che culturalmente, ma non per l’Istituto Centrale per la Grafica, che fino al 30 aprile ospita nella sua sede in Via della Stamperia, la mostra Immediati Dintorni, curata da Michela Becchis e Gabriella Bocconi, in cui vengono presentate le incisioni di Maria Pina Bentivenga e Mei Chen Tseng. L’esposizione è il risultato di un protocollo d’intesa che l’Istituto Centrale per la Grafica ha stipulato con l’Ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia – Divisione Culturale, con l’obiettivo di portare avanti la cooperazione e lo scambio culturale tra Taiwan e l’Italia, mettendo a confronto due artiste la cui tecnica prescelta è l’incisione. 
Bentivenga e Tseng, concentrano la loro ricerca sul senso del paesaggio, un paesaggio che abbandona l’aspetto mimetico per indagare il suo senso più cultuale e metaforico, quasi sacrale che questo rappresenta per entrambe, tanto nella loro ricerca, quanto nelle loro culture. Uno scambio che, nonostante culture apparentemente lontane e tecniche di incisione diverse, intreccia una pluralità di idee e di creazioni che determina un sentire comune. 

Culture che si guardano e si incontrano, che si trovano dentro il reciproco riconoscimento e la reciproca valorizzazione. Il titolo della mostra nasce da una riflessione di Michela Becchis: «Immediati dintorni è il titolo di una raccolta di Vittorio Sereni dove lo scrittore mise insieme narrativa e saggi, autobiografia e riflessioni sulla poesia, commenti e considerazioni sull’amicizia, sull’“accordo” come lo definisce lo scrittore, l’entrare cioè in sintonia con altre persone, altri amici artisti e poeti e le diverse ricerche espressive. Ma i dintorni sono anche una sintonia con i luoghi, con uno spazio segnato interiormente da un’altrettanto interiore immaginazione che lo rende, appunto, circostante… Ecco, Maria Pina Bentivenga e Mei Chen Tseng costruiscono i loro immediati dintorni, la loro prossimità esattamente trasformando i loro segni in quel risarcimento che ricostruisce il senso». Becchis, inoltre, ha spiegato cosa unisce le artiste: «Le due accolgono, l’una per concreta vicinanza culturale e spirituale, l’altra per riflessione, cura e tecnica attentissima, quel parallelo denso di tempo e spazio che nel mondo orientale si istituì tra scrittura e incisione. Nel cammino che è inscritto negli ideogrammi che compongono la parola è racchiuso l’impegno del gesto, del formare in modo esteticamente percepibile ogni singolo carattere. Nel caso di Bentivenga e di Mei Chen Tseng questa cura del gesto di incidere, di tracciare il segno, diventa un percorso in cui il paesaggio si fa vero racconto ma la parola cede il posto all’essenzialità e all’addensarsi del segno».

Mei Chen Tseng, The Book of Changes 64 Hexagram

«Le tecniche scelte, calcografia per Maria Pina, xilografia per Mei – dichiara Gabriella Bocconi – si realizzano mediante procedimenti rigorosi in cui gli strumenti utilizzati agiscono sulla materia, metallo per la prima, legno per la seconda, attraversandola come spazio terreno, su sentieri di segni e solchi che a loro volta rimandano ad altri luoghi, quelli della memoria, tracciati da ricordi individuali e collettivi. Il processo di stampa rende speculare l’immagine incisa sulla matrice e come in una sequenza di specchi si riflettono i lavori di entrambe tra assonanze e dissonanze».
L’allestimento presenta 30 opere grafiche, una sezione è dedicata ai libri d’artista concepiti in dialogo con i testi poetici di Leonardo Sinisgalli, Reiner Maria Rilke, Dante e del filosofo taiwanese Peter Mau-hsiu Yang. 
Nel periodo di apertura dell’esposizione sono previsti incontri e visite guidate con le artiste e le curatrici.

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