Il bestiario multicolor di Valentina De Martini

Nel fluorescente richiamo cromatico, l'artista romana riflette sull'urgenza della salvaguardia di ogni specie vivente del pianeta

Negli spazi della galleria milanese Luar Bovisa Concept Space di Maria Beretta, una contemporanea versione dell’Arca di Noè – Archè –approda con l’invasione degli animali dai colori psichedelici e fluorescenti di Valentina De Martini.

Attraverso il colore, l’artista romana dà voce alla natura e fa brillare con un richiamo multicromatico e vivace, una tematica urgente come quella della salvaguardia di ogni specie vivente del pianeta. In un percorso curato da Federica Di Stefano, la galleria ospita grandi e piccole tele dove campeggiano solitari l’elefante, il gorilla, l’asino, la tigre, la pecora, la zebra, in un corteo che sembra essersi fermato improvvisamente, bloccato dalla presenza dell’uomo. Tutti gli animali di Valentina De Martini, avvolti nei loro blocchi di colore da cui sembrano non poter uscire, ricordano la sottile estraneità della natura, allo stesso tempo, così familiare al mondo umano, un coloratissimo mondo immaginario e reale al contempo, che incanta e lascia impigliati. Questa distanza è evidenziata dall’uso del colore, dal manto rosa del montone, dalle linee verde acido della tigre, dai toni forti e piatti dei fondi, che spiazzano e decontestualizzano, in un eterno paradosso di opposti.

«Sono diventata pittrice – racconta De Martini – perché ho sempre amato i colori, l’armonia che può nascere dal loro incontro, ricercando nella bellezza quell’equilibrio che spesso manca nella vita. Per molti anni ho dipinto signorine filiformi, divertendomi a trovare nello spazio compresso di tele alte e strettissime, sempre nuove immagini, nuovi accostamenti cromatici e geometrie decorative. Il primo animale che ho dipinto è stato un enorme elefante rosa su un fondo verde petrolio. È stato un lavoro lunghissimo, dedicato, una sorta di prolungata meditazione, come se stessi creando un mandala, che giorno dopo giorno mi riconducesse al centro. Da lì in poi sono apparsi sulle tele tutti gli animali che mi hanno accompagnato in questi ultimi anni e con loro i gialli, rosa, azzurri, viola, fucsia, arancio, in un caleidoscopio di combinazioni sempre diverse. Rivestiti di colori puri e vibranti i miei animali sembravano essere più potenti, come se allontanandomi dal “naturalismo” in qualche modo potessi coglierne la loro essenza più profonda. Ne ho studiato le pose, ho cercato i loro sguardi, ne ho capito la loro innata bellezza, la profonda connessione con l’essenzialità della vita. Più sono andata avanti con il mio lavoro, più mi sono immersa in questa giungla immaginaria, un mondo parallelo che in realtà mi ha offerto gli strumenti per guardare con occhi diversi quello che mi sta intorno. Ho capito che ciò che è bello, essenziale, profondo è molto fragile e purtroppo sembriamo non accorgercene. Il pianeta sta soffrendo e il mondo animale, che è l’espressione stessa della vita su questo pianeta è li a ricordarcelo, se solo prestassimo attenzione. Avendo passato tanto tempo con i miei animali colorati sono rimasta incantata da quello che hanno da insegnarci, dalla bellezza che ognuno, anche il più piccolo e strano nasconde, perché semplicemente è espressione della magia della vita».

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